dall'unione sarda online
Guido Columba, un cronista contro "la legge bavaglio" dall
Non è un rischio ma una certezza: se diventerà legge il disegno del ministro Guardasigilli Angelino Alfano le cronache giudiziarie spariranno da giornali e tg. Nessuna notizia sulle indagini, neanche per reati gravi come mafia e corruzione. Nessuna informazione sugli arresti, neanche dei più pericolosi assassini. E' il bavaglio alla stampa italiana. La strategia è scoperta: si grida allo scandalo dopo la pubblicazione, quasi sempre legittima, delle intercettazioni telefoniche per coprire ben altro disegno . Nel disinteresse generale.
Guido Columba, un cronista contro "la legge bavaglio" dall
Non è un rischio ma una certezza: se diventerà legge il disegno del ministro Guardasigilli Angelino Alfano le cronache giudiziarie spariranno da giornali e tg. Nessuna notizia sulle indagini, neanche per reati gravi come mafia e corruzione. Nessuna informazione sugli arresti, neanche dei più pericolosi assassini. E' il bavaglio alla stampa italiana. La strategia è scoperta: si grida allo scandalo dopo la pubblicazione, quasi sempre legittima, delle intercettazioni telefoniche per coprire ben altro disegno . Nel disinteresse generale.
Ecco perché l’Unione nazionale cronisti italiani da qualche mese ha lanciato una battaglia che ha portato i cronisti di tutta Italia in piazza col preciso intento di coinvolgere l’opinione pubblica nella protesta contro una norma dal sapore anticostituzionale. E ha pure consegnato al Presidente della commissio
Ecco perché l’Unione nazionale cronisti italiani da qualche mese ha lanciato una battaglia che ha portato i cronisti di tutta Italia in piazza col preciso intento di coinvolgere l’opinione pubblica nella protesta contro una norma dal sapore anticostituzionale. E ha pure consegnato al Presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno un documento con i motivi dell’opposizione al testo del ddl Alfano e le richieste di modifica. 'I cittadini non potranno più sapere che cosa succede nelle grandi inchieste di mafia e corruzione', spiega il presidente dell’Unci Guido Columba, 'perchè
L’impressione è che all’opinione pubblica questi temi interessino poco. erché i giornalisti non potranno più scrivere nulla'. -Non si potranno pubblicare gli atti di indagine anche se non più coperti dal segreto istruttorio. 'Chi sostiene la nuova legge dice di preoccuparsi della privacy dei cittadini intercettati, in realtà il disegno Alfano blocca totalmente l’informazione perché impedisce la pubblicazione di tutte le attività di polizia e magistratura, inclusi perquisizioni e arresti, fino all’udienza preliminare. E siccome tutte le grandi inchieste di mafia, corruzione e reati finanziari hanno bisogno di tre o quattro anni di istruttoria, ecco che per un tempo lunghissimo nessuno saprà nulla'.ne Giustizia della Camera Giulia Bongiorno un documento con i motivi dell’opposizione al testo del ddl Alfano e le richieste di modifica. 'I cittadini non potranno più sapere che cosa succede nelle grandi inchieste di mafia e corruzione', spiega il presidente dell’Unci Guido Columba, 'perché i giornalisti non potranno più scrivere nulla'. -Non si potranno pubblicare gli atti di indagine anche se non più coperti dal segreto istruttorio. 'Chi sostiene la nuova legge dice di preoccuparsi della privacy dei cittadini intercettati, in realtà il disegno Alfano blocca totalmente l’informazione perché impedisce la pubblicazione di tutte le attività di polizia e magistratura, inclusi perquisizioni e arresti, fino all’udienza preliminare. E siccome tutte le grandi inchieste di mafia, corruzione e reati finanziari hanno bisogno di tre o quattro anni di istruttoria, ecco che per un tempo lunghissimo nessuno saprà nulla'.
Se non si potrà scrivere neanche degli arresti, le persone spariranno dalla circolazione nel silenzio generale, come in Sud America?
'E’ il rischio fondato che corre la società italiana dal momento che la legge vieta di scrivere qualunque cosa. Vorrà dire che ci saranno desaparecidos di Stato'.
La ratio della norma qual è?
I reati della “razza padrona” non vengono quasi mai giudicati perché i processi vengono ostacolati o trascinati per anni. E quando si arriva a una sentenza, solitamente mite, sono passati molti anni. Così, la vera condanna è quella di essere denunciati all’opinione pubblica. Coprendo gli atti fino al processo potrà succedere che nessuno saprà mai niente .
Insomma, si parla di intercettazioni in realtà si vuol mettere il bavaglio alla stampa sull’intera indagine.
'Proprio così. Del resto, i numeri parlano chiaro: il 95 per cento delle intercettazioni finite sui giornali sono state legittimamente pubblicate, c’è una quota minima di violazione del segreto istruttorio e noi siamo d’accordo che vada punita. Non solo: le nuove norme impongono ai magistrati il dovere di inserire nelle ordinanze soltanto le intercettazioni che riguardano le persone indagate, e noi riteniamo che così si tuteli davvero la privacy dei cittadini estranei alle inchieste penali. Tutto il resto, invece, è pretestuoso'.
