Premetto che, per me, non è stata una grande estate: non di quelle indimenticabili, insomma, nemmeno da rimpiangere, eccezion fatta per una seducente settimana che un giorno o l'altro rievocherò. Un'estate, come tante, che va via; e già questo, comunque, basta a caratterizzarla, nel fluttuare dei giorni leggeri, che con gli anni diventano ancor più sciolti, inconsistenti e lontani, prima ancora che vi abbiano accarezzato. E' il mare, che perde e si perde. Trascorsi gli anni delle feste in spiaggia, resta il sapore dell'avvoltolarsi nella natura, d'una vita che sguscia via sfarinandosi, trillante come un lungo canto d'amore. Solo il grande Mimmo poteva permettersi di sbilanciarsi in vocalizzi sospirosi, non vergognandosi di quei vocativi, che nella sua ugola non suonano mai retorici ma profumati, stillanti (argento dal cielo, appunto). E' il sole notturno della sua Puglia, ma a me ricorda l'antica Calabria, le arcate di firmamento che ricoprivano le mie oscurità blu: notti di magi, di deserti.
Daniela Tuscano
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