Fra i provvedimenti della finanziaria c'è anche quello che prevv3ede il giro di vite sulla vendita degli alcolici ai minori . A chi credeva che il proibizionismo fosse di destra si sbaglia di grosso , ora è anche a sinistra . Questo nuovo proibizionismo non è il modo migliore di risolvere le cose è non risolve il problema ovvero quello dell'aumento del consumo degli alcolici fra gli adolescenti e l'inizio sempre più precoce della prima sbronza e dell'età a cui s'inizia a consumare alcool .
Per fortuna anche a destra ( intendendo come destra i conservatori e benpensanti ) c'è anche chi non è d'accordo a questo insensato proibizionismo . Infatti i Salesiani sono critici , Non ha dubbi, don Antonio Ibba, direttore del centro giovanile dell’oratorio salesiano di Latte Dolce[ uno dei quartieri più disagiati della città di sassari ] , sulla «inefficacia del proibizionismo». Don Ibba, da 36 anni vicino ai ragazzi, direttore di centri giovanili a Roma, a Lanusei, a Cagliari e infine a Sassari, ogni settimana si confronta con centinaia di giovani e con le loro famiglie. Conosce bene la realtà degli adolescenti e i loro problemi. «Se non si fa capire ai giovani quanto fanno male gli alcolici - afferma don Ibba -, proibire la vendita risulta del tutto inutile, non aiuta nessuno. Al contrario, potrebbe avere soltanto effetti negativi. Nessuno vuole vedere adolescenti ubriachi, ma prima di imporre divieti, è necessario diffondere nelle nuove generazioni la cultura del rispetto del proprio corpo e della propria salute». Secondo don Ibba non avere fatto distinzione tra superalcolici e alcolici «è molto grave.Siamo fuori da ogni logica - conclude il salesiano -, questo dimostra che i politici che fanno le leggi non conoscono i problemi dei giovani e il modo in cui si possono risolvere ». =Orta è vero il problema esiste infatti nella mia regione ed in particolare in alcune zone ad esempio nel lle zone intetrne . Ora Tra leggenda e verità, la fama della Barbagia come terra di grandi bevitori resiste ormai da decenni. Il merito (si fa per dire) è delle tante voci che circolano sulle abitudini dei sardi e su presunti dati statistici che ci vedrebbero ai vertici dei consumi nazionali pro capite. La grande confidenza dei sardi con l’alcol è quasi un’ assioma . Anche se è accertato che I sardi bevono il primo bicchiere a 11 anni Nell’isola un preoccupante record nazionale .
Pochi, molto pochi purtroppo sono quelli che fanno qualcosa per smentire il dato. Lo striscione “7 giorni su 7 sbronzi” viene esposto sugli spalti tutte le volte che la Nuorese scende in campo al Quadrivio, ed è apparso anche in numerose trasferte. Il numero di bar e circoli è degno di città di dimensioni ben più elevate e, almeno apparentemente, i gestori riescono tutti a “tirare avanti”.Trattandosi di dati empirici e non scientifici, difficile smentire o confermare la tesi di partenza.
Bisogna affidarsi perciò agli esperti del settore, quelle persone che hanno a che fare quotidianamente con tematiche e problemi legati al consumo ed all’abuso di alcol. È evidente che un problema legato all’abuso dell’alcol è reale. Ricordo che già vent’anni fa la preoccupazione esisteva, e gli ultimi dati analizzati parlavano di un deciso aumento del consumo di alcolici, specialmente tra i giovani. Purtroppo dalle nostre parti è abitudine consolidata - prosegue Podda - passare parte del tempo libero nei bar. Si inizia da giovani e poi l’abitudine rimane».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il comandante della polizia stradale Antonio Pigozzi: «Riscontriamo spesso questa realtà, sia durante i controlli che nei nostri interventi. In circa il 30-35% dei casi di incidente le persone coinvolte hanno un tasso alcolemico superiore ai limiti fissati dalla legge. Il dato è allarmante e sembra destinato a crescere, ma bisogna precisare che è pienamente in linea con la media nazionale».
