dizionario sul fine vita parte II


parte  I
 http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/03/i-fine-vita-non-e-solo-eutanasia-un.html


dalla nostra appendice facebookiana , e  con  questo concludo  la serie dei post  dedicati na tali argomenti  ( se  poi  alcuni  utenti  sia   qui   che  sulla pagina  e\o mio account fb    voglio  continuare  liberi di farlo  )   non voglio  annoiarvi ed  angosciarvi ulteriormente  , ecco un interessante discussione . sul fine vita e di come l'italia sia ancora molto indietro non solo sulla mancanza del testamento biologico , sospensione cure e non accanimento terapeutico , ma anche sulle terapie del dolore. Infatti


Daniele Jommi Il mio parere è che in Italia c'è paura ingiustificata dei farmaci antidolorifici oppiacei. Nessuno deve sentire talmente tanto dolore fisico da voler morire: si deve medicare PRIMA di arrivare a tanta sofferenza. Non sono solo questi i problemi, ma in Italia potremmo iniziare a migliorare con le cure palliative. Dovremmo iniziare da qui.
Debora Bobo Demontis Mio personale parere, in Italia risentiamo dell'assioma cattolico sofferenza uguale espiazione. C'è il culto del dolore che avvicina a Dio e non viene tollerato che si chieda sollievo.
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Tommaso Spartaco Ci sono dolori che non passano con niente!!
Daniele Jommi certo, le "ferite dell'anima", le sofferenze psichiche, son dolori che non si possono medicalizzare.

Siamo agli ultimi posti in Europa nell’impiego di oppioidi efficaci nella cura del dolore severo; la spesa per questi farmaci analgesici è inferiore d...Altro...

Ruggiero Olivieri Non mi sembra c'entri molto il discorso del dolore: chi chiede l'eutanasia di solito e' gente come Welby e come codesto Fabo che vivono in stato quasi vegetativo e che hanno perso ogni tipo di autosufficienza e che non hanno piu ragione di rimanere in vita. Il dibattito verte sulla personale decisione di "farla finita" una volta che esistano le condizioni tali da concederlo: e' o non e' un mio diritto decidere come e quando morire? Se questa donna si e' sentita chiamata in causa sul discorso eutanasia poiche disabile la trovo quantomeno fuoriluogo: mi rievoca ricordi di "eugenetica" memoria.
Daniela Tuscano Affermare "l'assioma cattolico del dolore che avvicina a Dio e non viene tollerato che si chieda sollievo" è dichiarare il falso. Già il papa Pio XII aveva affermato che l'uso dei narcotici per alleviare il dolore è legittimo -anche se avessero l'effetto di ridurre la coscienza e di abbreviare la vita - “se non esistono altri mezzi". E questo perché la Chiesa, contrariamente a ciò che pensa la vulgata comune, si oppone all'accanimento terapeutico. Con queste motivazioni: “la decisione di rinunciare all'accanimento terapeutico, in altre parole, a procedure mediche che non corrispondono più alla reale situazione del paziente, sia perché sono sproporzionate rispetto ai risultati attesi, sia perché impongono un peso eccessivo al paziente e alla sua famiglia,… purché non vengano interrotte le normali cure dovute alla persona malata in casi simili “. Inoltre: “La sospensione dei mezzi sproporzionati non equivale al suicidio o all'eutanasia; esprime piuttosto l'accettazione della condizione umana di fronte alla morte” .
In ogni caso , in tali situazioni le decisioni devono essere guidate dal principio della proporzionalità del trattamento. E' anche ammesso, con il consenso del paziente l'uso di metodiche nuove e sperimentali, purché non siano pericolose.
Il concetto fondamentale del diritto a morire con dignità, non deve intendersi come il diritto di infliggersi la morte o nel farsela procurare, nel modo in cui si desidera, piuttosto è il diritto a morire in tutta serenità e con dignità umana e cristiana.
In questa ottica la Chiesa assegna un'importanza particolare alle cure palliative. Tutto ciò è scritto nero su bianco nella "Evangelium vitae" del 1995 http://w2.vatican.va/.../hf_jp-ii_enc_25031995_evangelium... . Sarebbe sufficiente leggerla. Perché fra l'altro ci si sorprenderebbe di scoprire che le parole di Giovanni Paolo II sono praticamente uguali a quelle pronunciate da Zagrebelski circa vent'anni dopo: http://www.ilfattoquotidiano.it/.../piazza-grande.../177305/ . Ciò detto, concludo, perché sinceramente il continuo inneggiare di questi giorni al suicidio assistito m'infonde una profonda depressione... E avendola provata, non intendo ricascarci.  Fortuna che non mi trovo in Belgio, dove soffrire di questa patologia è sufficiente perché i medici ti spediscano "dolcemente" all'altro mondo. Col tuo consenso, beninteso! http://www.repubblica.it/.../belgio_a_24_anni_chiede_e.../


Evangelium Vitae, 25 marzo 1995 - Giovanni Paolo II
W2.VATICAN.VA
Daniele Jommi Un po' di confusione.
1 Il caso di Welby: chiedeva di rifiutare la terapia medica. È un suo diritto. Ovviamente conosceva perfettamente le conseguenze, era lucido e in grado di comunicare.
2 Dj Fabo: un caso di suicidio. Non c'entra nulla con la eutanasia. Se poteva spararsi in bocca, nessuno glielo avrebbe potuto impedire.
3 il malato terminale che soffre dolori indicibili (es. Malattia oncologica avanzata). Ha diritto prima di tutto alla terapia del dolore. A costo di addormentarlo.
4 il paziente che non è cosciente o che non può comunicare la propria volontà. Ha bisogno di un respiratore meccanico. Se valesse il DAT potrebbe aver dichiarato da prima (quando era in piena salute) di rifiutare quel passo, non entrare in quella terapia.

Sono esempi con aspetti molto diversi. Nessuno di questi è "eutanasia".
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