ecco il testo dela legge Gelmini chi sarebbe il fazioso ?



Lo  so  che   molti  \e  , soprattutto   quelli che hanno scelto  per  quieto  vivere  o   per  altri motivi  di  non prendere posizione politica  o dichiararsi  apolitici  , si annoieranno di   legggere   ancora  di  scuola  , ma  non  mi  và  , come  sono stato accusato d'essere considerato  fazioso   quando  non  lo sono  .

Ecco la risposta     a chi per la  mia presa  di posizione  (  e di altri  utenti del nostro blog ) in particolare  questi due post 1 2 mi dice  :  <<  sei fazioso  ., e' solo strumentalizzazione si e' solo strumentalizzazione.ma cosa centrano gli istituti superiori e le universita'. comunque nel nostro paese si contesta sempre qualsiasi cosa basta che i sindacati avvallino e alimentino le proteste. forse per nuove tessere e recuperare consensi. leggete bene la riforma voi che la contestate, lavorate di piu' e con piu' dedizione. o almeno cercate di essere propositivi. >>

La  gelmini si rilegga il decreto  , prima d'accusare  a  gli altri che non capiscono  o denunciare   disinformazione  sulla riforma   in particolare   (  ringrazio tantissimo   il  blog  da  cui l'ho tratto  e  che mi  ha fatto capire  che sono nel giusto  bambinicoraggiosi.com ecco qua  il testo integrale e il  suo   piano programmatico e   qui nche   documenti sull'università

a voi  decidere  se  continuare    a non schierarvi  o schierarvi  ,  ditemi pur  che  sono comunista  , ecc  , ma  non ditemi  quando  non lo sono fazioso 


Commenti

paol84 ha detto…
Gente che non sa cosa scrivere vi scrive che siete faziosi... Ma io lo so.

Che riforma è una legge che torna al grembiule (buono, a mio avviso), al voto in condotta (ottimo), ai voti (perfetto) e al maestro unico (PESSIMO!!!!), cose che c'erano prima del '68? (in realtà il grembiule era obbligatorio anche nel 1990).

NON CHIAMATELA RIFORMA.
compagnidiviaggio ha detto…
infatti è per questo che io la chiamo contro riforma , ma pero proporrei a i contestatori le stesse riflessioni


esposte sul epolis del 17102008 a cura di Marco Cobianchi


Gli studenti e gli insegnanti che oggi bloccheranno la scuola per lo sciopero generale contro la riforma Gelmini hanno ragione ad

essere arrabbiati. Ma dovrebbero esserlo per ciò che il decreto legge del ministro non contiene piuttosto che per le quisquilie che contiene.

Lo stato della scuola italiana si meriterebbe proteste ben più radicali di uno sciopero per i soldi buttati al vento, per l’accurata incompetenza che fornisce agli studenti, per la morale impiegatizia che ha tarantolato la maggior parte degli insegnanti, per le baronie che governano le Università, per i concorsi truccati che premiano chi si dimostra più succube al potere dei docenti dei meritevoli,per l’abbandono degli studenti fuori sede, per l’ediliziascolastica che non c’è e, soprattutto, per la totale mancanza di concorrenza tra scuole e atenei che danneggia chi proviene da famiglie che non possono permettersi un insegnamento privato lasciando agli altri il privilegio di frequentare costosi corsi e master con la conseguenza di

realizzare una divisione sociale che dovrebbe risultare insopportabile a chi oggi scende in piazza attardandosi a protestare contro il grembiule. Il desiderio di realizzazione di sé dei ragazzi merita di avere obiettivi più alti.

Come si diceva una volta: siate realisti, desiderate l’impossibile. E l’impossibile odierno sembra essere quello di avere in Italia un sistema che premi davvero chi si impegna. Sembra impossibile, eppure basterebbe poco.Basterebbe pubblicare i dati Invalsi che permetterebbero,città per città, di conoscere quali sono le scuole cheformano meglio gli alunni. Ciò permetterebbe alle famiglie di scegliere a quali insegnanti affidare i figli e

all’amministrazione, di premiare in modo trasparente chi ottiene risultati. Per gli atenei basterebbe non solo abolire il valore legale del titolo di studio, ma, anziché trasformarli in Fondazioni agevolare in termini di finanziamenti pubblici quelli i cui docenti si dimostrano più di

pubblicazioni scientifiche e i cui studenti ottengono i migliori risultati e chiudendo quelli piccoli e inutili. Tutto questo non c’è. Resta un decreto che sfiora soltanto i veri problemi della scuola e un ministro che ha riformato quel minimo indispensabile per poter provocare una protesta

di massa che la facesse passare come una grande riformatrice. Che non è. Come non lo è chi la contesta.


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