16.12.07

Senza titolo 2404

Dopo il  5 moto per  i fatti di torino


Ennesima vittima nell'acciaieria ThyssenKrupp
Morto quinto operaio rimasto ustionato nell'"inferno" di Torino

Il metalmeccanico riportava ustioni sull'80% del corpo, le sue condizioni erano peggiorate nelle ultime 48 ore




Torino, 16 dic. - Rocco Marzo di 54 anni, il quinto operaio rimasto ustionato nell'incendio scoppiato nell'acciaieria ThyssenKrupp, è morto questa mattina. Il metalmeccanico si trovava in gravissime condizioni all'ospedale Molinette di Torino dove era stato sottoposto ad interventi di trapianto cutaneo. Rocco Marzo aveva riportato ustioni sull'80% del corpo, le sue condizioni erano peggiorate nelle ultime 48 ore e non ce l'ha fatta.

E' il quinto operaio che perde la vita in seguito all'incidente nello stabilimento torinese. La procura di Torino ha messo sotto sequestro la linea 5 dell'azienda dove è avvenuto l'incidente, mentre resta chiusa anche la linea 4 che dipende dalla precedente.


La città di Torino nei giorni scorsi aveva celebrato i funerali dei colleghi morti prima di Rocco Marzo: Antonio Schiavone di 36 anni, Roberto Scola di 34, Angelo Laurino di 43 e Bruno Santino di 26.


l'ennessimo  operaio che  soi  và  ad aggiungere  alle morti  sul lavoro   ho deciso  di intervistare  i curatori  (   sacrario   laico\  virtuale    come lo definisce l'unità del 7\12\2007 o come  dichiarano gli autori stessi  : << questo sacrario virtuale è dedicato alla memoria dei caduti sul lavoro, martiri dei nostri tempi. nel senso letterale, antico, del termine. testimoni della degenerazione di un sistema che ha elevato il denaro a valore assoluto, senza badare ai nomi e alle storie, al sangue e alla carne, al sudore e alla fatica, di chi viene sacrificato ogni giorno sull'altare del dio profitto. >>  dedicato a morti  del lavoro www.cadutisullavoro.it/  dove : <<< (.... ) il teschio nella pagina è composto da tanti quadratini. quelli in rosso sono ognuno dedicato ad una vittima. al passaggio del cursore, appare un'anteprima. cliccando, si apre una pagina dedicata. abbiamo bisogno dell'aiuto di chiunque sia toccato da questa tragedia. le morti sul lavoro tirano in ballo questioni troppo scottanti perché la stampa ufficiale ne parli compiutamente: troppe cose dovrebbero essere messe in discussione. le informazioni sono scarse, quando non inesistenti. è per questo che vi chiediamo di inviarci notizie, foto, testi, segnalazioni, denunce; oppure, di adottare una pagina, completando le informazioni che noi siamo riusciti a reperire. l'intervento di tutti è indispensabile: per fermare questa strage, è necessaria una sollevazione morale generale, che possa costringere chi può a cambiare rotta.  >>  sempre dal sito   in questione 


come ami questo sito? e la scelta di tale immagine ?

lavoro Nasce da un'esperienza di lavoro comune. Noi ci siamo conosciuti in una web agency del napoletano, dove lavoravamo completamente al nero, nonché sottopagati. Siccome i 'padroni', li chiamiamo così non perché lo siano, ma perché così si considerano e si comportano, possono rubarci i soldi, ma non il sarcasmo e l'ironia che alla fine li seppellirà, ragionavamo su un blog da chiamare, più o meno 'e non gli basta mai'. Si riferiva al fatto che questi hanno avuto tutto, dal punto di vista legislativo: lavoro interinale, lavoro a chiamata, defiscalizzazioni, detassazioni, e tutto quel cazzo che potevano volere, ed ancora non gli basta: niente, devi lavorare al nero. Curioso paradosso: lavorare al nero alla luce del sole, con la certezza quasi matematica che nessuno, da quelle parti, verrà mai a dirti qualcosa perché tieni dieci persone al nero. La matematica la raggiungi con la consapevolezza che, dovesse mai succedere l'imponderabile, trovi sempre modo di aggiustarti. Noi, almeno, non abbiamo mai rischiato la vita. Altri sì, però: ce ne siamo resi conto con la quotidiana frequentazione delle agenzie di stampa. Ci siamo resi conto pian piano che in Italia si combatte una vera e propria guerra del lavoro, che moltissime sono le vittime, e che, di base, in genere la cosa riscuote scarsissimo interesse. Curiosa condizione, che ti dà la misura della mucillagine, come da rapporto Censis, in cui stiamo affogando: sei in guerra, e non te ne rendi neanche conto. E se te ne rendi conto, te ne freghi. Abbiamo deciso di fare qualcosa, nel nostro piccolo, per attirare l'attenzione sul problema. La scelta grafica vuole essere di forte impatto. Indurre uno shock, suscitare una reazione. Ci hanno detto che è macabra. Bella scoperta: è la situazione generale, che è macabra. Noi la rappresentiamo. Senza nessuna esagerazione.


