- Telemarketing selvaggio, la Toscana chiede la legge allo Stato Il consiglio regionale approva all'unanimità la mozione per estendere la tutela a tutti i numeri fissi e mobili: il documento ispirato dalla campagna del Tirreno
http://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/ 11 luglio 2017
Telemarketing, tutte le bugie di chi chiama
Bestiario dei call center: «Chi le ha dato il mio contatto?». Risposta: «E' stato lei, ha cliccato sul banner» di Ilaria Bonuccelli
LIVORNO. «Chi le ha dato il mio numero?». Un attimo di silenzio. Poi l’operatore di call center risponde, senza esitazione: «Nessuno». Non è la scusa più fantasiosa sentita durante i mesi di campagna contro le chiamate moleste. Di sicuro, una delle più bizzarre.
ESCLUSIVA / Telefonate moleste, l'ex operatore di call center: "False telefonate e inganni per pochi euro in più in busta paga"La nostra campagna contro il telemarketing selvaggio, ha convinto un ex operatore di call center a incontrarci e a raccontarci il suo lavoro. "Ho lasciato dopo poche settimane quando ho fatto l'ultimo contratto a una donna anziana: le avevo detto che poteva fidarsi, ma mi sono sentito una caragona" (intervista di Ilaria Bonuccelli, video di Franco Silvi) - STOP ALLE CHIAMATE MOLESTE: FIRMA LA PETIZIONE
Nei giorni in cui il Senato decide se approvare, con un iter accelerato, la legge che dovrebbe riformare la legge sul telemarketing - proprio grazie alla campagna de Il Tirreno - vi vogliamo proporre una serie di scuse, improbabili, incredibili, azzardate che abbiamo collezionato da call center, particolarmente aggressivi. Scuse usate come risposta a una stessa risposta di abbonati: «Scusi, chi le ha dato il mio numero di telefono? Il numero che sta usando per questa chiamata commerciale che io non desidero ricevere?».
Jason Candotti (primo a destra) con gli storici del posto a casa della nonna
Bestiario dei call center: «Chi le ha dato il mio contatto?». Risposta: «E' stato lei, ha cliccato sul banner» di Ilaria Bonuccelli
LIVORNO. «Chi le ha dato il mio numero?». Un attimo di silenzio. Poi l’operatore di call center risponde, senza esitazione: «Nessuno». Non è la scusa più fantasiosa sentita durante i mesi di campagna contro le chiamate moleste. Di sicuro, una delle più bizzarre.
ESCLUSIVA / Telefonate moleste, l'ex operatore di call center: "False telefonate e inganni per pochi euro in più in busta paga"La nostra campagna contro il telemarketing selvaggio, ha convinto un ex operatore di call center a incontrarci e a raccontarci il suo lavoro. "Ho lasciato dopo poche settimane quando ho fatto l'ultimo contratto a una donna anziana: le avevo detto che poteva fidarsi, ma mi sono sentito una caragona" (intervista di Ilaria Bonuccelli, video di Franco Silvi) - STOP ALLE CHIAMATE MOLESTE: FIRMA LA PETIZIONE
Nei giorni in cui il Senato decide se approvare, con un iter accelerato, la legge che dovrebbe riformare la legge sul telemarketing - proprio grazie alla campagna de Il Tirreno - vi vogliamo proporre una serie di scuse, improbabili, incredibili, azzardate che abbiamo collezionato da call center, particolarmente aggressivi. Scuse usate come risposta a una stessa risposta di abbonati: «Scusi, chi le ha dato il mio numero di telefono? Il numero che sta usando per questa chiamata commerciale che io non desidero ricevere?».
