Così una suora di clausura avvicina il Vaticano alle trans La benedizione di papa Francesco per la carmelitana Mónica Astorga, che in Patagonia ha allestito un "condominio sociale" per accogliere le donne transgender in difficoltà

da https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/23/news 


Suor Monica Astorga



CITTÀ DEL VATICANO - Si chiama La costa del Limay. È un "Condominio sociale protetto per donne trans", costruito nel quartiere Confluencia di Neuquén, la città più popolosa della Patagonia. È stato inaugurato lo scorso 10 agosto grazie all'impegno di una suora di clausura, la carmelitana Mónica Astorga Cremona che da anni accoglie le trans che vivono in condizioni di disagio, spesso in fuga dalla prostituzione e bisognose di occupazione: dodici miniappartamenti con un salone comune.
Secondo quanto riporta l'agenzia Telam, l'inaugurazione è stata salutata anche da papa Francesco il quale, nonostante sia a conoscenza dell'ostilità di parte della Chiesa locale per il lavoro della religiosa, ha voluto scriverle queste parole: "Cara Mónica, Dio che non è andato al seminario né ha studiato teologia, ti ripagherà abbondantemente. Prego per te e per le tue ragazze. Non dimenticare di pregare per me. Gesù ti benedica e la Santa Vergine ti assista. Fraternamente, Francesco".
"Il Papa conosceva la nostra comunità ancor prima che diventasse vescovo e nel 2009 è venuto a trovarci", dice suor Mónica in una intervista concessa a Linkiesta. E ancora: "In quell'occasione l'ho informato che seguivo le donne trans e lui mi ha detto: 'Non abbandonare il lavoro di frontiera che il Signore ti ha dato'". Secondo quanto riporta ancora Linkiesta più volte Francesco ha scritto alla religiosa. In alcune missive le avrebbe anche detto in riferimento all'emarginazione che subiscono le donne trans: "All'epoca di Gesù i lebbrosi erano scacciati allo stesso modo".
La vita claustrale di suor Mónica non tradisce ritmi e regole nonostante l'impegno con le trans. I momenti di ritiro, silenzio e preghiera sono indirizzati alla carità, in particolare alla cura di chi è maggiormente in difficoltà.
"Fin dal primo giorno - racconta - ho chiesto a Gesù di mostrarmi i volti e i nomi delle persone. Per il resto, io sono un semplice mediatore. Conduco la mia vita in monastero. Le donne transgender vengono qui per pregare e parlare: si mette su qualche progetto e io comunico per e-mail o telefono con le persone da aiutare". Non sempre la Chiesa sa mettere in pratica ciò che il Vangelo predica. Chiusure e ostilità, soprattutto nei confronti delle persone Lgbt, esistono ancora. "C'è ancora molta strada da fare nella nostra amata Chiesa - dice la religiosa - . C'è bisogno di interpretare il Vangelo. C'è bisogno di informazione e formazione. Però credo che si stia avanzando a poco a poco".
Francesco chiede vicinanza verso tutti. L'attenzione per le donne trans non è di oggi. Già a fine aprile scorso aveva mandato a Torvaianica l'elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, per portare aiuti economici a delle donne transessuali sudamericane che avevano fatto richiesta tramite il parroco della zona. Le trans, con il lockdown, non avevano più clienti e non sapevano come pagare l'affitto e come comprare da mangiare.
Nel 2015, invece, il Papa aveva ricevuto in Vaticano il transgender Diego Neria Lejarraga insieme alla sua fidanzata. Questi gli aveva scritto denunciando di essere stato "emarginato" dalla Chiesa nella sua città di Plasencia, in Estremadura, dopo il cambio di sesso.



Nonostante sia ligia ai ritmi della vita claustrale e non conceda facilmente interviste (in un suo post su Facebook ha chiesto ieri di non essere chiamata non avendo «nulla da dire») ha deciso di parlare del suo progetto https://www.linkiesta.it/

Che cosa l’ha spinta a impegnarsi con tanto entusiasmo per le donne trans?

