21.9.11

La dura vita del necroforo

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Provincia Medio Campidano

Villacidro. 

«Il sindaco vuole confrontarsi con i dipendenti e mi fa piacere»

La dura vita del necroforo

Gianni Onidi: neppure grazie da certi funzionari

Lunedì 19 settembre 2011
«Non voglio essere seppellito in un cimitero. Voglio essere cremato e le ceneri sparse al largo di Capo Boi dove nella mia vita ho pescato dei ricci buonissimi».
 dal nostro inviato Paolo Paolini VILLACIDRO «Certe volte basterebbe un grazie per ripagarmi del lavoro enorme che faccio quotidianamente».
Gianni Onidi,
sessant'anni, regna su quattro ettari disseminati di lapidi e cipressi. Un passato da cuoco in alcuni hotel di Villasimius e Saint Moritz, ha gestito anche due ristoranti, a Cagliari e Milano, prima di diventare un dipendente comunale: «Sono stato assunto come cuoco per la scuola materna. Poi magazziniere, autista e, dieci anni fa, con un ordine di servizio sono stato trasferito in cimitero».
LA STORIA «Due sindaci a fine mandato si sono complimentati, il dottor Fanni ha fatto lo stesso durante i tre anni del suo mandato. Rispetto a quando ho iniziato a lavorare nel camposanto ci sono quasi duemila posti letto in più. Li chiamo così, dopotutto cosa sono i loculi? È dura, nonostante l'impegno del collega e mio. C'è sempre da fare, in ogni momento. Due anni fa hanno tirato per le lunghe un funerale, era buio e mi è caduto il tappo di un loculo sulla schiena, ho rischiato di lasciarci le penne. Nonostante le difficoltà quest'area è ordinata e pulita come un giardino. Cosa desidero? Un grazie da parte di qualche funzionario che finge di non vedere».
I FUNERALI «Nel 2009 sono stati 139, nel 2010 130: il 31 dicembre è stato celebrato quello del sindaco. Lavoro dalle 7 alle 13 con due rientri settimanali. Non c'è la moda di rubare i fiori, anche perché stiamo attenti. Certo, se sono in un punto non posso essere da un'altra parte. Il sindaco attuale quando si è insediato ha chiesto il dialogo con i dipendenti e questo mi ha reso felice. Ho intenzione di chiedere un incontro».
LA PAURA «I primi tempi restare con un morto nell'obitorio oppure di notte nei viali non mi metteva addosso una grande allegria. Mi sono abituato. Siamo fatti di materia ed energia che si consumano più o meno in fretta. Quando finiscono significa che è arrivato il tuo turno tra i cipressi. Non farò questa fine: voglio essere cremato e le ceneri sparse al largo di Capo Boi dove ho pescato ricci buonissimi».
I DETTAGLI In cimitero sfila tutto il paese, si capiscono tante cose. Per esempio: la tomba di Giuseppe Dessì ha sempre un fiore fresco, la curiamo quotidianamente. Ci sono paesani che tutti i giorni salutano i loro cari e lasciano le tombe lucide come specchi. Per il funerale i villacidresi mostrano una vera nobiltà d'animo, nessuno fa la corsa alla bara più bella. Do una mano a tutti, quando posso. Qualcuno mi ringrazia con una confezione di caffè. In futuro vorrei aprire un'agenzia funebre, lavoro ce n'è tanto, almeno guadagnerei qualcosa in più di 1200 euro al mese. Chissà, magari ci riuscirò».


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