NESSUNO, TI GIURO NESSUNO
La telefonata arriva sul cellulare. Chiama il numero 02/2155173. «Buongiorno, lei è il signor....titolare della linea fissa?». Un attimo di perplessità. L’abbonato risponde: «Sa che mi sta chiamando a un cellulare, vero? Di quale linea fissa, parla?». La replica arriva come una ricorsa, da un operatore con un accento straniero: «Lei era nostro cliente Telecom Italia per la linea fissa». «Mai stato. E comunque, chi le ha dato il mio numero?». la conversazione si trasforma in un ping pong: «Nessuno». «Se non glielo ha dato nessuno, come fa a chiamarmi?». La linea cade
La telefonata arriva sul cellulare. Chiama il numero 02/2155173. «Buongiorno, lei è il signor....titolare della linea fissa?». Un attimo di perplessità. L’abbonato risponde: «Sa che mi sta chiamando a un cellulare, vero? Di quale linea fissa, parla?». La replica arriva come una ricorsa, da un operatore con un accento straniero: «Lei era nostro cliente Telecom Italia per la linea fissa». «Mai stato. E comunque, chi le ha dato il mio numero?». la conversazione si trasforma in un ping pong: «Nessuno». «Se non glielo ha dato nessuno, come fa a chiamarmi?». La linea cade
IL CONCORRENTE AUTOLESIONISTA
Incredibile, eppure vera. «Buongiorno, sono di Green Network e le vorrei proporre una tariffa di energia a 7 centesimi....». Una valanga di parole, appena si preme il tasto di risposta. «Scusi, scusi: prima di qualunque opzione, proposta, offerta: mi dice come ha avuto il mio numero di telefono, visto che non sono neppure vostra cliente?». L’operatrice di call center non si fa prendere in castagna. «Infatti. Ce lo ha dato Enel». Ora viene il divertimento. «Le sembra logico che un concorrente diretto vi dia i numeri di telefono dei propri clienti per farseli portare via? Per favore chi le ha dato il mio numero?». Per nulla turbata, l’operatrice fa finta di informarsi... «Scusa Carla chi ce lo ha dato il numero della
IL BANNER GALEOTTOIncredibile, eppure vera. «Buongiorno, sono di Green Network e le vorrei proporre una tariffa di energia a 7 centesimi....». Una valanga di parole, appena si preme il tasto di risposta. «Scusi, scusi: prima di qualunque opzione, proposta, offerta: mi dice come ha avuto il mio numero di telefono, visto che non sono neppure vostra cliente?». L’operatrice di call center non si fa prendere in castagna. «Infatti. Ce lo ha dato Enel». Ora viene il divertimento. «Le sembra logico che un concorrente diretto vi dia i numeri di telefono dei propri clienti per farseli portare via? Per favore chi le ha dato il mio numero?». Per nulla turbata, l’operatrice fa finta di informarsi... «Scusa Carla chi ce lo ha dato il numero della
Questa scusa viene utilizzata spesso da Forex, una società che propone investimenti on line. Di solito, gli operatori parlano a una velocità supersonica, chiamano dall’estero, perfino da Londra, sono stranieri e non sempre educati. Ma soprattutto si meravigliano se un abbonato dice di non aver mai sentito parlare della loro società. Sono molto loquaci e prodighi di informazioni, fino a quando arriva la domanda fatale: «Come ha avuto il mio numero?». La risposta standard è: «Ha cliccato su un banner pubblicitario». Ora è difficile spiegare come cliccando su un banner pubblicitario, anche per errore, da computer si possa lasciare il proprio numero di telefono. «Scusi, non ho cliccando su alcun banner pubblicitario». «Sì lo ha fatto, ma non se ne è accorta». «Davvero? Mi sembra difficile, visto che non ho il computer». Allora passa il contrattacco: «Neppure una connessione a Internet?» (sottindendendo tramite cellulare o tablet). «No. E ora vorrei una spiegazione». «Aspetti le passo i tecnici». La linea è caduta. La connessione con Londra non è buona di questi tempisignora?». La risposta non arriva, perché la linea cade
IL COMPUTER
«Buongiorno la chiamo per un’offerta di Fastweb». Nessun nome, nessuna indicazione del call center. Pazienza. «Buongiorno, mi dice come si chiama?». «No, non sono obbligata. Perché lo vuole sapere?». «Perché lei mi sta chiamando su un cellulare privato. E io ho il diritto di sapere chi mi cerca, su un un numero che non si trova sull’elenco telefonico. Anzi, ora che ci penso, ho anche diritto a sapere chi le ha dato il mio numero». Un respiro quasi di sollievo. Facile questa risposta, sembra pensare l’operatrice di call center: «Il computer», spara in meno di un secondo l’addetta. «Scusi, il mio cellulare non è pubblicato sul computer». Allora il tono si fa condiscendente: «Il suo numero è nel computer. Noi non componiamo i numeri: ce li seleziona ilprogramma in automatico». Bene, ora sappiamo come funziona il programma. «A questo punto non le resta che dirmi dove il programma prende questi numeri, compreso il mio. Come si chiama lei, la società per la quale lavora, il suo call center, insomma, e la società che le ha commissionato questa telefonata». La spiegazione la possiamo chiedere al computer.
