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Prima d'incominciare il post d'oggi,chiedo scusa ai miei 40 lettori , ma a causa di problemi con il mouse non potevo fare granché sul mio blog .Ma adesso dopo le scuse , veniamo al post d'oggi Qualche giorno fa, mentre aspettavo di pagare i quotidiani e il primo numero della nuova stagione d'Orfani , trovo esposto in edicola il primo nunero di Adam Wild il nuovo fumetto della Bonelli .
Incuriosito : dalla presentazione fatta dall'autore il 26/set/2014 e d a cui sono tratte foto e video durante la conferenza stampa di Sergio Bonelli Editore. in cui si elencava La nuova vita di Dylan Dog. Le novità della prossima stagione editoriale. ( orfani e Adam Wild ) e Le future strategie aziendali nel settore multimediale.
La presentazione di AW e nwei primi 15\20 minuti
delle buone recensioni dal discreto passaparola . Ma soprattutto dal promo o meglio dal booktrailler ufficiale
Lo prendo in mano , lo sfoglio e mi dico lo prendero più in là adesso ho i soldi contati.Ma soprattutto non mi andava, anche se essendo un paese piccolo dove ci si conosce tutti indirettamente o direttamente,ed essendo l'edicolante sia mia amica e lei e la sua famiglia nostri clienti nè di fare buffi debiti nè farmelo lasciare da parte e ripassare come faccio spesso .
Ed ecco che in quanto due giorni dopo , nelle edicole del centro era esaurito , decido per colmare questo mio senso di colpa o vuoto ( ogni tanto riempirlo fa bene ) di scambiare quatto chiacchiere su facebook con l'autore Gianfranco Manfredi e da qui è nata questa intervista che m'induce a comprare il secondo numero ( per gli altri non saprei in quanto lo spazio nella libreria inizia a scarseggiare sempre più ) trovate qui sotto . Buona lettura
Ultimamente con Magico Vento
e Adam Wild ti stai
avvicinando al romanzo storico come mai
?
In realtà è da quando ho cominciato a scrivere romanzi (cioè
da “Magia Rossa” uscito al principio degli anni 80) che tratto temi storici. Ci
sono due generi narrativi per cui non mi ritengo molto adatto:
l’autobiografismo e il romanzo cosiddetto “d’attualità”. I romanzi più o meno
autobiografici della generazione dei baby boomer impallidiscono di fronte a
quelli delle generazioni precedenti che avevano attraversato due guerre
mondiali e dunque, se non altro per questo, erano frutto di vissuti assai più
drammatici. L’attualismo credo sia una piaga del nostro tempo, un vizio di
origine giornalistica, e grave sintomo di una mancanza di visione delle
prospettive storiche. Non si sa da dove si viene e non si sa dove si va. Per
questo ci si concentra sul presente. E’ un presente che fa da piccolo rifugio .
Un tirare a campare giorno per giorno.
In Adam Wild hai scelto l'africa e non
l'Asia o l'america del sud per
denunciare il colonialismo ed
indirettamente il neo colonialismo ?
Adam Wild è un’avventura. Non denuncia. Mostra. Sono due
cose diverse. Molto diverse. Non ho mai fatto fumetti ideologici, tantomeno propagandistici. Nei
miei fumetti tutti i principali personaggi , anche i cattivi, esprimono una
propria visione. Non voglio sovrappormi ai personaggi, voglio lasciarli vivere.
E il giudizio spetta ai lettori. Adam Wild rispetto ai precedenti ha però una
linea più netta, in quanto il protagonista è un combattente antischiavista. La
scelta si esprime chiaramente fin dalla copertina del primo numero, in cui Adam
spezza le catene della schiavitù.
In AW si parlerà
anche indirettamente di
Ebola ?
No, non c’è nessuna testimonianza d’epoca, in proposito.
Affiorano però temi che hanno risvolti contemporanei: lo sterminio degli
elefanti, per esempio, o un doppio episodio ambientato in Nigeria che può
spiegare in parte certe vicende attuali come il rapimento delle ragazze da
parte di Boko Haram. Ci sono corsi e ricorsi, nella Storia.
Cosa ne pensi dell'importazione nel
fumetto italiano e più
precisamente in quello Bonelliano del metodo Americano della Variant
delle copertine ? è una cosa buona o pessima
?
La prima cosa buona è che finalmente la Bonelli si sia
decisa a vendere qualcosa a Lucca. Partecipare alle fiere senza i fumetti sul
banco, l’ho sempre considerato un non senso. Certo… Sergio Bonelli non voleva
nuocere alle edicole e nemmeno ai banchi dell’usato ed era lodevole, in questo.
Ma vendere un prodotto speciale è un’altra cosa e non contraddice le
indicazioni di Sergio. L’altra cosa buona è che il Variant non si limita a una
cover diversa, ma contiene quindici pagine in più di making off dei vari
fumetti , dunque è davvero qualcosa di molto particolare e per lettori
affezionati.
