di Giancarlo Oliani
Fassar Marcel Ndiaye stringe la mano al sindaco Massimiliano Gazzani
Ndiaye è divenuto in breve tempo un personaggio importante, anzi fondamentale, all’interno della comunità.
Infatti, grazie alle sue innumerevoli competenze lavorative ed alla bontà d’animo che lo contraddistingue, la popolazione lo ha accolto e coinvolto in numerose attività. Dal paese è considerato un uomo affidabile, serio e gentile, sempre disponibile ad aiutare gli altri e particolarmente dedito al volontariato. Ndiaye ricopre altresì un ruolo fondamentale all’interno della parrocchia, dove collabora quotidianamente con il parroco e nel servizio di volontariato con la Caritas, con l’Anspi, con i tanti servizi richiesti dalle famiglie di pensionati e anziani del paese. Canta anche nel coro parrocchiale.
Purtroppo Fassar Marcel Ndiaye non ha il permesso di soggiorno ed allora, assecondando l’invito della polizia, al fine di non violare le disposizioni di legge, si è reso disponibile alla procedura di rimpatrio volontario in Senegal, nonostante le sue reali volontà sarebbero quelle di continuare a vivere a Castelbelforte, unitamente a tutta la grande famiglia che lo ha accolto e gli vuole bene.
L’uomo il prossimo 31 luglio 2018 dovrebbe lasciare Castelbelforte per ritornare in Senegal dove, al contrario dell’attuale situazione, non avrà alcun lavoro né una casa. È davvero incredibile la solidarietà che quest’uomo è riuscito ad accentrare su di sé. Molti cittadini di Castelbelforte hanno infatti dato la loro disponibilità ad assumerlo. E anche il sindaco leghistaMassimiliano Gazzani è dalla sua parte.
Per questi motivi per domenica 29 luglio i cittadini di Castelbelforte hanno organizzato in onore di Ndiaye una grande festa per chiedere a gran voce che gli venga concesso il permesso di soggiorno. E lanciano un appello affinché il prefetto di Mantova, Sandro Lombardi, possa prendere in considerazione il caso. L’avvocato Zeida Vitali del foro di Mantova, sta lavorando assiduamente per consentire al giovane senegalese di ottenere quel permesso di soggiorno chiesto a gran voce da un’intera comunità. Nei quattro anni vissuti in paese è stato in grado di integrarsi al punto da diventare un vero punto di riferimento per le persone bisognose.
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