 


Gennaro Carotenuto commentando l'ultima tragedia sul lavoro ( almeno  fino a questo momento )  scrive in un suo articolo http://tinyurl.com/2f4unb: << (...)Chi ha letto Gomorra, [ e chi leggerà o ha letto la società sparente di Emiliano Morrone e Saverio Alessio qui maggiori informazioni in merito ] Chi ha letto Gomorra, si è potuto beare a pensare che le condizioni di lavoro descritte da Roberto Saviano fossero confinate al far west dell'hinterland napoletano. Chi scrive, come fa anche con ben più risonanza Saviano, da anni pensa e scrive che l'hinterland napoletano sia la parte più moderna d'Italia. Sia l'unica o tra le poche dove il capitalismo neoliberale si sia potuto davvero liberare in tutti i suoi istinti animali e produrre ricchezza vera e dove i morti nei cantieri, o quelli che semplicemente si ribellano, possono essere abbandonati in una discarica senza tante storie. Droga (la grande droga, quella che muove miliardi di Euro) o edilizia, rifiuti tossici o acciaio, Torino viene dietro ma, come dimostra la ThyssenKrupp, ha una gran voglia di rifarsi. O davvero credete che i padroni delle ferriere ThyssenKrupp abbiano più coscienza civile di un capoclan camorrista di Casal di Principe? Credete davvero ci sia differenza se i soldi si fanno con la coca o bollendo nell'olio gli operai perché si è scelto a monte di avere in totale spregio la sicurezza di questi ?
Ricordate il Petrolchimico di Porto Marghera ? E' stato processualmente dimostrato che per decenni i dirigenti di Enichem e Montedison sapevano perfettamente di mandare gli operai a morire di cancro da cloruro di vinile. Ne hanno mandati a morte almeno 159.Risultano oggi meno sibilline le parole di Giulio Tremonti quando, da ministro dell'economia di Silvio Berlusconi, si lamentava della Cina. Come possiamo competere col gigante asiatico se loro non hanno i sindacati, se loro non rispettano alcuna misura di sicurezza, se pagano stipendi di fame e non hanno regole, gridava acidulamente Tremonti in ogni consesso con i confindustriali e gli editorialisti prezzolati a spellarsi le mani. Qualche ingenuo pensava che Tremonti volesse imporre i sindacati nelle aree speciali della Cina, che fosse interessato a imporre condizioni di vita degne ai lavoratori cinesi. E invece no, Tremonti, Luca di Montezemolo, Innocenzo Cipolletta la Cina la volevano tra noi, nell'aversano come nel centro di Torino. E' il mercato, bellezza, il resto sono chiacchiere o danni collaterali”. condividete oppure volete aggiungere qualcosa?