Io penso come David Basterfix
Queste scelte di marketing aumentano gli introiti forse, ma diminuiscono la stima SICURO. Primo : comprare una variant e accorgersi solo dopo che la copertina non c’entra nulla con i contenuti è assai deludente , ho visto persone allontanarsi da un prodotto per molto meno.Io tutta questa importanza alle copertine non l’ho mai data. Sarà che ho cominciato a scrivere romanzi ben prima di scrivere fumetti e per esperienza so che non c’è la minima relazione tra copertina e contenuto. Ci sono stati best seller, anche recenti, con copertine orrende e viceversa copertine raffinatissime per romanzi mediocri che non hanno venduto niente. Di sicuro, riguardo ai fumetti americani, capita spesso che a una copertina curatissima e affascinante corrisponda un contenuto di basso livello grafico e autoriale. E’ questo che allontana i lettori. Promettergli una cosa bella e rifilargli un prodotto scadente. Molto meglio il contrario: una cover non particolarmente brillante e una storia sorprendente. Ovvio che sarebbe meglio coniugare le due cose, d’altro canto Sergio Bolli ci ha sempre insegnato che cover troppo sofisticate allontanano il pubblico popolare che sofisticato non è.Secondo : Amo DyD , ma bisogna riconoscere che una buona fetta dei suoi fan ( di cui anche io faccio parte) ne continua la raccolta non tanto per l' originalita' delle storie o per il dettaglio dei disegni , bensi' per l'atmosfera ; non solo dell'opera in se , ma soprattutto dell'horror club , in cui le comunicazioni schiette e dirette degli autori ( soprattutto nel preannunciare con tono di scusa ogni futuro rincaro previsto) hanno sempre creato un'atmosfera di fiducia e rispetto . Questa atmosfera viene indubbiamente contaminata quando si adoperano queste iniziative commerciali . Il sentimento è quello di essere "traditi" nella fiducia , ne consegue un desiderio crescente a boicottare tali iniziative ritenute responsabili della fine di un qualcosa di bello che amavamo senza riserve , e presto potreste trovare suggerimenti come questo : "IN VENDITA SOLO A LUCCA ?? SI CERTO BASTA ASPETTARE 2 GIORNI E LO TROVO SU INTERNET AL 20% IN MENO !Pessima , la strada dell'avidità ... non è da Dylan !!da https://www.facebook.com/DylanDogSergioBonelliEditore/ più precisamente questo post
e tu ?
Non so, queste sono riflessioni tue. Secondo me il vero
problema è un altro. DYD si è abbeverato di cinema horror in un periodo in cui
l’horror era al top. Oggi l’horror attraversa una fase di profonda decadenza.
Dunque non c’è nulla da cui abbeverarsi. E
qualcosa vorrà pur dire se persino Stephen King pare propendere per il
thriller o quantomeno non mostra più lo stesso entusiasmo e la stessa carica
innovativa di un tempo riguardo all’horror. Questa fase passerà, credo che
l’horror come genere abbia ancora molto da dire, ma va totalmente rifondato.
Non è impresa facile.
Tu che nelle tue canzoni hai come
gli altri cantautori delle tua generazione combattuto
e demolito : << Mi han detto che questa mia generazione ormai
non crede\in ciò che spesso han mascherato con la fede\ nei miti eterni della
patria o dell' eroe (...) cit >> e poi
dopo magico vento crei un eroe
? Come mai questa
scelta ?
La mia generazione non è mai stata contro gli eroi.
Conoscendo autori latino americani ho scoperto anni fa che noi e loro siamo
tutti figli di Sandokan, del Conte di Montecristo ecc. Dopodiché un conto sono
le canzoni “generazionali” e dunque senza inni a presunti leader, un altro
conto è il racconto epico, che senza eroi non esiste proprio.
che differenza c'è
oltre quelle citate dall'ottimo articolo di http://cenericremisi.blogspot.it , di Adam Wild rispetto a Tex o Zagor
?
Non voglio rispondere adesso, perché la serie è appena
cominciata. E poi, a questa domanda devono rispondere i lettori. Saranno loro a
dire quali differenze hanno trovato.
Cosa ne pensi del
primo numero della seconda serie \ stagione di
Orfani ?
Uno mica parla del
lavoro di un collega quando per caso gli capita di uscire nello stesso periodo.
È stata proprio una cosa casuale. Se cascava un anniversario di Tex , Adam Wild
usciva insieme a Tex e se fosse stata pronta la nuova serie di Chiaverotti ,
Adam avrebbe potuto uscire insieme al nuovo personaggio di Chiaverotti. Perché
commentarsi l'un l'altro? Non è una cosa da fare. Se abbiamo qualcosa da dire,
ce lo diciamo direttamente. E poi abbi pazienza, ma io ho cominciato quando non
esisteva FB, e ho iniziato dai dischi. Non esisteva proprio che se uscivano
insieme un disco di Venditti e uno di Branduardi (per dire) qualcuno chiedesse
all'uno cosa pensava del lavoro dell'altro. E se anche l'avessero chiesto noi
avremmo trovato la domanda poco rispettosa di una minima etica di lavoro tra
colleghi. Dopodiché resta salva la libertá di ciascuno di esprimersi. Ma in
certi momenti, obiettivamente, si viene malintesi, perché se rispondi bello
passi per leccaculo, se rispondi brutto passi per invidioso, se rispondi così
così per superbo. Dunque è meglio parlarne a bocce ferme, se uno ha voglia di
parlarne. Quando uscì Orfani mi piacque e ne parlai molto bene. Qualcuno mi
giudicò un aziendalista. Vedi? A volte
non c’è neanche la libertà di essere sinceri. E comunque per giudicare una
serie, che non è un numero a se stante, ma è appunto una serie… è meglio
lasciarla sedimentare. E valutare, nel
tempo, se lascia tracce oppure no
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