La mamma fu uccisa e bruciata dal compagno, la figlia la ricorda con sua una canzone rap

  Poichè il  giorno dopo   ferragosto   non escono  giornali    ho letto   la  vicenda    di   Valentina, la  cui madre  Violeta Senchiu,  fu uccisa, bruciata viva, dal compagno a Sala Consilina nel novembre di due anni fa.   .  Lo so  che   è un argomento talmente  trattato ed  abusato    e  divisivo  come  si  dice  oggi  , ma  il  silenzio  su  tali argomenti è peggio  . La  vicenda  è talmente  triste   da  non riuscire   a  dire  la  propria  opinione     senza  scadere  in banalità  ed  frasi trite  e  ritrite  . Quindi  lascio  le  parole  sia   a  questa bella  canzone  (  a fncl  ai pregiudizi e  generalizzazioni  come quelle dei matusa    e  di qualche   Bertoncelli o un prete a sparare cazzate  che dicono  che   esso  è  solo violenza   ed  sessismo  ,  oltre  che droga   ,  stesso discorso  che  fecero i  loro padri e parenti sul  jazz   che  fini nel calderone  del proibizionismo  e  successivamente  sul rock accusandolo d'essere  musica  indemoniata     \  del  diavolo   )    della protagonista  




«Tu sei un stella caduta dal cielo, stesa per terra con addosso un telo, e invece del fuoco sentivi il gelo e per te piangeva anche il cielo». Con queste parole inizia la canzone di Valentina  (  foto sotto al centro  presa  dal  secondo sito ) , la

 



figlia di Violeta Senchiu  ( foto  a destra   , foto presa  dalla rete  ) , uccisa, bruciata viva, dal compagno a Sala Consilina nel novembre di due anni fa. 

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«Mamma sei tu» è la canzone della figlia di Violeta, un rap emozionante, con strofe e parole
che arrivano al cuore, che riportano l'attenzione sul femminicidio dal punto di vista di un'adolescente privata dell'amore materno dal compagno violento (non era suo padre). Per il femminicidio di Violeta è stato arrestato il compagno Gimmino Chirichella poi deceduto per un infarto in carcere, secondo la ricostruzione degli inquirenti dopo una lite era andato ad acquistare del carburante e una volta tornato a casa aveva dato fuoco all'appartamento e a Violeta.Valentina, ancora non maggiorenne, già in altre occasioni ha avuto la forza e il coraggio di raccontare e testimoniare quanto avvenuto. Lo ha fatto attraverso la poesia e ora con una canzone. 


