29.7.14

Quanto piace la “pornografia sentimentale” al pubblico




ha ragione http://l-isola-di-lolla.blogautore.repubblica.it/2014/07/28/ in cui parla ( vedere articolo sotto ) di spettacolarizzazione o meglio pornografia dei sentimenti dei sentimenti . Che dire , se non che , purtroppo è la dura realtà. ormai da quasi 40 anni su 60 che la tv italiana ( limitandoci ad essa ) è una tv sempre più cannibale , è alla frutta e non sa cosa sfruttare per fare ascolti

Ci hanno abituati alla spettacolarizzazione dei sentimenti, ci hanno abituati al fatto che possiamo assistere alle tragedie altrui comodamente seduti sul divano, con le patatine al pepe rosa sul tavolino e l’Aperol soda in mano. “Carramba che sorpresa” è stato un precursore della pornografia sentimentale, ma chi poteva immaginarlo mentre guardava la Carrà nel suo caschetto sfavillante quasi vent’anni fa? Ci hanno anestetizzati, resi insensibili di fronte alle lacrime e ai singhiozzi di madri esasperate, di famiglie lontane, di storie finite. In televisione e sul web tutto è vendibile, mercificabile, riutilizzabile,
come in un allevamento intensivo delle emozioni. E se non sono vere, queste emozioni, allora si pilotano, come il Grande Fratello ci insegna: il colpo di scena, l’entrata di un nuovo personaggio, la tensione creata ad hoc per far scontrare i concorrenti. In questo enorme “The Truman show”, dopo anni di Barbara D’Urso con le sue espressioni sgomente, nonostante io mi sia impermeabilizzata anche di fronte alle lacrime più sincere, ho scoperto che posso ancora scandalizzarmi. Recentemente, dopo l’abbattimento dell’aereo di linea malese diretto verso Kuala Lumpur, sono state diffuse alcune foto del profilo Instagram di un ragazzo che era presente a bordo. Una in particolare mostrava il suo passaporto e la didascalia da brividi: “Adios amigos”. I commenti degli amici che gli auguravano buon viaggio, qualcuno addirittura esprimeva la sua invidia. Ebbene sì, ci sono cascata anche io, con tutte le scarpe, in queste sabbie mobili del macabro: mi sono ritrovata a cercare il suo nome sul web e a guardare il suo profilo con il resto delle foto. Mi sono ritrovata a sorridere scorrendo uno dopo l’altro gli scatti con i suoi amici abbracciati in riva al mare, i tramonti, la sabbia bianca, i viaggi che faceva, la sensibilità e il gusto estetico evidente in ogni foto. Che vita piena doveva avere, che vita ricca, ho immaginato; “come mi dispiace”, ho pensato. Ed eccolo lì, il risultato matematico e lineare: ancor più della tragedia stessa, è il gusto del macabro che attira, che è vendibile, sfruttabile. Mentre leggevo la storia di quel ragazzo, a poche ore dalla tragedia, quando ancora i corpi senza vita dovevano essere estratti dalle macerie, a fianco alle sue foto e ai suoi sorrisi, alle sue didascalie tipiche di chi ha il mondo in pugno e non vuole far altro che vivere la vita zaino in spalla, i banner pubblicitari di Google Adsense spuntavano di lato: uno a sponsorizzare i fanghi anticellulite per la temuta prova costume e un altro per un volo last minute verso un’isola tropicale. Il destino beffardo sembrava in grado di fare del sarcasmo anche in questa occasione. Consapevole che i motori di ricerca non hanno sentimenti (ma io sì) ho dovuto chiudere immediatamente la pagina, premendo forte la X rossa in alto, per uscirne il più presto possibile. Quasi vergognandomi di aver morbosamente violato quel profilo, quelle foto, quegli stralci di vita di uno sfortunato ragazzo a me sconosciuto.

E'  proprio vero, il mondo ormai va così e non possiamo farci niente ( se non lottare contro i mulini a vento ed essere scambiati per pazzi o snob ) o meglio avremmo potuto, se la società cioè non avesse accettato passivamente e acriticamente programmi spazzatura non modo da fornire spirito critico e elementi di resistenza al lavaggio del cervello alla generazione precedente ( quella degli anni '80 \90 ) che ha ormai già messo al mondo dei figli plasmati su questi schemi.
Avremo evitato che la [ sic ] Rai rispondesse alla nascita Mediaset con lo stesso livello inculturazione anziché con la cultura e che quindi ormai i media rappresentano la seconda famiglia, dettano legge e direi buona parte dell’educazione che i più giovani assorbono in maniera viscerale..
IO come l'autrice dell'articolo sopra riportato faccio parte di quella generazione di mezzo , cioè fra il 68 e il reflusso \ edonismo degli anni 80 (  vedere  i due  due  documentari sotto in particolare  il secondo  cioè Videocracy - Basta apparire  2009 diretto da Erik Gandini.  qui maggiori dettagli  \  informazioni  )