 Discorso complesso. In parte, condividiamo le parole di Carotenuto. Specie quando parla delle incredibili condizioni lavorative dell'hinterland napoletano come massima espressione della modernità. Se per modernità si intende, come ci sembra corretto, la deriva neoliberista che da un ventennio sembra essersi affermata. E quando parliamo di condizioni lavorative del napoletano, parliamo per esperienza diretta. Però, ci sembrano opportune alcune considerazioni. Se è vero che lo scopo dell'imprenditore è la massimizzazione del profitto, e che l'unico costo realmente flessibile, in regime capitalista, è quello del lavoro, perché agire sui costi di altri fattori di produzione andrebbe a discapito dei capitalisti stessi, è anche vero che c'è imprenditore ed imprenditore. Da un lato, per ragioni socioculturali. Potremmo richiamare, a questo proposito, la figura di Adriano Olivetti. O lo spirito calvinista di cui parlava Max Weber. Da un altro versante, per ragioni puramente economiche. Non è certo raro il caso di imprenditori che, a nostro avviso correttamente, e del tutto all'interno di una concezione capitalistica, inseriscono nella propria funzione di utilità anche il grado di soddisfazione dei lavoratori. Per dirla bruscamente, un cavallo ben nutrito rende di più di uno affamato. In questo caso, sarebbe forse utile distinguere tra un capitalismo dotato di visione strategica, e quello di rapina che impera in Italia, e in particolare nel Mezzogiorno. Infine, sul versante secondo noi più convincente, si devono considerare ragioni puramente politiche, vale a dire il rapporto di forza che si stabilisce tra le classi. Ancora in soldoni: la ThyssenKrupp non può permettersi di fare in Germania quello che ha fatto a Torino, perché in Germania l'organizzazione degli operai gli farebbe un culo così. Non è un caso, se nel nord Europa gli operai sono pagati e rispettati molto più che in Italia. E la medesima distinzione si può fare tra Settentrione e Mezzogiorno. Nei luoghi storici del movimento operaio italiano, quelli delle occupazioni delle fabbriche del biennio rosso, quando racconti delle condizioni di vita e lavoro del Sud, ti guardano come un marziano. Come un sottosviluppato. Ed hanno ragione. Quando vai a lavorare con la Vesuviana, il treno che collega Napoli con i centri abitati dell'hinterland, regno di camorre e lavoro nero, e vedi le tante ragazze, e donne, che vanno a lavorare dieci ore al giorno nelle fabbrichette tessili del posto, per quattrocento euri al mese, al nero, senza nessun tipo di assicurazione; e le senti dire, “si, vabbuò, ma quello il padrone ci dà la fatica”, allora capisci veramente che cosa è il sottosviluppo. Gomorra è molto bello, ed è lettura profondamente istruttiva. Insieme ad un recente saggio di Isaia Sales, 'Le strade della violenza', rende anche di più.

dagli anni 1960\70 periodo degli omicidi bianchi \ morti bianche morti bianche definizione usata all'interno del movimento operaio  italiano a partire sdagli anni '60 indicare con un'espressione "forte" le responsabilità oggettive del capitalismo ed in generale di ogni sistema di sfruttamento della forza lavoro - nelle migliaia di morti l'anno in campo edilizio, nelle miniere e nel settore siderurgico.in cui per definire le morti sul lavoro sia usava l'espressione omicidi bianchi vengono definite le morti negli incidenti sul lavoro, le cui vittime sono spesso ricordate nelle strade e nelle piazze d'Italia come "caduti del lavoro",. é cambiato qualcosa oppure è solo è peggiorata ?

 Omicidi 'bianchi' a parte, la condizione del lavoratore dipendente è senza dubbio peggiorata, e molto, dal periodo che ricordi. Da un punto di vista salariale, intanto, e non è neanche necessario stare a fare tanti esempi: basterà ricordare la dilagante sindrome della quarta, o terza settimana; o il curioso imperversare di 'finanziarie', che promettono prestiti di cifre relativamente basse a tassi vantaggiosi. Significa solo una cosa: che i salari sono troppo bassi, spesso al disotto del livello di sussistenza. E questo, ancora da un punto di vista capitalistico, si può chiamare solo in un modo: suicidio. Perché al sistema economico viene a mancare la spinta propulsiva, la domanda. E perché condizioni di vita del genere non possono reggere a lungo, ed il sistema sociale è destinato all'implosione. E poi, simmetricamente, sul versante socioculturale. Oggi, l'operaio è lo sfigato per eccellenza. Quello che una volta era l'orgoglio operaio, la solidarietà tra 'compagni', nel senso etimologico del termine, è completamente scomparso. E la responsabilità principale è del sistema culturale, in primo luogo dei mezzi di comunicazione di massa. Lo vedi da come trattano la questione delle morti sul/per il lavoro. Quando il fatto non può passare sotto silenzio, come nel caso di Torino, ore di trasmissione e pagine di giornali. Dopo due giorni, torna a regnare il silenzio. Peggio, l'indifferenza. Quattro righe di agenzia che ti dicono che un tizio è rimasto schiacciato sotto un trattore, si è sfracellato suolo cadendo da un'impalcatura. Ma non si prendono neanche la briga di dire come si chiamava, quel tizio. Un morto anonimo. Come esiste il milite ignoto, così il caduto sul lavoro ignoto. E' per questo che, non a caso, la lista dei caduti del nostro sito, si apre con i 'morti senza nome'. Un estremo omaggio a uomini e donne sfruttati in vita e dimenticati in morte. Non è giusto.




