Da tale libro seguito poi dalla visione dialre sue foto e dalla storia dei fotografi e dele tecniche appresa alle lezioni di fotografia per l'ex associazione la sardegna vista da vicino posso dire che nelle sue foto non solo quellle sarde c'è << [...] l’artista impegnato, un uomo e una persona dall’umanità straripante e garbata in un momento storico in cui l’umanità è stata ufficialmente criminalizzata e il garbo è un motivo di sospetto .[...] Lorenzo Tosa - È morto Gianni Berengo Gardin. È morto un Maestro....>>
Infatti Attraverso il suo sguardo ha immortalato una Sardegna sospesa tra passato e presente, mettendo in evidenza i tanti contrasti nel difficile processo di sviluppo . La sua attenzione è rivolta alla gente comune, alla vita quotidiana, all’attività nelle campagne, ai ritmi del contesto rurale. Quadri sempre molto equilibrati e rispettosi. Andava alla ricerca di scenari nascosti e segreti a bordo di una piccola auto con la quale ha raggiunto molti paesi per incontrare le persone e dialogare con loro. Voleva conoscere nuovi mondi, lo slancio che lo ha sempre ispirato e accompagnato. Uno sguardo curioso. Anche i nuraghi hanno richiamato il suo interesse. “Segrete corrispondenze suscitano le foto di Gianni Berengo Gardin: i tre pastori della Marmilla piantati nella terra fin dalla preistoria rimandano ai bétili mammelluti di “Tamuli”, come la circolarità della Tomba dei giganti di “Coddu Ecciu” parla la stessa lingua del “ballu tundu” campestre a Lula”, ha scritto il giornalista Pasquale Chessa. Tanti viaggi e mostre in Sardegna: al Teatro Lirico e nella sede della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Le sue fotografie sono memorie vive della sua vita e della sua straordinaria avventura professionale. Ha raccontato la Sardegna e il mondo dimostrando che la fotografia è una grandissima e preziosa forma d’arte . Allo stesso modo ha : << Coi suoi scatti, ha raccontato l’Italia in frenetica trasformazione, con le sue miserie e le sue bellezze dolenti. L’Italia “assassinata dalle crociere e dal cemento” >> sempre secondo Tosa << Lui che è stato il più acerrimo nemico delle maxi-navi che deturpavano la sua Venezia.Il sindaco Brugnaro a un certo punto lo aveva anche censurato per quegli scatti, perché mostravano ciò che loro volevano nascondere. Questo fanno gli artisti: mostrano, urticano, denunciano, sempre e orgogliosamente contro il potere. GBG ha raccontato l’Italia delle fabbriche, delle periferie, dei rom, dell’emarginazione, in cui lui indovinava per istinto la dignità, sapendo sempre dove trovarla.Non mancherà, Berengo Gardin, perché a 94 anni ha lasciato tutto quello che aveva da dire e da dirci. Ed è moltissimo. Un patrimonio non stimabile.Conserviamolo, in questi tempi miserabili.>>. Avendoi iniziato a dedicarsi alla fotografia agli inizi degli anni Cinquanta accumulando un archivio fotografico considerevole e documentando l’evoluzione del paesaggio e della società italiana fin dal dopoguerra. Fin dall’inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche, spaziando dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio. Considerato un fotografo eclettico e apprezzato a livello internazionale, viene spesso accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia.Il suo modo caratteristico di fotografare e il suo occhio attento al mondo e alle sue diverse realtà gli permettono di spaziare dal reportage umanista all’architettura e al paesaggio, dall’indagine sociale alla foto industriale.Le fotografie di Berengo Gardin non si limitano a una semplice documentazione, ma cercano di cogliere l'essenza della Sardegna ( e non solo ) , la sua gente e le sue tradizioni, offrendo uno sguardo profondo e riflessivo sulla sua identità. Attraverso il suo sguardo ha immortalato una Sardegna e un italia sospesa tra passato e presente, mettendo in evidenza i tanti contrasti nel difficile processo di sviluppo
La sua attenzione è rivolta alla gente comune, alla vita quotidiana, all’attività nelle campagne, ai ritmi del contesto rurale. Quadri sempre molto equilibrati e rispettosi. Andava alla ricerca di scenari nascosti e segreti a bordo di una piccola auto con la quale ha raggiunto molti paesi per incontrare le persone e dialogare con loro. Voleva conoscere nuovi mondi, lo slancio che lo ha sempre ispirato e accompagnato. Uno sguardo curioso. Anche i nuraghi hanno richiamato il suo interesse. “Segrete corrispondenze suscitano le foto di Gianni Berengo Gardin: i tre pastori dellaMarmilla piantati nella terra fin dalla preistoria rimandano ai bétili mammelluti di “Tamuli”, come la circolarità della Tomba dei giganti di “Coddu Ecciu” parla la stessa lingua del “ballu tundu” campestre a Lula”, ha scritto il giornalista Pasquale Chessa. Tanti viaggi e mostre in Sardegna: al Teatro Lirico e nella sede della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Le sue fotografie ( vedere foto a destra ) sono memorie vive della sua vita e della sua straordinaria avventura professionale. Ha raccontato la Sardegna e il mondo dimostrando che la fotografia è una grandissima e preziosa forma d’arte


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