il  secondo  repubblica  del  14\8\2020

Il rap di Valentina

Non ha più la madre uccisa dal compagno. "Così ha messo in rime amore e voglia di giustizia"
Valentina Luntraru ha 15 anni, vive a Sala Consilina in provincia di Salerno, ha due fratelli più piccoli, a settembre andrà in seconda superiore, Istituto professionale Criscuolo di Polla. «È una leader della classe, un esempio: una ragazza come ce ne sono poche. Non si tira mai indietro», dice Teresa Amodeo, insegnante di diritto. Due anni fa, quando ne aveva 13, ha visto sua madre Violeta bruciare viva. Ad appiccare il fuoco è stato Gimino Chirichel...
Valentina Luntraru ha 15 anni, vive a Sala Consilina in provincia di Salerno, ha due fratelli più piccoli, a settembre andrà in seconda superiore, Istituto professionale Criscuolo di Polla. «È una leader della classe, un esempio: una ragazza come ce ne sono poche. Non si tira mai indietro», dice Teresa Amodeo, insegnante di diritto. Due anni fa, quando ne aveva 13, ha visto sua madre Violeta bruciare viva. Ad appiccare il fuoco è stato Gimino Chirichella, compagno della mamma e padre dell’ultimo dei bambini, che aveva allora tre anni. «Io lo so come sono andate le cose perché l’ho visto con i miei occhi», dice e si scusa perché piange, dando del voi. «Voi mi dovete scusare se mi emoziono». L’ha visto, e l’ha scritto in una canzone. Mamma sei tu, s’intitola il brano rap che ha postato su Youtube.
“Tu sei una stella caduta dal cielo/ Stesa per terra con addosso un telo/ Invece del fuoco sentivi il gelo/ Per te piangeva anche il cielo. Ehi”.
Al principio voleva scrivere un libro, racconta, ma «non ho tutte le basi della grammatica, essendo soltanto in prima superiore. Allora ho deciso di facilitarmi la strada e ho fatto una canzone. Avevo iniziato a cantare nel coro della chiesa, da piccola. Poi quando è successo con mia madre ho cominciato a fare cose per occupare il tempo e sono tornata in chiesa. Ho ricominciato a cantare. Ho preso una base da Youtube. Ho scritto le parole. Per me è importante la verità, che non si dica che è stato un incidente perché non è vero. Ho visto tutto coi miei occhi».
“L’amore ti ha ferita come una bomba/ fino ad accompagnarti in una tomba/La tua voce nelle mie orecchie rimbomba”.
«Vorrei che questa canzone servisse alle donne che non ce la fanno a ribellarsi perché magari hanno paura per i figli. Non devono avere paura. Per un figlio qualsiasi cosa è meglio che vivere senza la madre».
“Senza una madre ti manca il respiro/Io ti ho salutata con un ultimo sospiro/Sei tu la supereroina che ammiro/Intorno al tuo sorriso ancora ci giro/Io ti penso ancora, immaginando te la mia vita migliora”.
Quel giorno, sabato 3 novembre 2018, Gimino Chirichella, 48 anni, operaio trattorista al Consorzio di bonifica, è uscito di casa alle 13.30. Insieme al “suo compare” (il compare di battesimo di suo figlio) è andato in una stazione di servizio ha riempito due taniche di benzina da cinque litri e le ha riposte nel bagagliaio dell’auto. Le telecamere di sorveglianza li hanno ripresi. Poi sono andati insieme al bar Colpo Grosso, di fronte al benzinaio, a prendere il caffè. Di quel bar, soprattutto della sala slot machine, Chirichella era cliente abituale. «Lo hanno sentito dire: Oggi faccio una strage», dice Valentina, e così in effetti risulta dalle carte giudiziarie: “Oggi faccio la fine del mondo”, ha detto, secondo i testimoni. (A febbraio del 2019, tre mesi dopo l’omicidio, Chirichella è morto nel carcere di Foggia. Ufficialmente per arresto cardiaco, soffriva da tempo di problemi al cuore. I suoi legali e la sua famiglia sostengono che non sia stato opportunamente curato, in carcere. Sostengono anche che il rogo sia stato un incidente. Non aveva intenzione di uccidere, secondo la tesi della difesa. Chirichella era stato in passato condannato per violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione).
Valentina vive con la nonna Dumitra, che tutti chiamano Lilli: ha 55 anni, lavora per una ditta di pulizie. Sua figlia Violeta Senchiu aveva 32 anni quando è bruciata viva. Le ultime parole che ha detto alla madre, mentre la portavano via, sono state: “Cerca i bambini e guardali”. E’ morta al Cardarelli di Napoli dopo venti ore di agonia.
«A nonna ha detto: cerca i bambini e guardali. Io c’ero, ho visto tutto coi miei occhi. Non è vero come hanno scritto che lui era andato a prendere la benzina per le minimoto. Per quelle avevamo le taniche in mansarda. Le taniche nuove, grandi, è andato a comprarle appositamente. Ero fuori, dalla nonna, stavo rientrando quando l’ho visto salire le scale: ha rotto tutti i vasi mentre saliva, c’erano cocci dappertutto così prima di entrare mi sono messa a pulire i vasi rotti. C’erano anche dei vetri. Ho visto per un momento mamma, si è affacciata seria, ho capito che litigavano. Gianni, il mio fratellino piccolo, ha detto: Papà schiaffo a mamma. Dopo anche il mio fratello di mezzo ha confermato: papà l’ha presa a schiaffi. Poi c’è stato un grande botto, il compare ha sceso di corsa le scale portando via i miei fratelli. Al bar lui aveva detto faccio una strage, ma le persone parlano solo anonime, hanno paura. Noi lo sapevamo cosa aveva fatto, abbiamo cominciato a urlare salvate mamma perché muore».
“Il tuo cammino fu spezzato/Il tuo sorriso ammazzato/Il tuo cuore polverizzato/ Nel paradiso invitata ma noi non ti abbiamo dimenticata”.
Mamma era bellissima, sorrideva sempre.
“Da bambina volevi fare la pediatra/Loro volevano portarti dallo psichiatra/Credevano che eri matta/E per lui non eri la donna adatta”.
«Smentire chi ha detto falsità è bello perché la verità va detta, ma vorrei anche che questa canzone servisse alle donne vittime di violenza per trovare la forza di chiedere un aiuto. Io non credo che mamma non abbia parlato per paura: secondo me è stata zitta per amore. A me questo un po’ fa rabbia, ma la capisco. Se l’avesse detto chissà cosa avrebbe fatto nonna, una madre è capace di tutto per proteggere una figlia, e se nonna avesse fatto una pazzia poi noi finivamo noi chissà dove, chissà con chi. Invece adesso io bado ai miei fratelli e nonna, e la zia, badano a noi. L’amore acceca veramente. A volte mi chiedo se potrebbe capitare anche a me ma spero di no, credo di no: vorrei non farlo capitare».
Ci sono psicologi assistenti sociali e centri antiviolenza (Aretusa e Polis, fra gli altri) che sostengono Valentina, i suoi fratelli, la nonna. La comunità rumena di Sala Consilina, molto grande, è stata vicina alla famiglia di Violeta. Nessun aiuto concreto viene invece dallo Stato, secondo quel che dice la nonna: «Tengo insieme gli scontrini e li do alle associazioni, che sono bravissime. Anche il Comune ci aiuta un poco ma da Roma no, niente. Forse dovrei chiedere a un avvocato, per queste cose bisogna sapere». La mia nonna è coraggiosissima, dice Valentina. «Non ci fa mancare niente. L’unica cosa che mi manca è mia madre. Le notti, poi: mi piacerebbe sognarla ma non arriva».
“Mamma sei tu che mi illumini il cuore/tu eri forte come un leone/ritorna nei miei sogni per favore. Ricordo che ci divertivamo come sorelle/i tuoi occhi brillavano come le stelle. Ehi e prima di andare a dormire ci raccontavi le storielle e quando cucinavi le tue splendide frittelle insieme eravamo delle perle”.
«A un certo punto si è fatto vivo mio padre, che abita a tre chilometri da me. Voleva incontrarmi, ma io non ho voluto. Non si è mai fatto vivo in tutta la mia vita. Non l’ho voluto vedere per rispetto di mia madre». Per fortuna ci sono gli amici, gli insegnati, la scuola. «Mi piace molto, la scuola. Mi piace stare con i compagni di classe. Ho scelto l’istituto professionale, istituto sanitario, per avere subito un diploma ma se avessi la possibilità di andare all’università vorrei studiare giurisprudenza. Vorrei fare il carabiniere.
“Eri una persona non violenta/ma che ha subito l’atroce violenza/e così la sua vita si è spenta. Ehi”.
«Il carabiniere, sì sì, avete capito bene. E’ un lavoro che mi piace molto perché difende le persone. Perché è dalla parte della giustizia, credo».


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