oltre ad un cambio di mentalità, secondo voi , era davvero necessaria una nuova legge o basta applicare quelle che ci sono?



Francamente, noi non siamo esperti di legislazione sul lavoro. Però, basta poco per rendersi conto che le leggi sulla sicurezza sono il più delle volte ignorate. Dai 'prenditori di lavoro', per risparmiare e massimizzare il profitto. Ed anche da quelli che dovrebbero controllare. Prova a farti un giro sul sito dell'Anmil, e vedrai come non sono rari i casi di ispettori del lavoro condannati dalla magistratura. Del resto, il sistema di controlli che dovrebbe assicurare il rispetto della legge è del tutto sottodimensionato. Qualcuno notava, in questi giorni, come le possibilità che un cantiere sia controllato, sono più o meno pari a quelle di realizzare un sei al superenalotto. Ed infine, c'è lo sfacelo generale del sistema Italia. Come tutti sappiamo, il diritto esprime il rapporto di forza tra le classi. Il diritto materiale in Italia, oggi, è lontanissimo dal diritto formale. E la certezza del diritto, da noi, è semplicemente un'utopia. Prova a fare un'indagine su quanti prenditori di lavoro siano stati condannati per non aver rispettato le norme sulla sicurezza. E se riesci a scovarne qualcuno, prova a vedere se ha mai fatto un giorno di carcere per omicidio, per quanto 'bianco'. Del resto, se consideri che in Italia hai un Andreotti senatore a vita, ed un ex piduista, per non dire altro, è stato presidente del Consiglio, ed è tuttora faro dell'opposizione, nonché monopolista dell'informazione privata, ti rendi conto in che situazione siamo ridotti.




Se foste ministri cosa fareste dal punto di visto legislativo per abbattere o quanto meno ridurre tale piaga e a far si che diventino solo invidenti e non dipendano dall'avidità o dall'incoscienza di chi se ne la a o non controlla la sicurezza sui posti di lavoro?



 La domanda da un milione di dollari. Non siamo ministri, e non lo saremo mai. Un buon passo in avanti, sarebbe già ottenere il rispetto delle leggi esistenti. E la certezza della pena, in caso di violazione.



approfondimenti





dal sito ambiente diritto.it tutte le leggi: regionali, nazionali, comunitarie, in merito alla sicurezza sul lavoro ed alla prevenzione degli infortuni




"un'associazione al servizio di tutti gli italiani per contribuire a creare la mentalità giusta affinché i valori del lavoro, in generale, siano al primo posto dell'agenda quotidiana della politica, della scienza, della cultura, della medicina e di tutte le nostre attività di ogni giorno" (dal sito)




il quotidiano on line articolo 21 dedica un canale tematico alla 'guerra del lavoro'. articoli, inchieste, iniziative. i primi a pubblicare in rete il 'contatore' di morti, invalidi ed infortunati sul lavoro



le cifre nude e crude della strage sui luoghi di lavoro nel rapporto dell'istituto di ricerca eurispes presentato nel maggio 2007: disegna uno scenario di guerra. anche per questo, francamente non si capisce perché parli di 'infortuni'



il sindacato dei lavoratori delle costruzioni della cgil. edili ed affini sono la categoria che paga il prezzo più alto nella guerra del lavoro. lo dimostra il tragico e costante aggiornamento delle morti bianche nel settore, che trovate nel sito




"l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne". il link punta alle pagine della sezione italiana



informazione istituzionale sul mondo del lavoro

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