intervista a vincenzo susca e claudia attimonelli autori di Pornocultura - viaggio in fondo alla carne












Ho finto di leggere il libro Pornocultura - viaggio in fondo alla carne di Claudia Attimonelli e  Vincenzo Susca [  foto  sotto a  sinistra   ] devo dire che da quasi ex pornodipendente è uno dei libri , almeno fin ora , più interessanti che ho letto su tali argomenti . Esso mette in evidenza come : il porno ha cambiato la concezione del sesso, Ma  soprattutto   di come  Internet ha cambiato il modo di concepire il porno, ora è il turno dei social network.  Infatti  gli scienziati cominciano a studiare le dinamiche con cui si propaga il materiale su queste piattaforme . Esso  è un tentativo  di studio   riuscito   rispetto  a questo   .  Tale  fenomeno ormai sempre  più sdoganato   andrebbe  ,  come sostiene  l'utente  di youtube   contra  tufo   in  questi suoi sei video , insegnato  nelle  scuole  .

Io non sono  tanto d'accordo   perchè  prima d'insegnarlo bisognerebbe  : 1)insegnare  un educazione sentimentale ,2) poi una  sessuale  ., 3)  il rispetto verso le diversità sessuali   .  Ma  soprattutto    l'etica  quindi   usare  il libro  di Vicenzo e  Claudia  . .Oltre   a  confermare  quello  che  ho detto nei post precedenti (  vedere  sopra  )   , incuriosito   ecco  come promesso l'intervista ai due autori

