28.4.05

citarsi addosso, ovvero 100 di questi post

Mi chiamo nikink e pubblico qui per la prima volta. Con gli opportuni adattamenti, offro a tutti i Compagni di Viaggio una riflessione postata qualche giorno fa sul blog da me cofondato, or sono tre mesi esatti. Ho una lunga esperienza nel mondo della comunicazione ma sono un neofita della blogherìa. Mi ci son voluti cinque giorni (c'è anche una vita, un lavoro, una famiglia...) per pensare e scrivere questo intervento. Sono stati la prima vera sosta in tre mesi di scrittura a palla. Mi sono parsi eterni. Di certo bloggare, come drogarsi, altera la percezione temporale. Mi son fermato perché avevo bisogno di riflettere su quanto sto facendo, la strada percorsa, le correzioni di rotta. Voglio tentare un'analisi onesta del fenomeno blog. Se l'autoreferenzialità dei blogueur che bonificano il proprio orticello mediatico vi fa venire l'orticaria, meglio smettiate di leggere.


"Pensate alle vostre famiglie duramente provate dalla vostra condizione; pensate a coloro che vi vogliono bene e contano su di voi. Portate un po’ di serenità anche in questo luogo e tra di voi. Il segreto della vera felicità non è nel miraggio del facile successo; essa si costruisce pazientemente con lo spirito di sacrificio e di servizio, col fare il bene anche quando costa". (dal discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II rivolto ai detenuti della Casa Circondariale di Poggioreale, domenica 11 Novembre 1990)


scrivo cose, scrivo gente...


Parrà prematuro, quest'empito analitico da parte di chi dichiara così poca esperienza. Va detto che la mia frequentazione è stata da subito assidua, per capire questo medium multiforme e vedermi confermato che antepongo sempre il leggere allo scrivere. Ecco - tra l'altro - come viene a mancare il tempo: leggendo un numero sempre crescente di blog interessanti e relativi link. Inoltre, la crescente velocità nel consumo d'informazione non è invenzione mia: tocca cavalcarla, periclitanti sulla schiena di questa tigre mediatica, le cui potenzialità sono ben espresse in quest’articolessa su Business Week (lunga ma lungimirante: leggetela).


Avevo già sfiorato qui quello che, a mio avviso, è il problema identitario per eccellenza del medium blog (informazione a colpi di rimandi e poi?). Un lamento di Taran Rampersad su Morph (vogliamo post originali e non degli "ho letto, ha detto") mi ha spinto a chiedermi "cosa faccio qui?". Mi sento coinvolto in questa critica, perché la mia cifra informativa è prettamente ipertestuale. Mi piace assimilare e riproporre, con personali accostamenti o giustapposizioni, notizie e meta-notizie altrui. Mi pare che questa scelta strutturale ampli le possibilità dei lettori, senza obbligarli a condividere il peso della mia visione. Nulla d'originale, ma è tutto ciò che mi posso permettere, oltre a qualche sporadico approfondimento non programmabile.


ne ho viste che voi umani...


In effetti, alla critica di referenzialità selvaggia, un blog che a me piace molto, Quattro Passi, soccombe ben più del mio, coi suoi post sempre più scarni, righe di link eterogenei senza nesso o note. Peraltro il panorama italiano, generalmente inteso, mi sembra superare agevolmente - per vie laterali - questo cimento critico. C'è ad esempio la fiorente tradizione - quanto di meno anglosassone? - delle belle lettere, del "tema ben fatto". Abbiamo una pletora di scrittori struttural-scanzonati stile Barthes&Bart (nel senso di Roland e Simpson: pago debito a Tommaso Labranca, "la canzone del sola", epigrafe in "Estasi del pecoreccio", Castelvecchi 1994). Eleggo campioni del genere l'ineffabile Personalità Confusa e l'involuto ed ispido LiveFast di Cloridrato di Sviluppina (a scanso d'equivoci e bolle d'ostracismo: sto citando due talentuosi campioni, due che mi piacciono).


Non è da tutti scrivere bene, ma non credo che Rampersad si riferisse a questo, reclamando post più autentici. Immagino volesse spronare i blogger che s'occupano attivamente di società e politica. Ci sono anche da noi ma, a parte isolate realtà mirabilmente equilibrate (Pfaall, .commEurope e certo molti altri che, però, non ho ancora incontrato) ho letto in giro ninja di referenzialità (Jim Momo, linka poco ma cita a ruota) e pletore di liberali litigiosi (spesso in quota Tocque-Ville) sovente verbosissimi (il "tema ben fatto" in versione pamphlet). Poi c'è Beppe Grillo, che ha il pulpito facile e tonnellate d'accessi. Staremo a vedere se vorrà approfittare dei suggerimenti ben studiati che gli offrono i professionisti di Sky Tg 24 e vorrà fare più comunità e meno comizio.


minima immoralia


Due cose mi sconcertano, in fondo all'analisi della blogoboccia italiana, ed entrambe le ho viste ben espresse nel recente rumoroso esperimento di Ratzinger Boy. Se lo avete perso, nulla di che. Considerate però, numeri alla mano, che si è trattato di un grosso evento sociomediatico, con eco sui media paludati, la sua brava e dichiarata campagna di spamming (arte ed etica spesso configgono…) ed inevitabili riflessi (che si porterebbero dietro un lungo discorso sulla forumizzazione dei commenti... magari lo facciamo un'altra volta). La faccenda ha contribuito a fottermi la sua parte di tempo nel processo di riflessione per questo post (da buon speleologo della realtà ho letto migliaia di commenti, ora orbati al pubblico dibattito).


Mi sconcerta, innanzitutto, la quantità di tempo che alcuni possono destinare alla fuffa. La domanda circa l'occupazione con cui si sostenta Marco Spada ancora aleggia sulla sgomentevole quantità di scrittura prodotta per il superfake. Io non riuscirò mai a scrivere così tanto e con altrettanta facilità, ecco cosa invidio veramente al tipo. Non gli accessi. Ne abbiamo talmente pochi che, modestia a parte, possiamo invidiare chiunque. Di certo non ho apprezzato l'idea duchampista fuori tempo massimo (per scoprire che "l'ha detto la televisione" è stato sostituito da "l'ho letto in rete". Anvedi). Secondo sgomento: la quantità, il tono, la povertà cerebrale dei commenti al fenomeno di turno. Monta lo sconforto. Eccoci qui. Il perché, forse, riusciamo a capirlo; per chi, è meglio non saperlo...

1 commento:

MadameBovary79 ha detto...

Non preoccuparti, ho già proceduto a fotografare anche la tua terra...fra le altre cose, proprio la settimana scorsa ero a Cagliari!;)

l'importante non è la vittoria ma l'arrivo . Mario Bollini, chi è l'italiano arrivato ultimo alla maratona di New York a 74 anni: «La prima volta ho partecipato nel 1985»

da  msn.it      Un altro grandissimo traguardo raggiunto da un atleta instancabile, che per decenni ha preso parte alla maratona di New York...