TUTTA COLPA DELLA TESSERA DEL SUPERMERCATO
Questa spiegazione la usano i call center più esperti. Quelli che sono già in attività da tempo. «Chi le ha dato il mio numero?». «Lei». «Ma se non ci siamo mai sentiti». «Infatti. Ma lei ha sottoscritto una tessera di supermercato. E in quell’occasione ha autorizzato l’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali. Così il suo numero è stato venduto». Dite di non avere tessere e il gioco è (quasi fatto).
ELIMINARE GLI SCOCCIATORI
In attesa della riforma del telemarketing, per provare a difendersi bisogna: a) iscriversi al Registro delle Opposizioni ( se si ha un telefono fisso o di cellulare con numero pubblicato in elenco); b) appellarsi all’articolo 7 del Codice della Privacy: ci autorizza a chiedere di sapere chi ha dato il numero alla società che ci sta chiamando; chi ci sta chiamando e per conto di chi; a pretendere (con richiesta anche telefonica) di farsi cancellare dalla lista usata per chiamarci.
Altrimenti l’alternativa è la segnalazione al Garante della Privacy o la denuncia all’Autorità giudiziaria.
«Buongiorno la chiamo per un’offerta di Fastweb». Nessun nome, nessuna indicazione del call center. Pazienza. «Buongiorno, mi dice come si chiama?». «No, non sono obbligata. Perché lo vuole sapere?». «Perché lei mi sta chiamando su un cellulare privato. E io ho il diritto di sapere chi mi cerca, su un un numero che non si trova sull’elenco telefonico. Anzi, ora che ci penso, ho anche diritto a sapere chi le ha dato il mio numero». Un respiro quasi di sollievo. Facile questa risposta, sembra pensare l’operatrice di call center: «Il computer», spara in meno di un secondo l’addetta. «Scusi, il mio cellulare non è pubblicato sul computer». Allora il tono si fa condiscendente: «Il suo numero è nel computer. Noi non componiamo i numeri: ce li seleziona ilprogramma in automatico». Bene, ora sappiamo come funziona il programma. «A questo punto non le resta che dirmi dove il programma prende questi numeri, compreso il mio. Come si chiama lei, la società per la quale lavora, il suo call center, insomma, e la società che le ha commissionato questa telefonata». La spiegazione la possiamo chiedere al computer.
TUTTA COLPA DELLA TESSERA DEL SUPERMERCATO
Questa spiegazione la usano i call center più esperti. Quelli che sono già in attività da tempo. «Chi le ha dato il mio numero?». «Lei». «Ma se non ci siamo mai sentiti». «Infatti. Ma lei ha sottoscritto una tessera di supermercato. E in quell’occasione ha autorizzato l’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali. Così il suo numero è stato venduto». Dite di non avere tessere e il gioco è (quasi fatto).
