da la nuova sardegna del 15\3\2014
Imprenditrice stanca di aspettare invia l’ufficiale giudiziario nella sede di Sassari e chiede il pignoramento dei mobili. Costretta alla resa l’agenzia di riscossione che non versava le spese legali dopo aver perso una causa
di Nadia Cossu
SASSARI
Quando le parti – per un curioso gioco del destino – si invertono può capitare anche che un ufficiale giudiziario piombi nelle stanze di Equitalia per pignorare sedie, scrivanie, quadri. Qualcuno potrà sgranare gli occhi eppure è quanto accaduto a Sassari due giorni fa. Equitalia non paga le spese processuali per una causa vinta da una contribuente che aveva presentato ricorso e il suo avvocato chiede il pignoramento dei beni. Che alla fine non si è materializzato perché proprio ieri mattina l’ente più temuto e “mal sopportato” dai cittadini ha pagato quanto dovuto: 2300 euro. La vera protagonista di questa storia è la titolare di un’azienda agricola di
Cagliari che per un certo periodo ha stabilito però la sua sede a Sassari. A giugno del 2012 si vede recapitare un preavviso di fermo amministrativo – su uno dei veicoli di sua proprietà – e si rivolge subito all’avvocato di fiducia Salvatore Carboni. Il legale scopre che la cartella esattoriale fa riferimento a un presunto debito di 33mila euro che la sua cliente avrebbe con l’Inps. Ma l’avvocato scopre soprattutto che la cartella le era stata notificata nel 2001, che tutto era quindi abbondantemente prescritto e che la titolare della ditta (nel frattempo l’azienda era stata anche cancellata dal registro imprese) quella cartella non l’aveva mai ricevuta. A quel punto scatta il ricorso, si costituisce anche l’Inps e Equitalia resta contumace. «L’ente riscossioni – ha spiegato il legale – sapeva molto bene che stava chiedendo un credito prescritto, ma è andato avanti ugualmente». Il giudice del lavoro (competente perché si trattava di presunti crediti previdenziali) dispone subito la sospensione del provvedimento di fermo amministrativo. Lo scorso gennaio lo stesso giudice Elena Meloni emette una sentenza (la numero 17) che dichiara illegittimo il fermo e condanna Equitalia al pagamento delle spese processuali per un totale di duemilatrecento euro. Ma l’ente di riscossione dei tributi non rispetta quanto disposto dal giudice e continua a non pagare. Si comporta come alcuni contribuenti che spesso e volentieri – purtroppo! – bacchetta e richiama all’ordine. Quando va bene. Trascorsi i termini di legge, l’ufficiale giudiziario avantieri mattina ha bussato alla porta degli uffici sassaresi di Equitalia. Si è guardato intorno, ha parlato con il funzionario di turno che ha capito subito quello che stava per succedere. Solo a quel punto l’ente ha accelerato e ha finalmente eseguito il pagamento. La scadenza (ultima) era fissata per ieri mattina. E infatti, proprio ieri mattina, all’avvocato Salvatore Carboni è arrivata la ricevuta del bonifico effettuato correttamente. Equitalia ha estinto il suo debito e non rischia di vedersi svuotare degli arredi gli uffici della sede sassarese. Cosa che sarebbe senz’altro successa se avesse ritardato di un solo giorno il pagamento delle spese legali.
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