23.10.08

Senza titolo 973

ERO UNA PUTTANA IRONICA


 Viareggio, stazione di Viareggio.  


Stazione vuota. Erano le tre del mattino. Era una notte come tante, dove la solitudine lasciava la testa e l’animo sgombero di pensieri, e dove la voglia di parlare con qualcuno mi faceva pensare ad alta voce, tanto, non mi avrebbe sentito nessuno.


 Presi un taxi.


“Mi porti al mare la prego?”


“Scusi?”


“Al mare! Voglio vedere il mare!”


“Non potrebbe essere più precisa?”


“Lei vada, appena vede il mare si ferma e scendo.Semplice no!”


“Come vuole.”


 


Arrivai sul lungomare. C’era solo la luce di qualche lampione che illuminava la strada e raggi lunari che schiarivano la spiaggia e il mare. Mi incamminai su quella sabbia fredda e corsi, improvvisamente, verso la riva, togliendomi nella corsa le scarpe e i pochi vestiti che avevo indosso. Mi buttai in acqua in reggiseno e perizoma. L’acqua era calda, in contrasto con la sabbia e mi sentivo bene. Guardavo il cielo, le stelle, quella luna bellissima e pensavo che il mondo era lì, a portata di mano, e io, non dovevo fare altro che stringere la presa e fare mio quel pezzo di felicità, per non farlo scappare via come sabbia tra pugni stretti. Quei pensieri mi davano forza per qualche secondo, qualche minuto, giusto il tempo di abbandonarsi a se stessi e immaginare dove si voleva essere e con chi. Io mi figuravo sempre di poter essere in una casa in campagna, grande, con molti animali e bambini, mio marito, che nel sogno non aveva una dimensione reale, anche se, ora, vedevo il volto di Paolo e poi, io, che scrivevo per vivere. Si, nel futuro mi vedevo scrittrice di romanzi gialli, con uno pseudonimo tipo “Evanescente”. -Ecco l’ultimo romanzo della scrittrice “Evanescente”….- suonava davvero bene. Fantasticavo vedendomi impegnata nel sociale, facoltosa, intelligente e amata e rispettata da tutti. Dopo giornate vuote, il piacere di quei pensieri serali mi davano una forza incredibile, una speranza fortissima e quasi non volevo addormentarmi, perché mi sareI svegliata nel mondo di giorno, dove i sognatori sono tutti emarginati e dove regna il profitto. Avrei potuto vendere sogni, così potevo far parte del mondo vero ma, nello stesso tempo, fantasticare. Ero una puttana ironica.


 


Luja

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