La follia nazista contro i gay Il film "Il rosa nudo"


E' una pagina atroce rispolverata e sottratta all'oblio. Settanta minuti di riprese per svelare la follia nazista contro gli omosessuali, partendo da una storia vera: quella di uno dei sopravvissuti all'inferno dei lager. La proiezione a Cagliari.
Si intitola 'Il rosa nudo', il terzo film d

i cinematografia sperimentale indipendente del regista sardo Giovanni Coda.

Già presentato al Torino Glbt Film Festival sarà proiettato per la prima volta a Cagliari giovedì 9 maggio, alle 21, e fino a domenica 12 al Cineworld. A metà tra documentario in bianco e nero e fiction video sperimentale,
Un libro mai tradotto in italiano. Coda ha scovato una copia del testo scritto in collaborazione con Jean Le Bitoux in una libreria parigina. Tutto impolverato faceva da zeppa ad una sedia. Il regista lo ha ripulito, tradotto e trasposto in immagini che hanno immortalato questo prezioso documento ai più sconosciuto. Quello di Coda è un racconto poetico e teatrale. Le scene degli interni sono girate principalmente dentro all'ex cartiera di Quartu Sant'Elena, la location per gli esterni, invece, è il poligono di tiro in abbandono di Siliqua. "L'accento nel lavoro è sui diritti civili negati, è un film - sottolinea il regista - che contribuisce a restituire una memoria, per non dimenticare che i gay hanno pagato un consistente tributo di sangue". Dopo la liberazione Seel cerca di integrarsi, mette su famiglia, diventa padre di tre figli. Solo nel 1982 ha il coraggio di denunciare l'orrore subito. "Il prezzo del coming out è altissimo - ricorda Coda - l'isolamento, l'abbandono da parte della sua famiglia. Solo nel 2002, tre anni prima della sua morte, gli viene riconosciuta la condizione di vittima dell'olocausto. Per questo suonano così vere le sue parole: 'la liberazione, quella vera, era per altrì".
la pellicola rompe un silenzio, quello sulle atrocità e torture che gli omosessuali usati come cavie hanno subito nei campi di concentramento nazisti. Prima ancora lo fa il francese Pierre Seel, autore nel 1982 dell'autobiografia coming out 'Moi, Pierre Seel, deportè homosexuel', scritto in collaborazione con Jean Le Bitoux da cui il film è tratto. "Imprigionato a 17 anni, torturato nel campo di Schirmeck e marchiato con il triangolo rosa - spiega Coda - assiste alla morte del proprio compagno, lasciato sbranare vivo dai cani".

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