2.11.07

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Il pilota di Hiroshima



scritto da vegekuu il giovedì, 01 novembre 2007,22:51



enolaWASHINGTON - Paul Tibbets, il pilota del B-29 'Enola Gay' che sganciò la bomba atomica su Hiroshima, è morto a Columbus, in Ohio, a 92 anni. Tibbets, all'epoca un colonnello dell'Air Force, ribattezzò con il nome della madre il bombardiere B-29 Superfortress che il 6 agosto 1945 colpì la città giapponese con il primo ordigno nucleare mai usato nella storia. [...] ''Non sono orgoglioso di aver ucciso 80.000 persone - ha detto Tibbets anni fa, in un'intervista - ma sono orgoglioso di essere partito dal niente, aver pianificato l'intera operazione ed essere riuscito ad eseguire il lavoro perfettamente. La notte dormo bene''.


Morto senza rimorsi
Ma quel giorno, il 6 agosto 1945, Tibbets non era solo. Anche il maggiore Claude Eatherly venne scelto per la grande missione di Hiroshima. Aveva solo 24 anni. Gli consegnarono un Boeing 29. Il giorno dell'ora X era lui ad aprire la formazione. Sul suo apparecchio non c'erano bombe. Doveva solo individuare con la massima esattezza il bersaglio e stabilire se le condizioni del tempo permettevano di fare centro su Hiroshima o se era necessario continuare verso altri obiettivi. Questo è il racconto del pilota Claude Eatherly: "Ho volato su Hiroshima per 15 minuti per studiare i gruppi di nuvole; Il vento le spingeva allontanandole dalla città. Mi pareva il tempo e il luogo ideale, così trasmisi il messaggio in codice e mi allontanai in fretta come mi era stato detto, ma non abbastanza. La potenza della bomba mi terrorizzò. Hiroshima era sparita dentro una nube gialla". Claude Eatherly chiese di essere congedato. Si meravigliarono un po' tutti: come poteva bruciarsi un futuro pieno di promesse? Tornò nel Texas. Era nervoso, magro: non rideva più. La notte aveva gli incubi e si svegliava gridando "Gettatevi, gettatevi: arriva la nuvola gialla!". Quattro anni così. Per la moglie un vita d'inferno. Poi, nel 1950, i familiari lo convinsero a farsi ricoverare nell'ospedale psichiatrico di Waco. peacelink
Di seguito, un brano tratto da "Lettera ai giudici" di Don Lorenzo Milani:
«Condannare la nostra lettera equivale a dire ai giovani soldati italiani che essi non devono avere una coscienza, che devono obbedire come automi, che i loro delitti li pagherà chi li avrà comandati. E invece bisogna dir loro che Claude Eatherly, il pilota di Hiroshima, che vede ogni notte donne e bambini che bruciano e si fondono come candele, rifiuta di prender tranquillanti, non vuol dormire, non vuol dimenticare quello che ha fatto quand’era “un bravo ragazzo, un soldato disciplinato” (secondo la definizione dei suoi superiori) “un povero imbecille irresponsabile” (secondo la definizione che dà lui di sé ora). [...] Un delitto come quello di Hiroshima ha richiesto qualche migliaio di corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori. Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza fingendo a se stesso che quella cifra andasse a denominatore. Un rimorso ridotto a millesimi non toglie il sonno all’uomo d’oggi. E così siamo giunti a quest’assurdo che l’uomo delle caverne se dava una randellata sapeva di far male e si pentiva. L’aviere dell’era atomica riempie il serbatoio dell’apparecchio che poco dopo disintegrerà 200.000 giapponesi e non si pente. A dar retta ai teorici dell’obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell’assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore. C’è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole. Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.» lapoesiaelospirito


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