Morto don Mario Riboldi, ha dedicato la sua vita ai rom e sinti: "Scelse di vivere il sacerdozio da nomade"

 Ha vissuto a lungo in roulotte in un campo rom di Brugherio e ha condiviso la sua vita con i rom e i sinti italiani di cui è sempre stato amico e referente. Ieri è morto a 92 anni, don Mario Riboldi, il prete di frontiera che più di chiunque altro negli ultimi 50 anni è riuscito a interpretare i bisogni di un popolo che ha vissuto come una minoranza ai margini delle grandi città, Milano in primis.Lo avevamo intervistato una decina di anni fa proprio a Brugherio, nella sua casa mobile, in mezzo alle altre roulotte e vicino alla "cappella" dove celebrava ogni mattina la messa per i cattolici del suo campo. Era il loro consigliere spirituale e con loro tante iniziative aveva organizzato a favore del dialogo e dell'integrazione sociale. Da


quando la sua salute si era deteriorata, viveva in una casa di riposo di Varese, lì dove è mancato ieri.
"È morto don Mario Riboldi, un uomo buono di Dio e uno dei più cari amici dei Rom e Sinti in Italia, Europa e in mezzo mondo - racconta in un post su Facebook Stefano Pasta,  di Sant'Egidio di Milano - Ho avuto la fortuna di essergli amico e aver tante occasioni con lui per condividere preghiere, parole, pranzi, sogni, preoccupazioni, pensieri per tanti rom e sinti. Tanti sono i ricordi dei momenti vissuti insieme: ricordo quando - avevo appena finito le superiori - mi raccontò come aveva iniziato la traduzione del Vangelo di Marco in una delle tante lingue romanes che parlava. Ogni incontro era l’occasione per un nuovo aneddoto, vicino e lontano nel tempo".

 
 
 
 
 
Don Mario Riboldi era stato incaricato di seguire come cappellano i rom di Milano dal cardinale Carlo Maria Martini, che aveva accettato la sua scelta di vivere il sacerdozio da nomade, vivendo nel contesto fragile e particolare in un accampamento autorizzato ma non certo comodo. Riboldi non aveva difficoltà ad ammettere che lo stile di vita in fondo arcaico e rurale dei rom gli era consono, forse per una sua autenticità così rara nei tempi di oggi. 
"Con Sant'Egidio avevamo la tradizione della preghiera per i defunti rom e sinti a Milano, a cui ogni anno hanno partecipato tanti amici rom - aggiunge Pasta -. Don Mario ha dedicato la sua vita ai rom e sinti, che amava. Ha testimoniato cosa vuol dire vivere la testimonianza, radicale e non scontata, del Vangelo. Lo ricordo nella preghiera e credo la sua bella vita sia un dono e anche una responsabilità per tutti noi".

Cordoglio arriva anche dalla Diocesi che ricorda la storia di questo prete, ordinato nel '53, appoggiato dal cardinale Montini futuro Papa Paolo VI, e dal 1971 al 2018, per 47 anni,incaricato diocesano per la Pastorale dei Nomadi. Svolse diversi ruoli in ordine alla evangelizzazione dei rom, sinti e camminanti sia come responsabile diocesano che nazionale, portando agli onori degli altari il 4 maggio 1997, per la prima volta nella storia il gitano Ceferino Jimenez Mall. Preziose le sue traduzioni nelle varie lingue rom della Bibbia, di testi liturgici e canti.
«Scompare un prete che ha saputo vivere con radicalità la testimonianza del Vangelo e un punto di riferimento per la comunità rom. La sua scelta di farsi povero tra i poveri, di vivere come un rom, pur non essendolo, è stata una provocazione anche per molti credenti, costretti dal suo esempio a interrogarsi sui tanti luoghi comuni di cui questo popolo è ancora vittima e ostacolano, purtroppo, la sua piena integrazione», dice Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

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