25.10.14

Adam Wild l'ultimo arrivato in casa Bonelli ne parliamo con Gianfranco Manfredi


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da  comicsblog.it   tramite  google creative comms
Prima  d'incominciare  il post d'oggi,chiedo scusa  ai miei  40 lettori  , ma   a causa  di problemi con il mouse   non potevo  fare granché  sul mio  blog  .Ma adesso dopo le  scuse   , veniamo al  post  d'oggi Qualche giorno fa, mentre  aspettavo di pagare  i  quotidiani e il primo numero della nuova  stagione d'Orfani  , trovo esposto in edicola il primo nunero di Adam Wild il nuovo  fumetto della Bonelli .
Incuriosito : dalla presentazione fatta dall'autore il 26/set/2014 e  d a  cui  sono  tratte  foto  e  video   durante la conferenza stampa di Sergio Bonelli Editore. in cui si elencava La nuova vita di Dylan Dog. Le novità della prossima stagione editoriale. ( orfani e Adam Wild ) e Le future strategie aziendali nel settore multimediale.




La presentazione  di AW   e nwei primi  15\20 minuti

 delle  buone recensioni  dal discreto  passaparola .  Ma  soprattutto  dal  promo o meglio   dal  booktrailler ufficiale

    

Lo prendo in mano , lo sfoglio e mi dico lo prendero più in là adesso ho i soldi contati.Ma soprattutto non mi andava, anche se essendo un paese piccolo dove ci si conosce tutti indirettamente o direttamente,ed essendo l'edicolante sia  mia  amica  e lei e la  sua  famiglia  nostri clienti nè di fare buffi debiti nè farmelo lasciare da parte e ripassare come  faccio spesso   .
Ed ecco che in quanto due giorni dopo , nelle edicole del centro era esaurito , decido per colmare questo mio senso di colpa o vuoto ( ogni tanto riempirlo fa bene ) di scambiare quatto chiacchiere su facebook con l'autore Gianfranco Manfredi e da qui è nata questa intervista che m'induce a comprare il secondo numero ( per gli altri non saprei in quanto lo spazio nella libreria inizia a scarseggiare sempre più  )  trovate  qui sotto  . Buona  lettura  



Ultimamente con Magico Vento  e Adam Wild  ti  stai  avvicinando al romanzo storico come mai  ?
In realtà è da quando ho cominciato a scrivere romanzi (cioè da “Magia Rossa” uscito al principio degli anni 80) che tratto temi storici. Ci sono due generi narrativi per cui non mi ritengo molto adatto: l’autobiografismo e il romanzo cosiddetto “d’attualità”. I romanzi più o meno autobiografici della generazione dei baby boomer impallidiscono di fronte a quelli delle generazioni precedenti che avevano attraversato due guerre mondiali e dunque, se non altro per questo, erano frutto di vissuti assai più drammatici. L’attualismo credo sia una piaga del nostro tempo, un vizio di origine giornalistica, e grave sintomo di una mancanza di visione delle prospettive storiche. Non si sa da dove si viene e non si sa dove si va. Per questo ci si concentra sul presente. E’ un presente che fa da piccolo rifugio . Un tirare a campare giorno per giorno. 
In Adam Wild  hai  scelto l'africa  e  non l'Asia  o l'america del sud  per  denunciare  il colonialismo  ed  indirettamente il neo colonialismo ?
Adam Wild è un’avventura. Non denuncia. Mostra. Sono due cose diverse. Molto diverse. Non ho mai fatto fumetti  ideologici, tantomeno propagandistici. Nei miei fumetti tutti i principali personaggi , anche i cattivi, esprimono una propria visione. Non voglio sovrappormi ai personaggi, voglio lasciarli vivere. E il giudizio spetta ai lettori. Adam Wild rispetto ai precedenti ha però una linea più netta, in quanto il protagonista è un combattente antischiavista. La scelta si esprime chiaramente fin dalla copertina del primo numero, in cui Adam spezza le catene della schiavitù.
In  AW  si parlerà  anche indirettamente  di Ebola  ?
No, non c’è nessuna testimonianza d’epoca, in proposito. Affiorano però temi che hanno risvolti contemporanei: lo sterminio degli elefanti, per esempio, o un doppio episodio ambientato in Nigeria che può spiegare in parte certe vicende attuali come il rapimento delle ragazze da parte di Boko Haram. Ci sono corsi e ricorsi, nella Storia.
Cosa ne   pensi  dell'importazione  nel  fumetto italiano   e più precisamente   in quello Bonelliano  del metodo Americano della  Variant   delle copertine  ?   è una cosa buona  o pessima   ?
La prima cosa buona è che finalmente la Bonelli si sia decisa a vendere qualcosa a Lucca. Partecipare alle fiere senza i fumetti sul banco, l’ho sempre considerato un non senso. Certo… Sergio Bonelli non voleva nuocere alle edicole e nemmeno ai banchi dell’usato ed era lodevole, in questo. Ma vendere un prodotto speciale è un’altra cosa e non contraddice le indicazioni di Sergio. L’altra cosa buona è che il Variant non si limita a una cover diversa, ma contiene quindici pagine in più di making off dei vari fumetti , dunque è davvero qualcosa di molto particolare e per lettori affezionati.

