Emily Dickinson
Dalla zolla, così,
d’oro e scarlatto
sorgerà più d’un bulbo
che scaltramente fu nascosto
ad occhi esperti
Dal bozzolo, così,
balzerà più d’un verme
con tanti lieti colori
I contadini come me,
i contadini come te
guardano perplessi
(Poesia 66, 1859 ca)
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Un sepalo ed un petalo e una spina
in un comune mattino d’estate,
un fiasco di rugiada, un’ape o due,
una brezza,
un frullo in mezzo agli alberi —
ed io sono una rosa!
(Poesia 19, 1858 ca.)
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La pallida colonna del soffione
sgomenta l’erba — ed ecco
che l’inverno d’un tratto si trasforma
in un coro di gemiti infinito —
Una sontuosa gemma dallo stelo
spicca seguita da un fiore sgargiante —
sono i soli che danno l’annuncio
delle esequie compiute
(Poesia 1519, 1881 ca.)
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Fiorire - è il fine - chi passa un fiore
con uno sguardo distratto
stenterà a sospettare
le minime circostanze
coinvolte in quel luminoso
fenomeno
costruito in modo così intricato
poi offerto come una farfalla
al mezzogiorno —
Colmare il bocciolo — combattere il verme —
ottenere quanta rugiada gli spetta —
regolare il calore - eludere il vento —
sfuggire all’ape ladruncola
non deludere la natura grande
che l’attende proprio quel giorno —
essere un fiore, è profonda
responsabilità —
(Poesia 1058, 1865 ca.)
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