Lo Stato italiano potrebbe impegnarsi, come ha fatto quello cubano per riavere le spoglie di Ernesto “Che” Guevara, al fine di ottenere i resti mortali di Libero Giancarlo Castiglia, originario di S. Lucido, paesino della provincia di Cosenza. Morto circa 30 anni fa in Brasile, nella regione dell’Araguaia, perché faceva parte di un gruppo guerrigliero, era membro del comitato centrale del Partito Comunista del Brasile e unico straniero caduto in combattimento contro le truppe della dittatura militare brasiliana nella guerriglia dell’Araguaia dell’ottobre del 1974. Libero, che era conosciuto nella regione come Joca, aveva adottato il falso nome di Joao Bispo Ferriera da Silva. Il suo ricordo è ancora vivo tra le popolazioni dei villaggi rurali per il suo amore per la musica classica ed era talmente popolare che ha fatto da padrino a tanti bambini. Nella guerriglia è diventato compagno di vita di Lucia Maria de Souza, studentessa di medicina, nata a Sao Gonçalo, a Rio. Prima di entrare nella guerriglia, Lucia era stata responsabile della stampa e distribuzione del giornale “A Classe Operaia”, a Rio, negli anni ‘60. Tra le numerose notizie che i fratelli hanno ricevuto negli ultimi 30 anni pare che Joca dopo aver frequentato un corso di tornitore lavorava come operaio metallurgico a Rio De Janeiro, amasse la letteratura ed in particolare Dante Alighieri, scriveva e viaggiava e, tra i tanti viaggi si sarebbe recato anche in Cina, paese di passaggio per alcuni guerriglieri brasiliani bisognosi di corsi e addestramento.Più volte i fratelli e la nipote Lara si sono recati in Brasile per incontrare la giornalista Myrian Luiz Alves e le autorità di quel paese per sollecitare un impegno forte affinché i resti mortali di Joca fossero individuati, ricomposti e restituiti alla famiglia per una degna sepoltura. A nulla sono servite le interrogazioni parlamentari e le istanze avanzate dai legali della famiglia al governo presieduto da Berlusconi. Ora dovrebbe intervenire il nuovo governo di centro-sinistra in considerazione, anche dei buoni rapporti che intercorrono con il presidente Lula. I fratelli di Libero hanno investito nelle ricerche tutte le risorse economiche disponibili, accumulate in anni di duro lavoro in Australia, pur di rispettare l’impegno assunto con l’anziana madre che ha espresso, da sempre, il desiderio di “abbracciare” i resti di quello che per molti italiani e calabresi è una figura esemplare di democratico e di antifascista.Il governo cubano, dopo molti anni, è riuscito a localizzare, recuperare ed analizzare i resti di Ernesto “Che” Guevara, riportarli in patria e tributare al guerrigliero gli onori civili e militari. Pensiamo che anche per Joca, tornitore di Rio de Janeiro, affetto da un’esagerata idea di libertà, il Presidente della Camera dei Deputati On. Bertinotti ed il Ministro degli Esteri On. D’Alema, possano operare con la stessa determinazione. Il governo brasiliano da tempo ha riconosciuto le proprie responsabilità nell’operazione Condor, e specificamente nel sequestro di due militanti dell’organizzazione argentina Montoneros, sequestrati nell’aeroporto di Rio de Janeiro il 12 marzo 1980 e poi consegnati clandestinamente da agenti brasiliani a militari argentini che li hanno fatti sparire nel nulla. Ai Castiglia è stato riconosciuto anche un indennizzo, ma siamo lontani dal realizzare il desiderio di questa stimata famiglia di S.Lucido che, con grandi sacrifici, ha allevato ed educato un ragazzo dalla forte cultura internazionalista, altruista e solidale, che ha donato la sua vita per la libertà di un popolo che ha amato profondamente. Grazie anche al sacrificio di “Joca” quei bambini, ai quali trasmetteva l’amore per la musica classica, oggi, dopo la caduta del regime sanguinario, diventati adulti e depositari del ricordo di un uomo coraggioso e solidale, possono sperare di vivere in un paese che, oltre che per il calcio, è conosciuto per le continue sperimentazioni di forme moderne di autogestione della cosa pubblica.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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