Trieste, Dipiazza confisca l’anatra e il coniglio al cattivo padrone e ARENA PO L’uomo che ridà la vita ai cavalli abbandonati

Generalment e senmtiamo   solo storie  di animali   abbandonatio e barbaramente uccisoi . Ecco che oggi voglio racontarvi  due storie    dell'uomo  che  ha  a  cuore  gli animali 

 la  prima 

 per  maggiori dettagli  



L’uomo che ridà la vita ai cavalli abbandonati

Arena Po, l’ex grafico in pensione Tino Zonca ha fondato una onlus pro animali: «Destinati al macello, isolati o feriti: li recupero grazie all’aiuto dei volontari»
Franco Scabrosetti


ARENA PO rifugio dei cavalli abbandonati ad Arena Po
Tino Zonca assieme alla sorella Laura ha creato ad Arena Po un centro che accoglie cavalli abbandonati o destinati al macello. Nei giorni scorsi la struttura, che attualmente ospita una quindicina di cavalli, ha festeggiato i primi cinque anni di attività con una giornata dedicata alle famiglie.Gestiva un’azienda di grafica nel milanese, ma i tanti problemi burocratici, le difficoltà del mondo del lavoro, l’hanno spinto a lasciare e, appena raggiunta l’età per la pensione, a trasferirsi ai piedi delle colline dell’Oltrepo Pavese, dove ora ha creato un centro che accoglie cavalli abbandonati o destinati al macello, garantendo loro una vecchiaia serena.

ARENA PO rifugio dei cavalli abbandonati ad Arena Po
Tino Zonca assieme alla sorella Laura ha creato ad Arena Po un centro che accoglie cavalli abbandonati o destinati al macello. Nei giorni scorsi la struttura, che attualmente ospita una quindicina di cavalli, ha festeggiato i primi cinque anni di attività con una giornata dedicata alle famiglie.Gestiva un’azienda di grafica nel milanese, ma i tanti problemi burocratici, le difficoltà del mondo del lavoro, l’hanno spinto a lasciare e, appena raggiunta l’età per la pensione, a trasferirsi ai piedi delle colline dell’Oltrepo Pavese, dove ora ha creato un centro che accoglie cavalli abbandonati o destinati al macello, garantendo loro una vecchiaia serena.Lui è Tino Zonca che, assieme alla sorella Laura, ha fondato nel 2012 una onlus, l’associazione “Il Rifugio”, in località Pavesa 4/5. Insieme ad un gruppo di volontari, si occupa della cura e della gestione dei paddock. Nei giorni scorsi la struttura, che attualmente ospita una quindicina di cavalli, ha festeggiato i primi cinque anni di attività, con una giornata dedicata alle famiglie.
Tino Zonca con uno dei suoi cavalli
o Zonca con uno dei suoi cavalli
«Stella è stata la prima ospite e chiarisce perfettamente la nostra filosofia – spiega Laura Zonca –. Trotter di 24 anni, così ci disse il suo vecchio proprietario, ma secondo il nostro veterinario decisamente più avanti con gli anni, è entrata da noi nell’inverno 2009. Abitava proprio di fronte, la vedevamo da sempre, e fece scattare in me e Tino la classica scintilla. L’arrivo di una cavalla più giovane nella sua stalla la mise ai margini: veniva allontanata a suon di morsi e calci dalla mangiatoia. Abbiamo subito pensato che l’animale andasse aiutato e riuscimmo a convincere il suo proprietario, che nei giorni seguenti ci portò i documenti. L’estate successiva era un animale rigenerato e sereno. È morta due anni dopo, quando il suo cuore malato si arrese».




                  La sorella di Tino, Laura Zonca, con un altro cavallo ospitato dal Rifugio

Da quell’episodio i due fratelli Zonca hanno iniziato a salvare cavalli che altrimenti sarebbero finiti al macello, perché oramai “dismessi” dalle loro attività (corse, lavoro): «Sono ospitati in singoli spazi – dicono – dove possono girare liberamente e hanno a disposizione il cibo. C’è Picasso, con un tumore benigno, poi Lucia che abbiamo recuperato da una stalla nel Piacentino, dove viveva in condizioni precarie tra le mucche. Adesso Lucia è affettuosa ed è la principale attrazione dei bambini che vengono a trovarci».
La gestione della struttura comporta delle spese, ma anche un grosso impegno: « I paddock devono essere puliti regolarmente – sottolineano – , per questo dobbiamo ringraziare Franca, Chiara e Giorgia, tre volontarie che vengono un paio di volte alla settimana, secondo la loro disponibilità
Da quell’episodio i due fratelli Zonca hanno iniziato a salvare cavalli che altrimenti sarebbero finiti al macello, perché oramai “dismessi” dalle loro attività (corse, lavoro): «Sono ospitati in singoli spazi – dicono – dove possono girare liberamente e hanno a disposizione il cibo. C’è Picasso, con un tumore benigno, poi Lucia che abbiamo recuperato da una stalla nel Piacentino, dove viveva in condizioni precarie tra le mucche. Adesso Lucia è affettuosa ed è la principale attrazione dei bambini che vengono a trovarci».La gestione della struttura comporta delle spese, ma anche un grosso impegno: «I paddock devono essere puliti regolarmente – sottolineano –, per questo dobbiamo ringraziare Franca, Chiara e Giorgia, tre volontarie che vengono un paio di volte alla settimana, secondo la loro disponibilità».«Ogni animale mangia un media 15-20 chili al giorno tra fieno, frutta e verdura, per un costo di circa 120 euro al mese. Poi ci sono le visite veterinarie e la somministrazione dei vaccini (80-100 euro) e il lavoro del maniscalco ogni 50-60 giorni (30 euro a cavallo). Insomma costi che sosteniamo grazie alle donazioni di coloro che fanno visita alla nostra associazione. Basta ricordarsi di non buttare pane secco, biscotti vecchi, aglio, scarto di finocchi, mele e carote. Quando li avete, portateli da noi». La struttura è sempre aperta, per ulteriori informazioni basta visitare il sito www.ilrifugiodelcavallo.it

la  seconda  

Trieste, Dipiazza confisca l’anatra e il coniglio al cattivo padrone

L’AsuiTs segnala le precarie condizioni igieniche dell’alloggio. Un’ordinanza del sindaco toglie al proprietario i due animali










