lettera a prodi di una mandre

'Ndrangheta, la madre di una vittima a Prodi
"Tutti noi attendiamo verità e giustizia"


Massimiliano Carbone fu assassinato due anni fa a Locri Ora Liliana Esposito scrive al presidente del Consiglio La vedova di Fortugno: "Identificare i responsabili dei delitti impuniti". Lunedì il premier a Locri


LOCRI (Reggio Calabria) - Mario  congiusta  padre di Gianluca, ucciso a Siderno 17 mesi fa, [  già noto  per  le sue lotte antimafia  in particolare  per la sua lettera aperta ai  ragazzi di Locri e  di tutta la calabria ] invita a portare un fiore sulle tombe dei nostri figli; sarei d'accordo, se non ritenessi eccessiva pena per lei quella di dare compito al suo portaborse di comprare fiori per i tanti morti ammazzati di Calabria, 'terra prediletta'. A me, mamma di Massimiliano Carbone, ucciso due anni e dieci giorni fa a Locri, basterebbe il più piccolo dei suoi pensieri pieni di bonomia". Queste le parole con cui la signora Liliana Esposito si rivolge in un messaggio al presidente del Consiglio, Romano Prodi.
"Almeno questo - aggiunge la donna - considerato che da un bel pezzo vacilla quella 'fede' raccomandataci personalmente dal signor Loiero il 7 luglio a palazzo Nieddu. Mario Congiusta, io stessa e tutti quanti attendiamo verità e giustizia, non soltanto promesse, ma concretate nei fatti, portiamo fieri, come la più alta delle onorificenze, la memoria dei nostri figli, i nostri 'onorevoli figli'".
Lunedì, a un anno dall'assassinio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, Prodi sarà a Locri per rendere omaggio alla tomba dell'esponente della Margherita. Fortugno è stato ucciso dalla 'ndrangheta lo scorso 16 ottobre. Un omicidio che, per la prima volta in Calabria, ha provocato un movimento popolare contro la criminalità organizzata.E nell'imminenza dell'anniversario parla la vedova di Fortugno, Maria Grazia Laganà: "E' importante che i riflettori dell'opinione pubblica nazionale si stiano accendendo nuovamente sulla Locride e sulla Calabria a distanza di un anno dall'uccisione di mio marito". "Una sola risposta - ha continuato - la magistratura, le forze dell'ordine e tutti gli organi amministrativi preposti devono fornire all'opinione pubblica italiana e calabrese: l'identificazione dei responsabili di migliaia di gravissimi delitti di mafia rimasti impuniti, la confisca dei patrimoni illecitamente accumulati, la risoluzione di ogni rapporto tra pubblica amministrazione e soggetti infiltrati dalla 'ndangheta".
"Sarebbe gravissimo ed inaccettabile - ha concluso la Laganà - che le indagini relative all'omicidio di mio marito non proseguissero in ogni direzione e si fermassero dinanzi al livello politico. E' essenziale l'intervento diretto della Direzione nazionale antimafia nelle indagini "




( da  www. repubblica.it   del 7 ottobre 2006)


 





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