  1) avete già scritto altri libri insieme ?
Pornocultura è il nostro primo libro insieme. Tuttavia, collaboriamo da tanti anni e abbiamo realizzato, insieme, varie pubblicazioni, eventi, conferenze, seminari, mostre. A proposito di questo tema nel 2014 abbiamo curato insieme un panel dal titolo omonimo, Pornoculture elettroniche, al Festival di Internet (Pisa). Insomma, alle spalle di questa pubblicazione c’è un libro intriso di una materia ben più solida – e allo stesso tempo più eterea – della carta. Le nostre attività in comune sono il frutto di affinità, sensibilità e desideri condivisi. Non le abbiamo direttamente cercate, ci sono state in qualche modo imposte dal destino. Amor fati. Amour fou.
2) come mai la scelta del termine pornocultura ?
Pornocultura è un neologismo da noi proposto per prendere atto da un lato del cambiamento di statuto del porno nei nostri tempi, laddove quest’ultimo si emancipa dallo statuto di fenomeno sottoculturale e marginale in cui versava fino a qualche anno fa, diventando invece un paradigma estetico, una sensibilità condivisa e una matrice del nostro immaginario. In secondo luogo, la parola intende sfumare l’attenzione precedentemente rivolta alla questione della “grafia”, della “pornografia”, con l’obiettivo di testimoniare il venire meno della scrittura nell’ambito di questa condizione. Detto altrimenti, oggi il porno è sempre meno “scrittura” e sempre più corpi, sensi, immagini…Il paesaggio culturale derivato dall’abbandono sempre più evidente dei tradizionali sistemi di fruizione e accesso a contenuti porno, a favore di un’accessibilità transgenere e transgenerazionale nonché di una produzione di contenuti porno da parte di chiunque (User generated Content) ci permette di poter parlare di pornocultura piuttosto che della tradizionale pornografia. Le pieghe viscose del web vedono quindi invertirsi in modo perentorio e gravido di conseguenze l’equilibrio tra verbo e carne su cui la cultura occidentale si è fondata almeno, appunto, dall’Antico Testamento:
“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. (...) Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. (...) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv, 1,14).
Il braciere sacrilego del porno, specie nella versione pagana e selvaggia del web 2.0, nel bruciare corpi, sostanzia una sensibilità in cui invece è la “carne a farsi verbo. La carne di-viene il significato primigenio dell’immaginario contemporaneo. La liturgia orgiastica che la vede coinvolta è pertanto una sorta di rito sacrificale con tanto di lacerazioni, totem e feticci, in cui si celebrano e riattualizzano culti del corpo e mistiche dal richiamo dionisiaco, dove la sacralità più profonda e l’erotismo sono cinti in un abbraccio intimo.
 3) condivite o è da integrare la definizione che da di pornocultura l'enciclopedia treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/pornocultura_(Lessico-del-XXI-Secolo)  ?
Non possiamo non condividerla, è stata scritta da Claudia Attimonelli! In precedenza, il neologismo è stato invece proposto, per la prima volta, da Vincenzo Susca nel libro Gioia Tragica (Lupetti, Milano, 2010). In qualche modo, il nostro libro è contemporaneamente un’integrazione, un approfondimento e un superamento di queste basi.
 4) con lo sdoganamento della pornografia s'è arrivati a quanto affermava <> (Papa Paolo VI) oppure ancora a quanto dice : << La pornografia oggi viene usata spesso per colmare un vuoto, una mancanza di rapporti sessuali, ma in realtà sarebbe molto meglio se la si guardasse come mezzo per fare nuove esperienze. Io voglio lo sdoganamento della pornografia. Voglio che venga liberata dai pregiudizi. Voglio una società in cui ci sia parità dei sessi e quindi pari opportunità sessuali. >> (Valentina Nappi) ?
L’aurora del porno, in effetti, è esattamente lo scalpitare della carne nel limbo tra la morte e la vita. Il porno è il carnevale dell’esistenza. A tal proposito è importante ricordare l’etimologia del termine “carnevale: sollevamento della carne”. Il porno, perciò, non è più tanto e solo una delle strutture soggiacenti alla produzione, al consumo e allo spettacolo, ma affiora in quanto paradigma esistenziale negli interstizi delle nostre giornate. Effrazione del corpo tra edonismo e crudeltà, mostra delle atrocità e rito orgiastico, arte palpitante e macelleria, esso è abitato da eccessi che tendono, tramite un rilancio vertiginoso del desiderio, a scorticare e ad ardere la carne, a soddisfare il soggetto nel mentre esso viene meno, a condensare emozioni al di là e al di qua del socialmente e del politicamente corretto e istituito. Non a caso, la messa in scena permanente e integrale del pornoerotismo – genitivo soggettivo e oggettivo – sfocia nel disgusto e procede al ritmo di continue e irritanti provocazioni. Disgusto dopo disgusto, shock dopo shock, essa chiude il sipario svelando il suo contenuto più profondo, quello più scandaloso per noi altri, figli della modernità e dell’umanesimo: l’osceno è il vero e il vero è osceno.
5) che ne pensate di questa affermazione : << Io sono una fan della pornografia, non di certo dell'erotismo. Lo trovo subdolo, falso, pudico. La pornografia è invece l'arte vera e sincera per eccellenza, che mostra tutto senza vergogna, senza sovrastrutture. [...] La pornografia non contempla l'etica, solo l'estetica. E mi piace per questo: il sesso è un fatto di corpo, non di mente. La mente viene prima, con la conoscenza della persona, con lo scambio degli sguardi. Ma a letto si è pelle e sudore, non sinapsi e neuroni >>; di Melissa Panarello.?
 Volendo proporre un parere ben meno critico nei confronti dell’erotismo del quale accogliamo la lezione di George Bataille nell’omomino libro, teniamo a sottolineare la fine della separazione “inventata” dagli occidentali almeno a partire da Cartesio tra il corpo e lo spirito, considerando che a letto siamo pelle, carne e sudore, ma anche sinapsi e neuroni.
Più in generale, la potenza del pensiero imperniato sulla logica astratta, scintilla nonché paradigma dell’homo faber artefice della propria fortuna, tende, come è evidente nei comportamenti diffusi dai palazzi alle piazze, ad essere relativizzata da un orientamento per cui non è più la ragione a dirigere i sensi ma la sensibilità ad estendere il proprio dominio sulla mente. È qui in azione un sentire pensante che funge da principio organizzatore dell’emozione pubblica, Stimmung emergente dagli schermi elettronici ai più commossi scenari urbani, la quale, grondante di lacrime, di umori e di altre secrezioni societali, soppianta l’opinione pubblica su cui si erano elaborati, con l’ausilio del discorso razionale e scientifico, la cultura borghese, l’ordine della produzione e, più in generale, la marcia del progresso. A ben vedere, le emoticons, il marketing emozionale, Snapchat, gli emoji, i flash mob, i selfie, i like, i love, i follow, le good vibe e tutte le altre variopinte forme elementari della cultura elettronica, di cui le emozioni, pur con tutte le differenze di volta in volta in campo, sono la base e l’altezza, mostrano in modo rutilante, se non ossessivo, la rinnovata centralità del corpo nelle dinamiche della vita collettiva, di un corpo innamorato, eccitato, famelico, ebbro, agitato... di un corpo eccessivo che allude alla carne, che si fa carne.
 6) esiste ancora una diofferenza tra erotismo e pornografia  ?
Sì, certo, ma la troviamo poco interessante. In tal senso, il termine “pornoerotismo” da noi impiegato nel libro risponde a una scelta interpretativa e agisce da leva semantica con cui intendiamo sfumare la differenza tra il porno e l’erotico in nome di ciò che tali dimensioni condividono, considerandole due poli di una stessa tensione. In questo spazio si agita, infatti, lo slancio batailliano tra Eros e Thanatos: esso erotizza l’universo porno, inducendo una familiarizzazione con le sue più radicali rappresentazioni, e contemporaneamente irrora di libido e di visioni sexy le dinamiche amorose ordinarie.
È esattamente nella fessura proficua dell’apparente ossimoro “pornoerotismo” che si cela il senso della pornocultura. In relazione a una siffatta opzione, poco conta il grado di visibilità mediatica degli organi sessuali nell’ambito di un amplesso, così come è relativamente irrilevante quanto una scena libidinosa oltraggi o meno il senso del pudore: quello che ci interessa è piuttosto, al di là della trasparenza o dell’opacità dell’immagine, la sua propensione a innescare una macchina del desiderio, la capacità che ha di avviare un dispositivo voluttuoso, la misura in cui assecondi un istinto carnale grazie ad una inedita accessibilità agli strumenti del piacere, alla tecnologia e all’interattività. Il fatto, cioè, che su questo palcoscenico scalpiti o che in esso si origini una tensione pornoerotica, appunto.
 7) sentendo questa vostra intervista  la pornocultura è solo negativa ? oppure ha anche un lato positivo ?
 Per quanto ci riguarda, la pornocultura non è né negativa, né positiva. È il nostro ambiente comunicativo ormai assodato da decenni, a partire da luoghi e linguaggi che lo hanno preparato (pubbliciatà, videoclip, moda…), è la nostra scena estetica, è la nostra atmosfera. Si tratta di una condizione in cui, al di là del bene e nel male, un soggetto si sta consumando appannaggio di qualcos’altro, di una nuova carne di cui l’essere umano non è più il centro …




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