19.8.09

Il cuore dell'America, le viscere del maschio

Grazie a lei avevamo scoperto Hemingway, Spoon River, e - per quanto mi concerne - la beat generation (fantastico il suo Beat Yippie Hippie), soprattutto Ginsberg. La vidi una volta sola, proprio assieme al suo amato poeta, ai Magazzini Generali a Milano: ultima volta anche per lui, era il 1996 e Allen morì di lì a poco. Adesso anche Fernanda Pivano non c'è più.
Che irritazione, in questi giorni, le fanfaluche dei reduci pentiti di Woodstock, Arlo Guthrie diventato repubblicano, i vecchi ex-spinellati trasformatisi in banchieri, le riviste finto-trasgressive, i sermoncini dei militanti che scuotendo i ricci grigi e cadenti gorgogliano che no, era tutto finto, un sogno, un'illusione (del resto lo aveva predetto persino il ben più autorevole genitore di Arlo, Woody...). Fernanda era, in tal senso, fuori del tempo e della commercializzazione. Rileggetevi l'introduzione a Jukebox all'idrogeno di Ginsberg, e capirete perché quest'ultimo era un vero artista e la generazione "battuta" un fenomeno ben più imprendibile, e profondo, e tragico, della speculazione degenerativa degli organizzatori di tour negli stadi. Il mondo "battuto" era un mondo sconfitto e alla rovescia, che necessariamente doveva venir rovesciato, catapultato, suicidato (e non pochi lo misero in pratica, in effetti). Fernanda aveva afferrato i palpiti di un cuore escoriato e in rovina, i fremiti d'una decadenza forse perdente e disperata, ma al tempo stesso capace di lanciare un ultimo, stramazzato urlo (howl) verso un ordine impassibile e immutabile. Per questa vocazione alla sconfitta tale decadenza è stata mitizzata e strumentalizzata, elevando l'auto-annientamento a pratica seducente e seduttiva. Fernanda l'aveva compreso, e non smetteva di spiegarlo, alla gente, nelle scuole.
Nel giorno in cui scopare la Pivano, si svolgono le convulse elezioni in Afghanistan. Sotto tiro, come sempre, le donne, e le rivoluzionarie di Rawa furono facili profetesse quando denunciarono la truffa del "moderato" governo Karzai (quello che, per accattivarsi - senza successo - le simpatie di quei simpaticoni degli "studenti" talebani, ha permesso lo stupro in famiglia). C'è legame tra le due vicende? C'è, nella misura in cui la Pivano ha scoperto il volto d'una società svanente e inaudita, anarchica, disperatamente gaudiosa, e la ferrigna chiusura dell'ordine eccessivo che è solo il paradigma del desiderio nascosto di (quasi) ogni uomo. La donna muta, fantasmatica, inesistente. Pronta solo a servire. Nella sua bella intervista Cohn-Bendit ha sostenuto che "tutti gli italiani aspirano a diventare [di fatto] piccoli califfi". In verità, sotto sotto, la maggior parte degli uomini coltiva il sogno del piccolo talebano, di cui i tirannelli di ogni latitudine e credo sono le puntuali riedizioni.Non ci sarà pace né pacificazione, noi non la daremo, fin quando il piccolo e grande talebano non sarà sconfitto nelle menti e nelle viscere. Noi non siamo, non vogliamo più essere una generazione sconfitta e battuta. Non ci avrete.


ULTIM'ORA - 1: malgrado le minacce talebane, vota la maggioranza degli afgani. Almeno ciò risulta da fonti occidentali. E poco c'importa, ora, sapere chi dei due pavoni ha effettivamente vinto (Karzai o Abdullah). Correvano anche due donne, senza ovviamente alcuna chance di affermazione, ma presentarsi alle elezioni in un Paese come quello è a dir poco eroico. "Ormai non abbiamo più paura", ha però commentato una di loro. Persino al terrore si sopravvive. Una lezione anche per noi: quando ho visto immagini di donne afgane che, uscendo dal seggio, mostravano trionfanti il loro dito intinto di blu, mi sono commossa. A proposito: oggi (22 agosto) inizia il Ramadan. Auguri a tutti i veri musulmani (pertanto, non agli integralisti).

ULTIM'ORA - 2: altre due ragazze (tra cui una minorenne) violentate nei pressi di Roma. La furia maschile non si arresta. Anzi: non li arrestano proprio.

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