La Cina si oppone al Dalai Lama. E l'Italia (con il Vaticano, ovviamente) china la testa
Fausto Bertinotti non concederà l’Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama atteso a Roma in dicembre. Probabilmente il premio nobel per la pace non sarà ricevuto neanche da Romano Prodi e Massimo D’Alema, per paura di ritorsioni da parte della Cina. La visita del Dalai Lama ha già causato proteste dall'ambasciatore di Pechino. Il Dalai Lama Tenzin Gyatso, capo temporale e spirituale del popolo tibetano, è considerato un "traditore" dalla Cina dopo aver guidato la sollevazione dei tibetani contro il governo comunista cinese alla fine degli anni 50. La rivolta fu repressa dall'esercito cinese e nel 1959 il Dalai Lama fuggì in India dove ottenne asilo politico.
Nemmeno il papa incontrerà il Dalai Lama. In ottobre, un funzionario del Vaticano aveva detto ai giornalisti che il papa avrebbe incontrato il leader spirituale dei buddhisti tibetani il 13 dicembre. La Cina aveva risposto alla notizia dicendo che l'incontro avrebbe potuto "urtare i sentimenti della popolazione". Il pontefice era stato sollecitato a prendere azioni tese a dimostrare che "era sincero" nel suo intento di voler migliorare le relazioni tra Cina e Vaticano.
Ma saremo liberi di fare quello che ci pare in Italia? I cinesi imparino a cucinare qualcosa di decente invece di scuoiare animali e venire qui a dettare legge...
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