Scuola, Soru ricorre alla Consulta
Denunciata alla Consulta l’illegittimità dei tagli del decreto Gelmini
Scuola, Soru ricorre alla Consulta
Denunciata alla Consulta l’illegittimità dei tagli del decreto Gelmini
E’ guerra aperta tra regioni e governo. Dopo la breve luna di miele con la sanzione di una maggiore autonomia gestionale prevista dal federalismo, varato sulla carta un mese fa, il governo imbraccia il fucile e minaccia di commissariare quelle regioni che non “tagliano”� le scuole secondo l’art.3 del decreto 154 della riforma Gelmini entro il 30 novembre. Una scure che colpirebbe i complessi scolastici con meno di 500 alunni: circa quattromila, secondo alcuni, poco meno di tremila, secondo altri. La contestazione più dura contro il governo è arrivata ieri dalla Regione Sardegna che ha deciso di impugnare la normativa davanti alla Consulta.
Denunciata alla Consulta l’illegittimità dei tagli del decreto Gelmini
E’ guerra aperta tra regioni e governo. Dopo la breve luna di miele con la sanzione di una maggiore autonomia gestionale prevista dal federalismo, varato sulla carta un mese fa, il governo imbraccia il fucile e minaccia di commissariare quelle regioni che non “tagliano”� le scuole secondo l’art.3 del decreto 154 della riforma Gelmini entro il 30 novembre. Una scure che colpirebbe i complessi scolastici con meno di 500 alunni: circa quattromila, secondo alcuni, poco meno di tremila, secondo altri. La contestazione più dura contro il governo è arrivata ieri dalla Regione Sardegna che ha deciso di impugnare la normativa davanti alla Consulta.
La Regione ha infatti deciso di sollevare questione di illegittimità costituzionale. «L’articolo 64 - sostiene una nota - viola infatti lo statuto speciale della Sardegna. Il decreto voluto dal ministro Gelmini - prosegue la Regione - pretende di determinare dall’alto l’assetto ordinamentale del sistema organizzativo e didattico della scuola, senza tener conto che la titolarità di tali prerogative appartiene, per disposto costituzionale, alle Regioni».
In serata anche il presidente del consiglio regionale della Sardegna, Giacomo Spissu ha espresso «pieno sostegno all’iniziativa della giunta, giudicando grave la decisione del governo nazionale e del ministro Gelmini di invadere competenze che sono anche regionalei». Oltre che per la Sardegna, comunque, il provvedimento governativo è di sicuro una mannaia per tanti piccoli centri e paesi. Gli amministratori locali hanno posto la rimozione di questo articolo del provvedimento come condizione per proseguire il confronto con il governo nel pomeriggio alla conferenza «unificata». Raffaele Fitto, ministro per le Regioni, ha chiesto «un approfondimento sulle richieste poste». E tanto si è spinto oltre lo scontro che la regione Sardegna ha fatto ricorso alla corte costituzionale, sostenendo che il decreto Gelmini lede l’a utonomia della regione e viola l’art.118 della costituzione, che stabilisce le funzioni delle regioni.
Maria Stella Gelmini, presente all’incontro, si è appartata con il ministro Fitto propenso ad una sospensione e ha puntato i piedi. «Ha ragione il ministro Tremonti» ha detto «a pretendere il rispetto della norma che impone la razionalizzazione dei plessi scolastici». Norma, precisa, voluta dal centrosinistra, concepita dal ministro Bassanini nel 1998. Non è stata proprio una rottura formale. Perchè il ministro Fitto ha lasciato uno spiraglio alle regioni. Il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani ha riconosciuto questo sforzo: «Ho visto il ministro Fitto impegnato a mantenere il dialogo per risolvere la questione. Noi aspetteremo, ma quello del commissariamento è un principio inaccettabile che noi abbiamo appreso solo dopo la lettura del testo del decreto». Prima dell’incontro, Errani aveva specificato che le Regioni considerano il commissariamento «un punto istituzionalmente gravissimo». Per l’amministratore «è gravissimo che le regioni siano venute a conoscenza di quest’articolo solo leggendo il testo, che peraltro riguarda la sanità e non la scuola, senza aver avuto dal ministero alcuna comunicazione».
Nessuna sorpresa invece per quanto riguarda il tempo pieno. Il premier Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa a Bruxelles, ha assicurato che il tempo pieno ci sarà e sarà aumentao del 50-60 per cento «perchè ci saranno più insegnanti a disposizione dopo la decisione del governo di tornare al maestro unico». I numeri però non sono così certi. Si parla di un taglio di 10.000 classi in scuole per lo più di zone montane o paesi isolati.
( la nuovas sardegna del 17 ottobre 2008)
In serata anche il presidente del consiglio regionale della Sardegna, Giacomo Spissu ha espresso «pieno sostegno all’iniziativa della giunta, giudicando grave la decisione del governo nazionale e del ministro Gelmini di invadere competenze che sono anche regionalei». Oltre che per la Sardegna, comunque, il provvedimento governativo è di sicuro una mannaia per tanti piccoli centri e paesi. Gli amministratori locali hanno posto la rimozione di questo articolo del provvedimento come condizione per proseguire il confronto con il governo nel pomeriggio alla conferenza «unificata». Raffaele Fitto, ministro per le Regioni, ha chiesto «un approfondimento sulle richieste poste». E tanto si è spinto oltre lo scontro che la regione Sardegna ha fatto ricorso alla corte costituzionale, sostenendo che il decreto Gelmini lede l’a utonomia della regione e viola l’art.118 della costituzione, che stabilisce le funzioni delle regioni.
Maria Stella Gelmini, presente all’incontro, si è appartata con il ministro Fitto propenso ad una sospensione e ha puntato i piedi. «Ha ragione il ministro Tremonti» ha detto «a pretendere il rispetto della norma che impone la razionalizzazione dei plessi scolastici». Norma, precisa, voluta dal centrosinistra, concepita dal ministro Bassanini nel 1998. Non è stata proprio una rottura formale. Perchè il ministro Fitto ha lasciato uno spiraglio alle regioni. Il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani ha riconosciuto questo sforzo: «Ho visto il ministro Fitto impegnato a mantenere il dialogo per risolvere la questione. Noi aspetteremo, ma quello del commissariamento è un principio inaccettabile che noi abbiamo appreso solo dopo la lettura del testo del decreto». Prima dell’incontro, Errani aveva specificato che le Regioni considerano il commissariamento «un punto istituzionalmente gravissimo». Per l’amministratore «è gravissimo che le regioni siano venute a conoscenza di quest’articolo solo leggendo il testo, che peraltro riguarda la sanità e non la scuola, senza aver avuto dal ministero alcuna comunicazione».
Nessuna sorpresa invece per quanto riguarda il tempo pieno. Il premier Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa a Bruxelles, ha assicurato che il tempo pieno ci sarà e sarà aumentao del 50-60 per cento «perchè ci saranno più insegnanti a disposizione dopo la decisione del governo di tornare al maestro unico». I numeri però non sono così certi. Si parla di un taglio di 10.000 classi in scuole per lo più di zone montane o paesi isolati.
( la nuovas sardegna del 17 ottobre 2008)
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