Protagonista dell’episodio all’ospedale di Gorizia un 56enne che non intendeva farsi vedere da una dottoressa
di Vincenzo Compagnone
L’episodio è avvenuto nelle scorse settimane, la scena è l'ospedale di Gorizia e precisamente il reparto di urologia.
In quel giorno due medici sono assenti, uno per malattia e l’altro in ferie. Un’emergenza chirurgica impegna gli altri medici. Vi è un ritardo di circa due ore negli orari prefissati per le visite. Cose che purtroppo accadono, non è colpa di nessuno. In ospedale talvolta si ritarda per causa di forza maggiore, ma a differenza che nei trasporti ove non si parte, qui la prestazione anche se in ritardo, viene erogata sempre e comunque.
Un uomo di 54 anni, peraltro esasperato per il ritardo, si reca al Cup e vuole rinunciare alla visita e chiede la restituzione del ticket. Gli dicono che non è possibile, le rinunce per una disposizione regionale (condivisibile in quanto molti prenotano e poi non si presentano) devono essere esercitate almeno tre giorni prima. A questo punto il signore, suo malgrado, aspetta la visita.
Viene chiamato e con sua sorpresa trova ad attenderlo una dottoressa. Rinuncia alla visita urologica perché non intende farsi visitare da una donna.
Nei giorni seguenti invia un reclamo in cui racconta il fatto, aggiungendo, testuali parole: «Entrato alla visita con due ore di ritardo, ho avuto la sgradita sorpresa di constatare che il medico urologo era una donna. Data la delicatezza di questo tipo di prestazione, ho rifiutato la visita, dopo la consistente ed inutile perdita di tempo. Imporre un medico donna per queste visite, non tiene in alcun conto le convinzioni etiche ed il pudore dei pazienti di sesso maschile.
Non è stato tutelato il mio diritto alla salute e vorrei evidenziare la mia convinzione che se fossi stato una donna musulmana, in caso di medico uomo, avrebbero chiamato una dottoressa. Vi chiedo pertanto il rimborso del ticket».
L’episodio è stato raccontato, non a caso nel giorno della Festa della donna, su Facebook da un urologo del reparto, il dottor Sebastiano Callari. «In realtà da sempre le donne si fanno tranquillamente visitare da ginecologi maschi senza alcun problema – ha spiegato –, dimostrando una maturità ancora sconosciuta a molti uomini e personalmente visito ogni giorno anche donne musulmane senza alcun problema. Su quanto becera sia tutta la storia non credo sia necessario aggiungere altro.
Osservo però che è difficile ed improponibile nel nostro paese parlare di diritti civili, accoglienza e quant’altro quando ancora oggi vi sia questa vergognosa discriminazione contro le donne. Faccio notare – conclude il dottor Callari – che già oggi le donne rappresentano i 2/3 dei medici italiani ed il 20 per cento degli urologi».
«Si rassegni caro signore maschilista – conclude il dottor Callari –, quella dottoressa fa parte di quelle meravigliose creature che sono il futuro della medicina moderna».
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