27.1.06

Senza titolo 1109




Auschwitz ( La canzone del bambino nel vento )
Lunero - Vandelli


da Folk Beat n. 1 [1967]


Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,                                                                                                             passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....
Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...


 tratta  dalla sezione  testi del  sito http://www.skuola.net/libri/annafrank.asp




per evitare di cadere nella già abbondante retorica e ampollossità scrivero un post semplice visto che generalmente quelli brevi sono ii più incissivi sula giornata del 27 gennaio la prima citazione è questa “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.” Anna Frank, 15 luglio 1944 la seconda è questa Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, Se questo è un uomo) e sempre dalla stessa fonte è anche quest'altra “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, [...], allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo” PRIMO LEVI, Se questo è un uomo - La tregua, ed. Einaudi Tascabili, 1989, p. 9.
Concludo  questo  post   con un'altra citazione  presa dal blog
http://celestez.splinder.com/   di un mio cdv fin dalla fondazione  del  yahoo  groups dell'omonimo sito  ( www.testedatagliare.it )  di  un  cdv  .
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Miei cari genitori,


se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…


(lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di  concentramento di Pustkow)



E   con le  lacrime  agli occhi  che    PER NON DIMENTICARE MAI  Vorrei condividere le mie emozioni anche in un altro modo, che sento più mioe  come  con le casse  dellostereo   a palla che  ha in canna  la  stupenda    canzone di Guccini di cui  ho riportato il testo all'inizio inizio  di questo  post   e   facendo vedere a mio cugino di 2  grado che ha  11 ( quasi 12 )  anni   che mi chiede cosa  è  la Shoah  ,  facendogli vedere  queste immaginforse  un po' dure ed  aghiccianti  \ terribili  per un  bambino  raagazzo  della  sua  età anche  se  abituato  a  vedere di peggio  in tv    ma  necessarie  perchè non si dimentichi   tale   crimine 


  LINK 


http://www.majorana.org/progetti/shoah/sommario.htm
http://www.gndesign.it/shoahnet/


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