3.3.16

Treno 8017 Balvano 3 marzo 1944 72º anniversario del più grave disastro ferroviario italiano

in sottofondo
PIPPO POLLINA CANZONE QUARTA - ULTIMO VOLO
Renato Franchi - Cento passi

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« Nessuna Spoon River dei poveri ha mai raccontato le loro storie. » 
Così scrisse  Antonio Manzo sul Mattino il 29 febbraio 2004 ricordando la più grande tragedia ferroviaria italiana.

Era la notte del 3 marzo 1944 quando il  treno merci speciale 8017 imboccò la galleria delle Armi tra  le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano, e si estende per 1.968,26 metri con una pendenza media del 12,8‰ (0,73° di inclinazione) e punte del 13‰. Il treno si fermò a 800 metri dall'ingresso, con i soli due ultimi vagoni fuori. Il treno era lungo, molto lungo ben 47 vagoni  perché già da Napoli salirono molti passeggeri “clandestini”; che aumentarono fino a Battipaglia: era povera gente stremata che voleva scappare dalla guerra verso i paesini montani della Lucania o della Calabria.
In quello Spoon River Lucano perirono un numero imprecisato di vittime; ma centinaia. Alcune fonti dicono più di 600; altre dai 500 in poi.

Curiosità: all’estero il luogo della tragedia fu definito dall’agenzia Reutes , dal Corriere della Sera,  La Stampa ed altri come una generica Italia Meridionale oppure Italia Invasa; erano tempi di guerra…

Ecco i dati delle vittime secondo diverse fonti:
402 persone, di cui 324 uomini e 78 donne sepolti nelle fosse comuni a Balvano
427 vittime secondo il processo.
500 vittime secondo i quotidiani La Stampa, Il Corriere della Sera e Il Giornale d'Italia
509 vittime, di cui 408 uomini e 101 donne secondo la lapide del cimitero di Balvano
509 vittime secondo il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno
517 vittime totali secondo il bilancio ufficiale del verbale del Consiglio dei ministri.
549 vittime, di cui 472 uomini e 77 donne secondo il quindicinale potentino Il Gazzettino


 Una tragedia in parte annunciata perché in quel tratto  u mese prima nella tratta   tratta Baragiano - Tito, immediatamente successiva a quella della tragedia e con pendenze superiori al 22‰, un treno  militare statunitense ebbe  un incidente simile:  il personale era rimasto intossicato dai gas di scarico del carbone di scarsa qualità.  Quella fu la fine dei passeggeri della tragedia di Balvano: il treno aveva due locomotive in testa e non la disposizione usuale di una avanti e l’altra nel mezzo:. Nella galleria il convoglio iniziò a scivolare; ad arrancare e poi a fermarsi mentre quel tunnel divenne una camera a gas piena di  monossido di carbonio e acido carbonico, facendo presto perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stava dormendo, venne asfissiata dai gas tossici .


Una tragedia dimenticata perché l’indagine della Commissione Parlamentare la considerò una tragedia accaduta per forze di causa maggiore; senza alcuna responsabilità umana. Il danno e anche la beffa perché quando sopravvissuti e familiari chiesero un risarcimento Le Ferrovie Italiane declinarono dato che la responsabilità principale era del Comando Militare Alleato; unica autorità a poter disporre della composizione del treno, e del suo tragitto e viaggio compreso anche un eventuale stop e poi non erano passeggeri ma clandestini; senza biglietto. Una menzogna scoperta dopo anni; molti avevano regolare biglietto.  La commissione parlamentare portò questa motivazione alla sciagura di Balvano:
« una combinazione di cause materiali, quali densa nebbia, foschia atmosferica, mancanza completa di vento, che non ha mantenuto la naturale ventilazione della galleria, rotaie umide, ecc., cause che malauguratamente si sono presentate tutte insieme e in rapida successione. Il treno si è fermato a causa del fatto che scivolava sulle rotaie e il personale delle macchine era stato sopraffatto dall'avvelenamento prodotto dal gas, prima che avesse potuto agire per condurre il treno fuori del tunnel. A causa della presenza dell'acido carbonico, straordinariamente velenoso, si è prodotta l'asfissia dei passeggeri clandestini. L'azione di questo gas è così rapida, che la tragedia è avvenuta prima che alcun soccorso dall'esterno potesse essere portato. »
Per spegnere sul nascere una vertenza che avrebbe potuto trascinarsi per anni, il Ministero del Tesoro sancì l'emissione di un risarcimento come se si trattasse di vittime di guerra (risarcimento che venne erogato dopo oltre 15 anni).

Su quella sciagura è stato scritto un ottimo libro dell’avvocato, storico e scrittore romano Gianluca Barneschi: “Balvano 1944” edizioni Mursia  e vincitore del premio speciale per la narrativa del “premio Basilicata 2005”.
Per approfondire si segnalo http://www.trenidicarta.it/treno8017/  un sito web straordinario per la ricchezza della documentazione, compreso foto storiche, giornali dell’epoca e testimonianze di sopravvissuti e di parenti.

Ora quelle vittime hanno il loro Spoon River







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