21.2.04

Io non sono uno...



Io non sono uno che segue gli sport tipo il ciclismo... Veramente non seguo proprio alcuno sport visto che la competizione mi fa schifo. Mi piacciono gli sport (se così si possono chiamare) dove fai qualcosa per il tuo corpo e la tua mente (aerobica, yoga etc... e comunque dove non c'è gara).

Ci insegnano, da quando nasciamo, che dobbiamo competere di continuo... A scuola, nello sport, nella vita...

Personalmente non credo nella competizione anche se vivo in un mondo di competizione.

Ogni giorno dobbiamo competere: nel lavoro, nello studio, ma anche nelle cose più semplici come lo stare fra amici (dove c'è quello che deve essere bello, quello che deve essere al massimo della simpatia e così via).

E tutto ciò nasconde il vero disagio interiore.

Un disagio che nasce da uno scontro fondamentale: bisogna comportarsi bene o competere? Perchè se ci fai caso ti dicono di comportarti bene ma poi ti spingono a competere. Se fai qualcosa per qualcuno trascurando te stesso ti dicono che sei un ingenuo perchè devi pensare a te, che sei troppo buono. E questo accade quando ti dedichi a qualcuno con tutta la tua anima e veramente ti dimentichi di te.

L'amore è questo: correre insieme e dimenticarsi di esistere.

Invece devi pensare sempre a te e competere: così ti dicono. E se necessario, ti obbligano a schiacciare gli altri.

Io credo invece in un mondo di collaborazione e cooperazione, dove tutti lavorano e si impegnano per tutti. Dove tutti si divertono anche per gli altri e non solo per se stessi...

Pantani è una delle tante vittime di questo sistema. Un sistema che ti porta a fare cose che non vorresti ma che devi fare. Perchè se sai pedalare, devi continuare a pedalare e se qualcuno ti supera vieni ben presto dimenticato. Ma questa è la vita. Non è solo il caso del ciclismo o di una stupida gara sportiva.

Gli anziani vengono dimenticati anche se in gioventù erano stati molto considerati.

Per qualunque persona è la solita storia: il primo vince, il secondo non esiste.

E poi la gente non perdona gli sbagli... Non dimentica mai! Anche se sei stato un grande, basta sbagliare una volta e sei fritto!

E questo è Pantani: un uomo che purtroppo è caduto vittima della società: la società della competizione, la società dell'accusa.

Nella vita sei solo! Davanti a tutti (come era stato Pantani) o dietro tutti (come è morto Pantani). Dietro tutti, dimenticato da tutti... In una qualche sperduta camera d'hotel... A farti una dose che ti sta per stroncare la vita a 34 anni...

Ma la vita è troppo breve per i rimpianti. Nella vita non ci sono eroi ma solo gente che lotta in una battaglia senza fine.

E io penso che sia necessario distinguere fra se stesso e l'altro sè. Fra se stesso (il ciclista), dove sei obbligato a fare certe scelte anche se contro i tuoi ideali e l'altro sè, l'uomo, fragile e magari privo di tanti talenti. Dovremmo guardarci e scoprire chi siamo...

Certo è difficile e non voglio giudicare nessuno per le proprie scelte. Credo veramente che bisogna ritrovare un po' se stessi... In una società di competizione bisogna capire chi siamo. Chi siamo realmente. Chissà, forse ritagliandoci un po' di spazio solitario. E parlare un po' con noi, dei nostri disagi e delle nostre vittorie. In tranquillità... davanti ad una bella tisana.

Come in una di quelle foto antiche, in bianco e nero, dove i contadini si sedevano su uno sgabello alla fine della giornata lavorativa a sfumacchiarsi una calda pipa unta...

Chissà, forse un giorno capiremo... Capiremo che non serve correre per arrivare primi. Che non serve arrivare primi a qualunque costo... Che non serve... Basta arrivare al traguardo, tutti insieme. Senza vincitori. Ma con la certezza di non essere soli in quella lunga, triste, massacrante, gioiosa e meravigliosa gara che è la vita.

2 commenti:

compagnidiviaggio ha detto...

mi hai anticipiato . ottima fuga in avanti

anonimo ha detto...

complimenti, hai ragione, manco a me piace la competizione. per niente. mammamia che schifo...