Il grande cuore del ragazzo senegalese, ambulante in spiaggia e studente all’Ipia Dopo l’alluvione ha aiutato nella casa allagata l’amico, tecnico nella stessa scuola

Il grande cuore del ragazzo senegalese, ambulante in spiaggia e studente all’Ipia
Dopo l’alluvione ha aiutato nella casa allagata l’amico, tecnico nella stessa scuola 
Mansour e Luciano felici:
abbiamo sconfitto il fango
la nuova sardegna  cronaca  Olbia- Gallura  del 1\3\2014  

di Dario Budroni 
OLBIA Nato e cresciuto a Thies, Senegal, Mansour ha scelto l’Italia con il sogno di costruire una vita tutta sua. «A dir la verità, la mia famiglia non sta male. Però ho voluto lasciare il mio paese per scoprire nuovi orizzonti – continua il ragazzo -. Io amo Olbia, qui la gente mi vuole bene, così ho deciso di frequentare una scuola professionale. Adesso sono in terza, in classe con dei ragazzi più piccoli, ma non è un problema. Non vedo l’ora di diplomarmi. Poi spero di trovare un bel lavoro qui a Olbia. Questa è una città aperta e solidale che non meritava l’alluvione. Così come non la meritava Luciano. Per questo ho voluto dare una mano a chi mi ha accolto a braccia aperte». Si guardano in faccia e sorridono, poi si scambiano 




una pacca sulla spalla, come per smorzare una commozione che riaffiora ogni mattina, quando si incrociano nei corridoi della scuola. Il segreto di questo legame lo rivela direttamente il più grande dei due, Luciano Atzeni, 60 anni, assistente tecnico del laboratorio di informatica dell’istituto professionale Ipia. «Il fango ha consolidato la nostra amicizia» confessa con tono gentile. Accanto a lui, con un sorriso che conferma tutto, c’è Mansour Gadiaga, 28 anni, senegalese, studente di mattina e venditore ambulante di pomeriggio, d’estate vera star tra ombrelloni e asciugamani al sole: «Luciano è un mio carissimo amico, quella mattina non potevo non aiutarlo». E subito il nastro dei ricordi si riavvolge fino al 19 novembre, il giorno dopo l’alluvione, a poche ore da una tragedia che ha capovolto la normalità. Un dramma che continua a raccontare storie di esistenze distrutte, ma anche di solidarietà, eroi quotidiani e vera integrazione, come in questo caso. «Avevo letto che una delle zone più colpite era proprio quella di via Emilia, dove c’è la mia scuola – racconta Mansour, che frequenta il corso manutenzione e assistenza tecnica dell’Ipia, istituto guidato dal preside Gianluca Corda -. Quindi mi sono fiondato lì, pronto a dare una mano. Ma prima sono passato in via Baratta, una strada vicinissima, dove abitava Luciano. Era il finimondo. Casa sua era ricoperta dal fango e i mobili rovesciati per terra. Un disastro». E impotente davanti all’apocalisse c’era quindi il signor Luciano. «Io sono di Iglesias e vivo a Olbia da 5 anni. E sono da solo. Ma per fortuna è arrivato Mansour. Lui è stato il primo ad aiutarmi – racconta Luciano Atzeni -. Senza pensarci due volte si è tolto alcuni vestiti ed è entrato in mezzo al fango, aiutandomi per tutta la giornata a liberare la casa. È stato un gesto bellissimo che non dimenticherò mai. Quel giorno, a casa mia, praticamente abbiamo lavorato solo io e lui». Un’esperienza che ha rafforzato un’amicizia sincera, capace di andare oltre l’età e la provenienza. Mansour Gadiaga e Luciano Atzeni si sono infatti conosciuti qualche anno fa al professionale Ipia, con il secondo che, a tempo perso, dava ripetizioni di matematica al primo. Un legame forte, favorito anche dalla simpatia e dal carattere espansivo di Mansour. A Olbia da soli 4 anni, il ragazzo senegalese è conosciutissimo in città. D’estate, per vivere e pagarsi gli studi, lavora come ambulante nelle spiagge dagli olbiesi, da Pittulongu a Cala Banana, tanto da diventare presto un piccolo simbolo dell’estate. Una squadra di calcio, per esempio, in occasione di un torneo nella spiaggia di Bados, ha addirittura scelto il suo nome come sponsor ufficiale da stampare sulla maglia. «Hanno voluto pubblicizzare la mia attività di ambulante», racconta col sorriso Mansour, che come immagine del suo profilo Facebook ha una foto con il rapper Salmo. Un idolo dei ragazzi olbiesi. Un altro amico in città. 

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