Tutto è iniziato 14 anni fa. Alcune donne trans mi domandarono aiuto per smettere di prostituirsi. Io chiesi allora che sogni avessero e una di loro, Katiana, mi disse: «Avere un letto pulito per morire». 11 anni fa la diocesi ha prestato una casa e delle stanze per lo svolgimento di diverse attività. Nel 2017 ho chiesto al Comune un terreno edificabile: hanno concesso il terreno e dall’Ufficio del Governatore è arrivato l’invito di preparare un progetto di edilizia abitativa. Dopo tre anni il ​​progetto è una realtà concreta.

Francesco le ha scritto una lettera in risposta alla sua in cui raccontava come si era svolta l’inaugurazione del Condominio. Ma l’ha fatto anche in prossimità della cerimonia?
Il Papa conosceva la nostra comunità ancor prima che diventasse vescovo e nel 2009 è venuto a trovarci. In quell’occasione l’ho informato che seguivo le donne trans e lui mi ha detto: «Non abbandonare il lavoro di frontiera che il Signore ti ha dato». Gli scrivo quando voglio condividere qualcosa con lui. Qualche giorno prima dell’inaugurazione mi ha scritto: «Condivido la tua gioia per gli appartamenti. Auguri e benedizioni. Ti sono vicino. Va’ avanti e non abbandonare mai l’orazione. Un saluto affettuoso alla comunità. Per favore continua a pregare per me. Gesù ti benedica e la Santa Vergine ti assista. Fraternamente, Francesco».


Lei è superiora di un monastero di clausura. Quando entrò al Carmelo, immaginava che sarebbe stata vicina alle donne trans? Come riesce a coniugare la vita di contemplazione con una tale attività?
Sono entrato al Carmelo 35 anni fa. Ho sempre pensato che la mia preghiera e la mia vita dovessero essere finalizzate alla presa in cura di chi è scartato dalla società. Fin dal primo giorno ho chiesto a Gesù di mostrarmi i volti e i nomi delle persone. Per il resto, io sono un semplice mediatore. Conduco la mia vita in monastero. Le donne transgender vengono qui per pregare e parlare: si mette su qualche progetto e io comunico per e-mail o telefono con le persone da aiutare.

Santa Teresa d’Avila fu a volte incompresa dalle autorità ecclesiastiche del tempo. Nel 1578 il nunzio apostolico in Spagna, Filippo Sega, arrivò a definirla «femmina inquieta e vagabonda». Secondo lei, se la fondatrice del Carmelo fosse vissuta oggi, avrebbe fatto e approvato il suo impegno per le donne trans?
Non ho dubbi che oggi santa Teresa farebbe lo stesso e molto di più.


Lei ha parlato del sostegno di Bergoglio sin da quando era arcivescovo di Buenos Aires. Hai mai incontrato ostilità da parte del clero di Neuquén?
Nella Chiesa locale sono pochissimi coloro che approvano una tale attività.

Violenza, discriminazione e omicidi di donne trans non si fermano in Argentina e nel mondo. Cosa pensa che dovrebbero fare le autorità civili per fermare tutto ciò?

Credo che nessuno sia veramente interessato alle persone trans ed è per questo che non faranno nulla.


Il 19 agosto lei ha pubblicato su Facebook una foto della bandiera transgender in occasione del 21° anniversario della sua ideazione da parte di Monica Helms. Non ha paura di essere accusata di ideologia anche dai cattolici come spesso accade molto con chi si spende per i diritti delle persone Lgbti?

Mi hanno già accusato di tutto, non credo abbiano più niente da dirmi.

Nonostante i diversi toni pastorali di Papa Francesco, nella Chiesa cattolica c’è ancora molta indifferenza e spesso ostilità nei confronti delle persone Lgbti. Che cosa ne pensa?
C’è ancora molta strada da fare nella nostra amata Chiesa. C’è bisogno di interpretare il Vangelo. C’è bisogno di informazione e formazione. Però credo che si stia avanzando a poco a poco.

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