La circostanza sembrerebbe dunque smentire le leggende, ma qualche dubbio rimane. Il grosso problema, come riconoscono Antonio Pigozzi ed Efisio Podda, risiede nella straordinaria e radicata diffusione di una sottocultura in cui l’alcol è forma privilegiata di aggregazione. Il consumo e l’abuso diventano fatti di cui vantarsi, una forma distorta di balentìa.«Questo rende difficile la nostra lotta - spiega ancora Pigozzi - e ci obbliga ad affiancare alla repressione la prevenzione, iniziando proprio dalle fasce di età più basse. Per questo motivo promuoviamo incontri con i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado».
«È importante che sin da piccoli si impari a rapportarsi con l’alcol. L’alcol è dannoso - precisa il dottor Podda - specialmente per l’organismo dei più giovani, che non è in grado di metabolizzare l’alcol».
La missione è, dunque, tenere i giovani lontani dall’alcol. In questa ottica un grosso aiuto potrebbe giungere dall’introduzione dei provvedimenti restrittivi che, a partire dai prossimi mesi, potrebbero limitarne fortemente vendita e consumo nei locali pubblici. I dubbi sono legati all’effettivo controllo sull’osservanza delle restrizioni. Nessuno, comunque, appare disposto ad abbassare la guardia nella speranza che un divieto del genere possa risolvere ogni male.Proprio in questi giorni partirà un corso di primo livello per sommelier organizzato dall’associazione italiana di categoria assieme alla Camera di commercio ed all’Aspen.Sarà forse un caso ma il successo dell’iniziativa, testimoniato dal grande numero di iscrizioni (tanti i giovani), lascia sperare in un approcio con il vino e gli alcolici più corretto.
Va bene che Il Governo è stato costretto vistao il notyevole invcremento del problema ad una scelta importante e ancor più necessaria, alla luce del recente parere dell’Istat. Se, infatti, nel periodo 1998-2005 si è registrato un trend sostanzialmente stabile nella popolazione in generale, non così è per i giovani, in particolare le donne. Il consumo di alcol è aumentato dal 53,3% al 56,3% tra le ragazze di 18-19 anni e dal 57,6% al 60,4% tra quelle di 20-24. E l’incremento riguarda soprattutto i super alcolici. I rischi maggiori riguardano i minorenni. Le immagini raccontano sempre più spesso di giovani e giovanissimi che circolano la sera con una bottiglia in mano, spesso di birra. Per quanto riguarda i sardi sono tra i più forti consumatori d’Europa proprio in questo campo. I dati, quelli che non si vedono, dicono anche che nell’isola, a Cagliari ad esempio, si inizia a bere attorno agli 11 anni. E queste sono le cifre di una ricerca condotta da Roberta Agabio, del dipartimento di Neuroscienze dell’università di Cagliari, tra ragazze e ragazzi delle medie inferiori. Numeri più preoccupanti di quelli nazionali, che portano a 12 anni le prime esperienze alcoliche.
« È stato dimostrato che chi inizia a bere in giovanissima età - spiega Agabio, allieva di Gian Luigi Gessa e presidentessa regionale della Società italiana di alcologia - rischia di diventare alcolista in età adulta. E questo indipendentemente dalla quantità di alcol che si assume. Mentre in coloro che iniziano a fare uso di queste bevande tra i 19-20 anni, questa possibilità diminuisce notevolmente». Ma il fatto «più paradossale è che queste prime esperienze alcoliche - continua Agabio - le si fa non di nascosto, ma in ambito familiare. Un fatto che la dice lunga sulle responsabilità dei genitori e sulla loro mancanza di informazione». E ancora: in Europa, e Italia e Sardegna non fanno eccezione, l’alcolismo è la prima causa di morte nei giovani tra i 15 e i 29 anni. «Sia per gli incidenti in motorino, per i minorenni - spiega Agabio - che per i suicidi, a cui sono maggiormente soggette le ragazze ».
