Quel social ( tsu.co ) che paga gli utenti fa paura a Facebook. E Zuckerberg lo censura ecco il perchè


la  filosofia   della  tsu.co


La piattaforma di Menlo Park ha bloccato post, messaggi privati e stati di Instagram contenenti citazioni e link al sito che ridistribuisce tra i suoi utenti il 90% dei proventi pubblicitari

di MARTINA NASSO
repubblica  online del  03 dicembre 2015




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UN PESCE piccolo nuota in rete e spaventa il colosso di Zuckerberg. Si tratta di Tsu.co, un social network con un funzionamento molto simile a Facebook: permette di condividere foto, video e contenuti vari con i propri amici. A differenza della piattaforma più famosa, però, non filtra in nessun modo i contenuti pubblicati e ci si può iscrivere solo su invito. Ciò che lo rende davvero unico, però, è la sua filosofia.
Il creatore, Sebastian Sobczak, ha pensato di creare una piattaforma che rendesse più proficua la presenza sui social e ha deciso di ridistribuire tra gli utenti il 90% dei ricavi provenienti dalla pubblicità. Così, in base ai contenuti creati, ai loro like e alle condivisioni, al numero di amici invitati, l'utente con un alto grado di engagement può aspirare a un discreto guadagno.
Fino a settembre gli utenti registrati a Tsu.co potevano decidere se condividere i loro contenuti solo sulla piattaforma o anche su Facebook e Twitter, con un meccanismo di cross-posting. I post del sito quindi venivano automaticamente inseriti anche su altri social network. Dal 25 settembre, però, Facebook ha bloccato la possibilità di condividere link o citare Tsu.co su tutte le sue piattaforme, Instagram e Messenger inclusi, considerandolo come spam. Se si digita il nome del sito compare un messaggio che indica come non sicuro il link che si vuole condividere e impedisce la pubblicazione. Inoltre il social network in blu ha cancellato più di un milione di post che facevano riferimento al suo competitor.
Ogni giorno più di 2.500 persone accedevano alla home page di Tsu.co tramite Facebook. Secondo l'azienda di Zuckerberg, però, alcuni utenti avevano iniziato a usare la loro pagina per promuovere il loro profilo Tsu e ottenere maggiori contatti e guadagni, invadendo di post considerati "spam" il newsfeed dei propri amici. All'accusa, però, Tsu ha risposto sottolineando chenon ha violato in alcun modo la policy di Facebook e non ha mai pagato i suoi utenti per pubblicare post sulla piattaforma di Zuckerberg. Ma non è stato sufficiente.
Nonostante le molte critiche arrivate anche da parte degli utenti che hanno un profilo su entrambi i social network, Facebook ha fatto sapere che sbloccherà Tsu.co solo dopo che gli sarà garantita l'esclusiva dei post pubblicati sulla propria piattaforma. Gli utenti, quindi, non potranno più condividere lo stesso contenuto su entrambi i social.
Sul profilo Facebook di Tsu.co, che è tutt'ora attivo, molti utenti hanno commentato con fastidio l'iniziativa dell'azienda di Zuckerberg, parlando di un atteggiamento scorretto nei confronti del suo competitor. In molti blog e community online, però, sembra che la condivisione di post che promuovevano il sito stesse effettivamente intasando le bacheche di molti utenti Facebook. Una questione che sembra molto delicata, tra chi grida alla concorrenza sleale dell'azienda di Zuckerberg e chi attacca Tsu accusandolo di spammare i propri post in modo incontrollato.
Quello che è certo è che Tsu è un social network quasi sconosciuto, ma che sta crescendo in fretta tanto da costringere Facebook a difendersi. Ma dato che la sua policy non è stata violata, la contromisura di Menlo Park appare più una censura.

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