Io penso  come  David Basterfix  

Queste scelte di marketing aumentano gli introiti forse, ma diminuiscono la stima SICURO. Primo : comprare una variant e accorgersi solo dopo che la copertina non c’entra nulla con i contenuti è assai deludente , ho visto persone allontanarsi da un prodotto per molto meno.
Io tutta questa importanza alle copertine non l’ho mai data. Sarà che ho cominciato a scrivere romanzi ben prima di scrivere fumetti e per esperienza so che non c’è la minima relazione tra copertina e contenuto. Ci sono stati best seller, anche recenti, con copertine orrende e viceversa copertine raffinatissime per romanzi mediocri che non hanno venduto niente. Di sicuro, riguardo ai fumetti americani,  capita spesso che a una copertina curatissima e affascinante corrisponda un contenuto di basso livello grafico e autoriale. E’ questo che allontana i lettori. Promettergli una cosa bella e rifilargli un prodotto scadente. Molto meglio il contrario: una cover non particolarmente brillante e una storia sorprendente. Ovvio che sarebbe meglio coniugare le due cose, d’altro canto Sergio Bolli ci ha sempre insegnato che cover troppo sofisticate allontanano il pubblico popolare che sofisticato non è.
Secondo : Amo DyD , ma bisogna riconoscere che una buona fetta dei suoi fan ( di cui anche io faccio parte) ne continua la raccolta non tanto per l' originalita' delle storie o per il dettaglio dei disegni , bensi' per l'atmosfera ; non solo dell'opera in se , ma soprattutto dell'horror club , in cui le comunicazioni schiette e dirette degli autori ( soprattutto nel preannunciare con tono di scusa ogni futuro rincaro previsto) hanno sempre creato un'atmosfera di fiducia e rispetto . Questa atmosfera viene indubbiamente contaminata quando si adoperano queste iniziative commerciali . Il sentimento è quello di essere "traditi" nella fiducia , ne consegue un desiderio crescente a boicottare tali iniziative ritenute responsabili della fine di un qualcosa di bello che amavamo senza riserve , e presto potreste trovare suggerimenti come questo : "IN VENDITA SOLO A LUCCA ?? SI CERTO BASTA ASPETTARE 2 GIORNI E LO TROVO SU INTERNET AL 20% IN MENO !
Pessima , la strada dell'avidità ... non è da Dylan !!
   da  https://www.facebook.com/DylanDogSergioBonelliEditore/  più precisamente   questo post 
e  tu ?
Non so, queste sono riflessioni tue. Secondo me il vero problema è un altro. DYD si è abbeverato di cinema horror in un periodo in cui l’horror era al top. Oggi l’horror attraversa una fase di profonda decadenza. Dunque non c’è nulla da cui abbeverarsi. E  qualcosa vorrà pur dire se persino Stephen King pare propendere per il thriller o quantomeno non mostra più lo stesso entusiasmo e la stessa carica innovativa di un tempo riguardo all’horror. Questa fase passerà, credo che l’horror come genere abbia ancora molto da dire, ma va totalmente rifondato. Non è impresa facile.
Tu che nelle tue  canzoni   hai come  gli altri cantautori  delle  tua generazione  combattuto  e demolito  : <<  Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede\in ciò che spesso han mascherato con la fede\ nei miti eterni della patria o dell' eroe (...) cit >> e  poi   dopo  magico vento  crei un eroe  ?    Come mai   questa  scelta  ?
La mia generazione non è mai stata contro gli eroi. Conoscendo autori latino americani ho scoperto anni fa che noi e loro siamo tutti figli di Sandokan, del Conte di Montecristo ecc. Dopodiché un conto sono le canzoni “generazionali” e dunque senza inni a presunti leader, un altro conto è il racconto epico, che senza eroi non esiste proprio.
che differenza  c'è oltre quelle  citate dall'ottimo articolo di http://cenericremisi.blogspot.it  , di Adam Wild  rispetto a  Tex o Zagor  ?
Non voglio rispondere adesso, perché la serie è appena cominciata. E poi, a questa domanda devono rispondere i lettori. Saranno loro a dire quali differenze hanno trovato. 
Cosa ne pensi  del primo numero della seconda   serie \  stagione di  Orfani ?
 Uno mica parla del lavoro di un collega quando per caso gli capita di uscire nello stesso periodo. È stata proprio una cosa casuale. Se cascava un anniversario di Tex , Adam Wild usciva insieme a Tex e se fosse stata pronta la nuova serie di Chiaverotti , Adam avrebbe potuto uscire insieme al nuovo personaggio di Chiaverotti. Perché commentarsi l'un l'altro? Non è una cosa da fare. Se abbiamo qualcosa da dire, ce lo diciamo direttamente. E poi abbi pazienza, ma io ho cominciato quando non esisteva FB, e ho iniziato dai dischi. Non esisteva proprio che se uscivano insieme un disco di Venditti e uno di Branduardi (per dire) qualcuno chiedesse all'uno cosa pensava del lavoro dell'altro. E se anche l'avessero chiesto noi avremmo trovato la domanda poco rispettosa di una minima etica di lavoro tra colleghi. Dopodiché resta salva la libertá di ciascuno di esprimersi. Ma in certi momenti, obiettivamente, si viene malintesi, perché se rispondi bello passi per leccaculo, se rispondi brutto passi per invidioso, se rispondi così così per superbo. Dunque è meglio parlarne a bocce ferme, se uno ha voglia di parlarne. Quando uscì Orfani mi piacque e ne parlai molto bene. Qualcuno mi giudicò un aziendalista.  Vedi? A volte non c’è neanche la libertà di essere sinceri. E comunque per giudicare una serie, che non è un numero a se stante, ma è appunto una serie… è meglio lasciarla sedimentare.  E valutare, nel tempo, se lascia tracce oppure no

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