Un quadro che ha fatto da sfondo alle recenti norme, inserite in Finanziaria e relative al divieto di vendere negli esercizi pubblici (bar, ristoranti, discoteche, pub ecc.) alcolici ai minori di 18 anni. Proibizione allargata a qualsiasi acquirente per gli autogrill delle autostrade (aspetto, questo, che non interessa la Sardegna in quanto l’isola possiede solo superstrade). Infatti gli stessi esperti che lavorano sin questo settore fra cui « Ma siamo sicuri che il problema dell’alcolismo giovanile sia risolvibile con un divieto?», dice Gian Carlo Deidda, presidente regionale della Federazione dei pubblici esercizi della Confcommercio, nonchè titolare di un noto ristorante e pizzeria cagliaritani. «Non è forse - continua - un fenomeno ben più complesso?». Gli operatori del settore accusano di proibizionismo le norme: «La storia dimostra infatti che queste impostazioni sono state sconfitte, nel senso che hanno prodotto effetti contrari a quelli sperati». In questo caso, afferma il legislatore, si tratta di proteggere uno dei settori più fragili, i più giovani. «Mi sembra però una norma di facciata - continua Deidda - altrimenti perchè non si interviene anche verso i negozi e supermercati, non esercizi pubblici, che vendono alcolici senza alcun divieto? Credo siano sufficienti le vecchie norme che proibiscono di vendere ai minori di sedici anni. Lo spostamento di due anni non risolve il problema ma, semmai, crea questioni di non facile soluzione: non è facile riconoscere un giovane di 17 anni e mezzo da uno di 18. Per noi sardi, poi, si rischia di creare difficoltà anche all’economia del turismo: molti giovani stranieri si troveranno con divieti a cui non sono abituati ».E poi i turisti degli Usa e del nord d'europa in cui è vietata la vendita e somministrazione degli alcolici ai minori , si troveranno a disagio in quanto ne approffittavano per lasciarsi andare
Le cifre, però, raccontano - come si è visto - scenari inquietanti. «Il problema - precisa Deidda - va visto in termini educativi e di formazione. Allora mi domando: perchè questa nuova legge non prevede forme di sensibilizzazione delle famiglie e degli stessi giovani? Non dimentichiamo che quest’età è quella che accetta meno i divieti, soprattutto se non argomentati e convincenti».
Aspetto, quest’ultimo, raccolto in parte anche dai consumatori. «Se da un lato una morma che regoli la vendita degli alcolici ai minorenni è bene accetta - commenta Romano Satolli, responsabile regionale dell’Unione consumatori - dall’altro i giovani vanno educati. L’eccesso fa sempre male, ma bisogna insegnarlo: anche chi mangia troppo si fa male. Il divieto è una scorciatoia debole, che si lascia dietro una serie di contraddizioni».
Poi, se da un lato c’è troppa condiscendenza verso l’alcol, dall’altro «sarebbe importante insegnare a farne uso con attenzione. Il miglior modo di salvaguardare sia la salute che la cultura del vino è imparare a bere bene, senza creare danni ». Quindi mi sembra , come giustamente affermano molto , che solo vietrare ovvero repriomere non serve a niente , anzi potrebeb peggiore la situazione perchè : 1) i minorenni andranno negli ipermercati e supermercati ad acquistare ciò che nei bar e loro proibito , o se la faranno comprare da ragazzi\e persone più grandi di loro ; 2) e poi come dimostra la storia il proibizionismo ha fallito e nonostante ci siano ancorta articolo proibizionisti sia negli Usa che nel nord europa l'aumento dei ragazzi alcoolizzati è in forte aumento : E poi di questo proibizionismo potrebber o approfittarne le mafie alimentando, col contrabbando, la crescita della criminalità organizzata ( come i gangster degli anni 20\30 in america ) con la divisione delle città in territories per la vendita clandestina degli alcolici. >> e come ci fatto notare nelle prime due serie ( in particolare la II ) de IL padrino nel film gli intoccabili ed infine nell'episodio della serie tv The Simpsons intitolato " homer contro il 18° emnendamento " 3) e poi se andate nei bar il fiine settimnna o la mattina ( quando molti studenti bigiano la scuola ) o la sera vedete moltiragazzi anche al di sotto dei 16 che fanno uso d'alcool . Se passerà questa legge antiliberale vedremo ragazzi checompreranno ( visto che li non è proibito ) comprarsi li gli alcolici .
Quindi di dico NO a questo decreto illiberale e repressivo
1 commento:
Il proibizionismo non porta mai da nessuna parte, però qualche altra strada va trovata assolutamente: non si può permettere che i giovani crscano con queste medie e percentuali di consumo d'alcool.
E la stessa cosa si dovrebbe dire delle sigarette..
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