I giornalisti possono fare qualcosa, la protesta può davvero far breccia e convincere il governo a far dietro front ? 'Credo di sì. In Italia c’è una coscienza civile. Noi comunque stiamo precostituendo le tutele per poter ricorrere alla Corte costituzionale e, nel caso, andare anche a Strasburgo. Non accetteremo supinamente, ci stiamo battendo contro una cosa ingiusta'.
L’impressione è che all’opinione pubblica questi temi interessino poco.
'Ed è proprio per questo che stiamo facendo il giro delle piazze d’Italia che culminerà il 27 ottobre con una grande manifestazione voluta dall’Unione cronisti alla quale vorremmo partecipassero gli stati generali del giornalismo italiano: Federazione della stampa, Ordine, Inpgi, Casagit, Unci, Usigrai. E’ già tutto organizzato: di mattina ci sarà un dibattito al teatro Capranichetta poi manifesteremo in piazza Montecitorio'.
Ecco perché l’Unione nazionale cronisti italiani da qualche mese ha lanciato una battaglia che ha portato i cronisti di tutta Italia in piazza col preciso intento di coinvolgere l’opinione pubblica nella protesta contro una norma dal sapore anticostituzionale. E ha pure consegnato al Presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno un documento con i motivi dell’opposizione al testo del ddl Alfano e le richieste di modifica. 'I cittadini non potranno più sapere che cosa succede nelle grandi inchieste di mafia e corruzione', spiega il presidente dell’Unci Guido Columba, 'perchè
L’impressione è che all’opinione pubblica questi temi interessino poco. erché i giornalisti non potranno più scrivere nulla'. -Non si potranno pubblicare gli atti di indagine anche se non più coperti dal segreto istruttorio. 'Chi sostiene la nuova legge dice di preoccuparsi della privacy dei cittadini intercettati, in realtà il disegno Alfano blocca totalmente l’informazione perché impedisce la pubblicazione di tutte le attività di polizia e magistratura, inclusi perquisizioni e arresti, fino all’udienza preliminare. E siccome tutte le grandi inchieste di mafia, corruzione e reati finanziari hanno bisogno di tre o quattro anni di istruttoria, ecco che per un tempo lunghissimo nessuno saprà nulla'.ne Giustizia della Camera Giulia Bongiorno un documento con i motivi dell’opposizione al testo del ddl Alfano e le richieste di modifica. 'I cittadini non potranno più sapere che cosa succede nelle grandi inchieste di mafia e corruzione', spiega il presidente dell’Unci Guido Columba, 'perché i giornalisti non potranno più scrivere nulla'. -Non si potranno pubblicare gli atti di indagine anche se non più coperti dal segreto istruttorio. 'Chi sostiene la nuova legge dice di preoccuparsi della privacy dei cittadini intercettati, in realtà il disegno Alfano blocca totalmente l’informazione perché impedisce la pubblicazione di tutte le attività di polizia e magistratura, inclusi perquisizioni e arresti, fino all’udienza preliminare. E siccome tutte le grandi inchieste di mafia, corruzione e reati finanziari hanno bisogno di tre o quattro anni di istruttoria, ecco che per un tempo lunghissimo nessuno saprà nulla'.
Se non si potrà scrivere neanche degli arresti, le persone spariranno dalla circolazione nel silenzio generale, come in Sud America?
'E’ il rischio fondato che corre la società italiana dal momento che la legge vieta di scrivere qualunque cosa. Vorrà dire che ci saranno desaparecidos di Stato'.
La ratio della norma qual è?
I reati della “razza padrona” non vengono quasi mai giudicati perché i processi vengono ostacolati o trascinati per anni. E quando si arriva a una sentenza, solitamente mite, sono passati molti anni. Così, la vera condanna è quella di essere denunciati all’opinione pubblica. Coprendo gli atti fino al processo potrà succedere che nessuno saprà mai niente .
Insomma, si parla di intercettazioni in realtà si vuol mettere il bavaglio alla stampa sull’intera indagine.
'Proprio così. Del resto, i numeri parlano chiaro: il 95 per cento delle intercettazioni finite sui giornali sono state legittimamente pubblicate, c’è una quota minima di violazione del segreto istruttorio e noi siamo d’accordo che vada punita. Non solo: le nuove norme impongono ai magistrati il dovere di inserire nelle ordinanze soltanto le intercettazioni che riguardano le persone indagate, e noi riteniamo che così si tuteli davvero la privacy dei cittadini estranei alle inchieste penali. Tutto il resto, invece, è pretestuoso'.
I giornalisti possono fare qualcosa, la protesta può davvero far breccia e convincere il governo a far dietro front ? 'Credo di sì. In Italia c’è una coscienza civile. Noi comunque stiamo precostituendo le tutele per poter ricorrere alla Corte costituzionale e, nel caso, andare anche a Strasburgo. Non accetteremo supinamente, ci stiamo battendo contro una cosa ingiusta'.
L’impressione è che all’opinione pubblica questi temi interessino poco.
'Ed è proprio per questo che stiamo facendo il giro delle piazze d’Italia che culminerà il 27 ottobre con una grande manifestazione voluta dall’Unione cronisti alla quale vorremmo partecipassero gli stati generali del giornalismo italiano: Federazione della stampa, Ordine, Inpgi, Casagit, Unci, Usigrai. E’ già tutto organizzato: di mattina ci sarà un dibattito al teatro Capranichetta poi manifesteremo in piazza Montecitorio'.
Maria Francesca Chiappe
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