TRIESTE Roberto Dipiazza sulla via della redenzione. Come l’Innominato manzoniano. L’implacabile cacciatore, il cecchino di cinghiali e caprioli volge le spalle - perlomeno temporaneamente - alle discipline venatorie e corre in soccorso di due animaletti, rubricati “di affezione”.Forse l’immagine pasquale di Silvio Berlusconi, colto mentre svezzava un agnellino col biberon, lo ha folgorato sulla via di Damasco.Fatto sta che l’ordinanza, firmata dal primo cittadino lo scorso 3 luglio, appare inequivocabile: no alla restituzione di un’anatra “muta” e di un coniglio al proprietario. Perché questo proprietario faceva vivere il palmipede e il leporide - recita l’atto preparato dall’ufficio zoofilo del Comune - in un alloggio stipato da «un abnorme accumulo di masserizie, suppellettili e cianfrusaglie, in ogni vano, risultando pertanto inagibile».Una frase che l’ordinanza comunale mutua a sua volta da documentazioni trasmesse dalle strutture competenti dell’Azienda sanitaria (Asuits).Considerate allora le condizioni igieniche dell’appartamento e la inadeguata modalità di detenzione sia dell’anatra “muta” che del coniglio, l’Asuits chiede che il sindaco, esercitando le sue prerogative in materia di igiene e sanità pubblica, confischi palmipede e leporide, non restituendoli al proprietario.E Dipiazza acconsente procedendo al ricovero d’autorità. Al momento i due animali sono ospitati in una struttura, di cui l’ordinanza omette volutamente nome e indirizzo, in attesa che il Comune completi l’iter amministrativo «al fine di una loro auspicata adozione». Cioè che si trovi un nuovo padrone, più attento e affettuoso.untuale griglia normativa è riportata nell’ordinanza per motivare l’impegnativa decisione: disagio per l’animale, mancata garanzia di pubblica sicurezza e di igiene pubblica, mancato rispetto di bisogni fisiologici ed etologici. Attenzione però: il proprietario, anch’egli non citato nell’atto, può ribellarsi all’ordinanza di confisca, impugnando il provvedimento di Dipiazza davanti al Tar entro 60 giorni.Oppure presentando ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni: quindi, in linea teorica, nel giro di quattro mesi il presidente Sergio Mattarella potrebbe vedersi arrivare sul suo tavolo di lavoro al Quirinale il dossier relativo all’anatra “muta” e al coniglio, qualora il proprietario decida di rivolere indietro le creature
Come vivesse, cosa facesse, perché si trovasse un’anatra “muta” (o muschiata) in questo caotico alloggio sono quesiti cui l’ordinanza non dà risposta. Nè è tenuta a darne. Il popolare palmipede ama le zone umide, a contatto con l’acqua.
In genere i detentori apprezzano della “Cairina moschata” - secondo la classificazione di Linneo - l’utilizzabilità alimentare, a cominciare dall’opportunità di produrre “foie gras”: i maschi possono toccare un peso di 7 chili, le femmine la metà. La denominazione “muta” deriva dai suoni gutturali emessi in particolare dal maschio.
Il nostro palmipede vanta origini oltre-atlantiche e venne portato nel Vecchio Continente in seguito ai viaggi dei primi esploratori nel XVI secolo.
In questa parte dell’anno c’è - a vario titolo - una buona dose di attenzione ornitologica da parte degli uffici comunali. Una determina esce dall’Area innovazione - comunicazione - sviluppo economico - turistico stanzia 48.330 euro, Iva compresa, per i lavori di sanificazione del Mercato coperto in via Carducci: obiettivo è la salvaguardia igienico-sanitaria dell’edificio.
Il testo della determina spiega premesse e svolgimento dell’intervento: la recente sistemazione di una rete “ornotecnica” nel soffitto interno della struttura, costruita negli anni Trenta su progetto di Camillo Iona, ha validamente contribuito a «impedire l’appollaiarsi dei volatili e di conseguenza la loro stanzialità nell’edificio».
Già, adesso il problema è risolto: ma resta il pregresso, ovvero il deposito del guano prodotto dai volatili «ad un livello diffuso e generalizzato», precisa la posizione organizzativa Enrico Zuin, autore dell’atto. «Cosa - incalza Zuin - che costituisce severo nocumento ai fini della sicurezza alimentare delle merci circolanti nel Mercato», al punto che la struttura emporiale disegnata da Iona rischia la «non conformità all’esercizio commerciale».
Onde evitare tale disdoro, onde assicurare salubrità e igienicità degli ambienti, onde garantire il pubblico avventore, si rende necessario «azionare senza indugio» tinteggiatura di pareti, travi, colonne, soffitti, pulizia dei banchi, dei chioschi, dei parapetti, dei corrimani, dei finestroni... Intervento che sarà a cura della ditta De.Co.Ma., la quale ha presentato un’offerta economicamente più vantaggiosa rispetto a “Soluzione”.

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