Infatti concordo pienamente con http://l-isola-di-lolla.blogautore.repubblica.it/ 19.6.2015
anche se è un po' cerchiobbottista
“Un astronauta non fa la celebrità di professione”, questa è una delle frasi rilasciate da Samantha Cristoforetti durante la conferenza stampa al ritorno dai duecento lunghi giorni sulla navicella spaziale. Tutti si chiedono infatti se ora che è tornata alla normalità, in presenza di gravità e senza tuta spaziale, Samantha abbia ancora voglia di scambiarsi commenti con i 900 mila utenti fra Twitter e Facebook che la seguono fedelmente. Mi fa pensare all’infelice uscita della Lucarelli
Al di là del fatto che parlare dell’ingiustizia di chi si spacca la schiena nell’ombra è un atteggiamento qualunquista che non mi sarei aspettata dalla Lucarelli che abbiamo conosciuto tramite i suoi pezzi cinici e disincantati, mi fa piacere notare quanto la Cristoforetti sia disinteressata a tutto il circo mediatico che involontariamente si è creata intorno. Forse proprio quello di cui si nutre la Lucarelli e per il quale ha lanciato l’ennesima frecciata via Internet. Indubbiamente il dito non è stato puntato contro l’astronauta ma verso chi, pur di riempire un trafiletto sul quotidiano, ha parlato anche degli aspetti più frivoli dell’avventura della Cristoforetti (come dimenticare i post sui suoi capelli a gravità zero?) ma questo non rende meno sgradevole l’uscita della blogger. Durante la conferenza stampa Samantha ha detto a proposito dei social: “Continuerò ovviamente la mia attività di comunicazione nei limiti di quello che si può fare. Quando sei nello spazio d’altronde hai un’avventura incredibile da raccontare, sulla terra meno. Anche perché un astronauta non fa la celebrità di professione”. Una bella stoccata involontaria, direi. In questi mesi Samantha si è distinta non solo per il suo impeccabile lavoro durante la missione, ma anche come ottima divulgatrice, rendendo semplice ciò che per i più è difficilissimo, facendo appassionare all’astronautica e alla scienza centinaia di migliaia di persone, mostrandoci immagini che diversamente non avremmo mai potuto vedere, offrendoci un emozionante diario di bordo. Di chi altro dovrebbero parlare i giornali fino a diventare “spaccacoglioni”?
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