ma devo dire che, nonostante la consapevolezza e qualche anticorpo al pattume culturale dello stato attuale delle cose, a volte mi lascio coinvolgere dal gusto del macabro, dalle spettacolarizzazioni televisive dei sentimenti, dalla teatralità dei racconti..purtroppo questo fenomeno non accenna a diminuire e non sembra conoscere crisi..e tuttavia, come accennavi, rischiamo di renderci sempre più insensibili..dirò una banalità però fa riflettere come ci si commuova per uno sconosciuto quando spesso non si degna nemmeno di uno sguardo i mendicanti (ormai sempre più anziani) che ti chiedono una moneta per andare avanti..
Infatti dopo aver visto :  1)    le prime due edizioni del grande  fratello ed   un edizione d'amici   . La  prima  per  curiosità , nonostante  sia  il  mie vecchi   che il prof  di letteratura  dell'epoca   lo sconsigliavano  , ma  io  per la mia testardaggine di vedere  le  cose  a  tutti i  costi  e  non fidarmi  di giudizi aprioristici  , ma soprattutto per  vedere  come la tv  avrebbe messo in atto quello   che  G. Orwell aveva predetto  con il suo   romanzo   1984  . La seconda ( anche se alternata alla versione comico\ satirica di mai  dire  grande  fratello   della Gialappas  ) perchè " imposta  " dai miei coinquilini    e perchè  certi personaggi  , se pur manovrati   con i microfoni facevano ridere  .  2)  la  prima ( o una delle prime  edizioni )  di amici  perchè  c'era un mio compaesano fra i protagonisti     e perchè  credevo fosse  come il film  e  poi la serie  omonima    saranno famosi  .
Ma  dopo aver  visto  il  film   the truman show    (  sotto il promo )  sto attuando   la stessa scelta di


 Clizia  autrice  del  commento al post citato prima di Lolla 29 luglio 2014 alle 12:46
Personalmente non guardo mai questi programmi….reality o varietà in cui si chiede alle persone di piangere pubblicamente sulle proprie tragedie. Sarò anche cattiva ma ultimamente mi chiedo se siano davvero reali, perchè se lo fossero come può una persona straziata dal dolore più lacerante accettare di truccarsi, vestirsi e prepararsi per raccontarlo in tv? Allora non è dolore…. perchè diciamocelo, se la mia famiglia è stata devastata da una tragedia l’ultima cosa di cui io mi preoccupo è truccarmi per andare in tv e piangere davanti a tutti…… Eppure queste sono le stesse storie che tutti i tg anticipano….le storie di cronaca nera di cui tutti i giornali parlano e riparlano, quindi sono reali. Eppure non capisco. A me darebbe fastidio dover parlare con un giornalista di mio figlio morto sgozzato …. penso che piuttosto che uscire di casa e vendere dichiarazioni mi tagllierei un dito, ma anche un braccio e il resto del corpo. mi viene da pensare che siano tutte montature per fare notizia….
Eppure sembrerebbero proprio vere.
Io non ho mai seguito il grande fratello, anche se ricordo abbastanza bene le prime tre-quattro edizioni che ho guardato di tanto in tanto ma le consideravo quasi come una soap, per me erano paragonabili a qualsiasi programma tv, una storia con attori e copioni. Niente di vero , serio o reale. E invece ultimamente sto riflettendo sul fatto che il GF come tutti gli altri reality in cui tot persone vengono “rinchiuse” in case, isole , ecc, possano essere considerati dei veri e propri esperimenti sull’uomo. non penso che l’idea sia “male”. “Cosa succederebbe se io metto dieci persone in questa casa senza tv, computer, cellulari per 100 giorni? Cosa succede? In passato molti studiosi si sono avvicinati al fare questo genere di cose. Può sembrare crudele come cose però a me incuriosisce…… e lo seguirei se purtroppo non ci fosse questa spettacolarizzazione dei sentimenti. se non si chiamassero in causa persone con passati oscuri da dover raccontare per fare audience o continue entrate e uscite dalla casa, dalla cantina, dalla suite, dalla stalla…… ora è diventato caotico e quello che poteva di base essere un programma a mio parere interessante è diventato un vero e proprio pollaio. Non è possibile che appena accendo la tv veda gente piangere e vendere la propria storia….. mi viene da chiedere se davvero questi ragazzi stiano tutto il tempo chiusi nella casa o no. In genere la spettacolarizzazione dei sentimenti non la tollero, sembrerà brutto ma ora noto che si è diffusa sul tubo. Oltre alla miriade di ragazze che si svegliano scoprendo che la loro più grande aspirazione è quella di diventare makeup artist (nulla da ridire…..mestiere rispettoso come tutti gli altri, se fosse autentico e non una moda) e che piangono ad ogni video perche raccontano la loro piccola tragedia personale, o quanto si siano commosse per la tal cosa o il tal evento. io di base sono una persona riservata e non amo parlare dei miei problemi a tutto il mondo, d’altra parte trovo che lo sfogarsi sia importantissimo e quando succede e ho intorno persone che amo sto meglio…come d’altra parte mi fa piacere che persone che amo si sfoghino con me o abbiano anche dei crolli in pubblico perchè esasperate da una serie di eventi e io in qualche modo riesca a dar loro conforto.
Al di la di tutto ciò che ho detto, che può essere condiviso o meno (ci mancherebbe!!!!) la domanda finale che mi pongo è la seguente: probabilmente le vicende di vita chiacchierate o le tragedie sono reali. Sono reali tutti i fatti di cronaca nera, sono reali le storie delle ragazze che su internet piangono la loro storia personale…….. ma in ogni caso se hanno la forza di mettersi davanti ad uno schermo e vendere tutto quello che è successo piangendo e disperandosi….sarà vero anche il loro dolore?
Anche   a costo di passare  per  snob  o    suscitare clamore  e preoccupazione   perchè  durante  un uscita  con la compagnia  tutti\e  stanno parlando di reality e menate  varie  ed  io  non guardando simili sconcezze  ( metaforicamente  parlando  )   sono rimasto   in silenzio    per  una buona mezz'oretta  . Ora  se   tutti  faremo un gesto di resistenza    come suggerisce   questa  famosa  canzone   di Sabrina  Guzzanti  





e smetteremo di mandare   il cervello all'ammasso in cassa integrazione   cvin riprenderemo la  nostra  dignità  e  avremo una  tv  meno cannibale

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