ELIMINARE GLI SCOCCIATORI
In attesa della riforma del telemarketing, per provare a difendersi bisogna: a) iscriversi al Registro delle Opposizioni ( se si ha un telefono fisso o di cellulare con numero pubblicato in elenco); b) appellarsi all’articolo 7 del Codice della Privacy: ci autorizza a chiedere di sapere chi ha dato il numero alla società che ci sta chiamando; chi ci sta chiamando e per conto di chi; a pretendere (con richiesta anche telefonica) di farsi cancellare dalla lista usata per chiamarci.
Altrimenti l’alternativa è la segnalazione al Garante della Privacy o la denuncia all’Autorità giudiziaria.
Oltre questi dell'articolo io suggeriscio è 1) inventarsi ogni volta una storia diversa per metterli nel pallone o dicendo il vostro collega mi ha detto che ... visto ( vedere il video sopra ) telefonano ogni volta un addeto diverso
2) mettere una segreteria , sul fisso per filtrarle e spiegate al parentando e a gli amici più cari la scelta e o li richiamte ., 3) usare in rete dove si richiede il n di cell una scheda diversa da quella che usate abitudinariamente e usatela solo per internet tipo fb o a ltro che richiedono continuamente il vostro n 4) usare la ffunzione utenti molesti del cell , anche se funziona solo in parte perchè queste ditte quando non rispondete richiamano con un altro numero
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca 11 luglio 2017
E' uno degli scampati all’attentato alle torri gemelle: dagli Usa a Forni per scoprire le proprie origini
Il 52enne Jason Candotti è arrivato in questi giorni nel centro carnico alla ricerca dei suoi avi
di Gino Grillo
Jason Candotti (primo a destra) con gli storici del posto a casa della nonna
FORNI DI SOPRA. Dalle Torri gemelle a Forni di Sopra, alla ricerca delle proprie radici. Jason Candotti è arrivato in questi giorni nel centro carnico alla ricerca dei suoi avi: la famiglia del 52enne statunitense, infatti, vanta origini friulane.
Il nonno Carlo, nato a Tolmezzo nel 1851, si era sposato con Romana Francesca Cella, di Cella di Forni di Sopra, nata nel 1864. La coppia ebbe due figli: Benedetto e Buondio. Mentre il primo si trasferì a Montereale Valcellina, il padre di Jason nel 1952 emigrò in Australia, dove si sposò con Marjorie.
Da qui si trasferì, nel 1968, negli Stati Unti, dove ebbe modo di ampliare i suoi studi e le sue conoscenze di ingegnere meccanico, lavorando nel centro di ricerca dell’Ibm, sul progetto dell’acceleratore di particelle e per la Nasa.
Jason, invece, si è dedicato alla finanza: opera nello stock exchange di New York, dove vive con la moglie Moriah e il figlio Teodoro Carlo di 4 anni.
Oggi è un professionista che lavora in proprio, ma l'11 settembre 2001 era impiegato in un’azienda che operava nel complesso dei sette edifici del World Trade Center, di cui facevano parte anche le torri gemelle abbattute dagli attacchi aerei.
«Impossibile – racconta Jason – dimenticare quel giorno. Al momento dell’attacco ero in metropolitana, stavo andando in un grattacielo vicino alle torri gemelle. Mi sono salvato per miracolo».
Quest’anno il viaggio rimasto da tempo nel cassetto, quello alla ricerca delle sue origini. Voleva vedere la casa dove era cresciuta sua nonna Romana, della famiglia Florianon–Rigori. Grazie ad alcuni storici locali l’ha trovata, nella frazione di Cella, ristrutturata dopo il terremoto del 1976 e ora disabitata.
«Non è la prima volta in Italia – ha ricordato – ma mi ero fermato solo dai miei lontani cugini a Grizzo di Montereale Valcellina, che mi hanno accompagnato qui».
Dopo l’immancabile foto di gruppo davanti alla casa dei suoi avi, un passaggio in municipio per recuperare qualche documento ufficiale sui suoi parenti prima di riprendere la via degli Usa.
«Nessuno». «Se non glielo ha dato nessuno, come fa a chiamarmi?». La linea cade.
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