Lo so che molti \e , soprattutto quelli che hanno scelto per quieto vivere o per altri motivi di non prendere posizione politica o dichiararsi apolitici , si annoieranno di legggere ancora di scuola , ma non mi và , come sono stato accusato d'essere considerato fazioso quando non lo sono .
Ecco la risposta a chi per la mia presa di posizione ( e di altri utenti del nostro blog ) in particolare questi due post 1 2 mi dice : << sei fazioso ., e' solo strumentalizzazione si e' solo strumentalizzazione.ma cosa centrano gli istituti superiori e le universita'. comunque nel nostro paese si contesta sempre qualsiasi cosa basta che i sindacati avvallino e alimentino le proteste. forse per nuove tessere e recuperare consensi. leggete bene la riforma voi che la contestate, lavorate di piu' e con piu' dedizione. o almeno cercate di essere propositivi. >>
La gelmini si rilegga il decreto , prima d'accusare a gli altri che non capiscono o denunciare disinformazione sulla riforma in particolare ( ringrazio tantissimo il blog da cui l'ho tratto e che mi ha fatto capire che sono nel giusto bambinicoraggiosi.com ) ecco qua il testo integrale e il suo piano programmatico e qui nche documenti sull'università
a voi decidere se continuare a non schierarvi o schierarvi , ditemi pur che sono comunista , ecc , ma non ditemi quando non lo sono fazioso
2 commenti:
Gente che non sa cosa scrivere vi scrive che siete faziosi... Ma io lo so.
Che riforma è una legge che torna al grembiule (buono, a mio avviso), al voto in condotta (ottimo), ai voti (perfetto) e al maestro unico (PESSIMO!!!!), cose che c'erano prima del '68? (in realtà il grembiule era obbligatorio anche nel 1990).
NON CHIAMATELA RIFORMA.
infatti è per questo che io la chiamo contro riforma , ma pero proporrei a i contestatori le stesse riflessioni
esposte sul epolis del 17102008 a cura di Marco Cobianchi
Gli studenti e gli insegnanti che oggi bloccheranno la scuola per lo sciopero generale contro la riforma Gelmini hanno ragione ad
essere arrabbiati. Ma dovrebbero esserlo per ciò che il decreto legge del ministro non contiene piuttosto che per le quisquilie che contiene.
Lo stato della scuola italiana si meriterebbe proteste ben più radicali di uno sciopero per i soldi buttati al vento, per l’accurata incompetenza che fornisce agli studenti, per la morale impiegatizia che ha tarantolato la maggior parte degli insegnanti, per le baronie che governano le Università, per i concorsi truccati che premiano chi si dimostra più succube al potere dei docenti dei meritevoli,per l’abbandono degli studenti fuori sede, per l’ediliziascolastica che non c’è e, soprattutto, per la totale mancanza di concorrenza tra scuole e atenei che danneggia chi proviene da famiglie che non possono permettersi un insegnamento privato lasciando agli altri il privilegio di frequentare costosi corsi e master con la conseguenza di
realizzare una divisione sociale che dovrebbe risultare insopportabile a chi oggi scende in piazza attardandosi a protestare contro il grembiule. Il desiderio di realizzazione di sé dei ragazzi merita di avere obiettivi più alti.
Come si diceva una volta: siate realisti, desiderate l’impossibile. E l’impossibile odierno sembra essere quello di avere in Italia un sistema che premi davvero chi si impegna. Sembra impossibile, eppure basterebbe poco.Basterebbe pubblicare i dati Invalsi che permetterebbero,città per città, di conoscere quali sono le scuole cheformano meglio gli alunni. Ciò permetterebbe alle famiglie di scegliere a quali insegnanti affidare i figli e
all’amministrazione, di premiare in modo trasparente chi ottiene risultati. Per gli atenei basterebbe non solo abolire il valore legale del titolo di studio, ma, anziché trasformarli in Fondazioni agevolare in termini di finanziamenti pubblici quelli i cui docenti si dimostrano più di
pubblicazioni scientifiche e i cui studenti ottengono i migliori risultati e chiudendo quelli piccoli e inutili. Tutto questo non c’è. Resta un decreto che sfiora soltanto i veri problemi della scuola e un ministro che ha riformato quel minimo indispensabile per poter provocare una protesta
di massa che la facesse passare come una grande riformatrice. Che non è. Come non lo è chi la contesta.
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