Con quale immagine corredare questo mio intervento? Con la
superba facciata di Notre-Dame de Paris?
Sarebbe stato logico, forse banale, forse, al contrario, sconvolgente
per il suo valore simbolico, ma il linguaggio del sacro è oggi così
immediatamente percepibile? Ne dubito.
E, da parte mia, non ci riuscivo. Insopportabile, per me, il diabolico
ossimoro: un nazista che si spara in bocca nel Duomo di Francia, un nazista
cristianista, "per protestare contro le nozze gay". Veramente troppo.
Peggio, quasi, delle immagini in bianco e nero di Hitler compunto davanti a un
altare.
Perché qui non si è replicato Hitler, ma Goebbels.
Per questo ho preferito lasciar la parola a lui, Dominique
Venner. Una parola francese ma, credo, comprensibile anche a chi non ha
dimestichezza con questa lingua.
Una parola, tutto sommato, lineare, piana, non urlata. Venner era uno storico e
un politico, di estrema destra, molto conosciuto nel suo Paese. E da storico si
esprimeva. Niente accenti infiammati, nessuna sintassi imbarazzante.
Ma dietro quei ragionamenti, all'apparenza distaccati, quasi
asettici, ardeva un immenso rogo.
Venner si è sparato in quello che, per lui, era l'emblema
della Francia profonda. E dell'Europa. Un'Europa remota e sepolcrale, fredda e atra,
un'Europa da Medioevo crociato. Un'Europa disseminata di croci, certo, di
autodafè, naturalmente, di santi gotici e severi; pietra di separazione. Il
cristianesimo di Venner era un cristianesimo d'identità. Una nazione.
L'Europa di Venner era altra, e altra doveva rimanere.
Chissà quante volte avrà letto il mito della fanciulla rapita da Giove. Il suo
continente bianco e puro porta il nome d'una principessa fenicia. Ci avrà mai
pensato?
Tutto, tutto: ma colonia orientale, no. Questo, della
"sua" Francia e della "sua" Europa, Venner non poteva
sopportarlo.
"Questa potenza potrebbe sparire - argomentava in un'intervista del 2011 -
col risveglio delle antiche civiltà: la Cina, l'Islam e il Sudamerica; con
l'invasione delle popolazioni extraeuropee che provoca un risveglio
identitario".
Chi appena possiede un minimo di conoscenza storica vi ritroverà
facilmente gli echi del razzismo contemporaneo, da quello
"spirituale" di Gobineau ed Evola fino al "biologico" di
Rosenberg e, appunto, di Goebbels e della nostrana "Difesa della
Razza". Ma cosa c'entrano i gay in tutto questo? - potrebbe domandare
qualcuno.
C'entrano. Il razzismo contemporaneo, anche quello autolesionista del
disgraziato Weininger - un altro che si sparò in faccia, questa volta in odio
verso sé stesso: era un pre-nazista, ma pure ebreo -, ha sempre combattuto la
democrazia, il femminismo e il cosmopolitismo come germi disgregatori e inquinanti
della sanità del popolo, dell'ordine e della gerarchia. Weininger tuonava
contro la "società effeminata" che rilassava i costumi e favoriva
pericolose commistioni di sangue, di rapporti, di volti e corpi.
La società "esotica" è sempre stata, per essi, una
società mostruosa.
Ecco il terzo tassello del ragionamento di Venner: la legge sui matrimoni gay
provocherà una reazione islamica che, approfittando della pigrizia morale
europea, s'impadronirà del potere e distruggerà la civiltà del continente.
E' vero che alcuni islamici auspicano la decadenza europea
per instaurare una teocrazia di stampo medievale? Sì, è vero. Anzi essi sono
certi che presto avverrà.
La conferma è venuta loro oggi, proprio da Venner. Venner, con quel suo gesto,
ha attestato una resa. Non si è trattato d'una protesta. Ma di disperazione.
Una disperazione eminentemente politica, lucida nella sua follia, ma
disperazione, cioè a dire l'opposto di quel cristianesimo in cui diceva di
credere, e che invece si è rivelato l'illusione d'una bandiera e d'una etnia.
Il cristiano non ha timore. Il cristiano vuole la vita. Il
cristiano non odia.
"[Gli omosessuali] in ogni paese costituiscono una colonia orientale,
colta, sensibile alla musica, maldicente, dotata d'incantevoli doti e di
difetti insopportabili" (M. Proust, Sodoma e Gomorra, 1913).
Ma con questa "colonia orientale" il cristianesimo, che pure è
Oriente, dialoga e si confronta.
Ama. E ama anche quando discute con questi fratelli e sorelle. Quando non li
condivide del tutto. Ma innanzi tutto li ama, perché son suoi, perché sono
perseguitati, perché in essi vede riflessa la propria umanità.
E, attenzione: il dialogo non è sincretismo, non è
timidezza. L'amore è intrepido.
Venner ha lasciato in quella chiesa, nella Madre Chiesa, un gesto isterilito. Ha
negato l'Europa nel momento stesso in cui ha creduto di volerla difendere. Non
lo dimenticheremo, certo. Come non dimenticheremo Goebbels che preferì uccidere
i figli (e sé stesso) piuttosto che vederli crescere in un mondo senza nazismo,
senza barriere, in mezzo alla democrazia "debole", agli ebrei, al
meticciato, agli... omosessuali (anch'essi annientati nei campi di
concentramento). In fondo, un vecchio che non ha compreso il senso
dell'esistenza non è più triste d'un giovane sacrificato sull'ara delle illusioni
distrutte. Riscattare il cristianesimo con un gesto pagano è il gesto più
tristo possa concepire una mente dissanguata.
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