La Via Francigena percorsa in 20 anni con 250 acquerelli.


FEDERICO TADDIA
Ogni luogo è fonte di gioia e di sofferenza: per indole metto immediatamente le radici ovunque, e quando il mio cavalletto mi porta altrove sono costretta a doverle strappare». Ha l’eleganza dell’artista e la pazienza di chi sa attendere la sfumatura giusta Jannina Veit Teuten, 75 anni, pittrice inglese che ha scelto di vivere in Toscana dal 1970, e da due decenni vaga con i suoi acquerelli sulle orme di Sigerico, l’arcivescovo di Canterbury che con il viaggio a piedi verso Roma attorno all’anno 900 disegnò la Via Francigena.   
«Quando nel 1993 ho dato il via al progetto pochissime persone avevano le idee chiare su quale fosse l’itinerario
dalla bacheca  dell'autore  https://www.facebook.com/pages/Federico-Taddia/40510898249
dell’Arcivescovo: è stato faticoso trovare le informazioni corrette. Ora non saprei più contare le volte in cui sono andata avanti e indietro in treno, bus, aereo, a piedi, in bicicletta e in camper: io, i miei pennelli e i miei colori». Nato in occasione del Giubileo del 2000 il «Via Francigena project» prevedeva di raccontare per immagini chiese, borghi, case, vedute, squarci catturati dallo sguardo di Jannina. Con la realizzazione di 144 acquerelli esposti in 23 mostre organizzate lungo l’itinerario dei pellegrini. Ma l’ispirazione della ritrattista inglese che ha fatto dell’Italia la sua
sempre  dalla stessa  fonte  
prima casa, di chilometro in chilometro si è alimentata, nel desiderio continuo di mostrare, con leggerezza e sapore antico, questo cammino storico e spirituale, tanto da aggiungere altre 100 opere alla collezione. «In tanti si fermano quando mi vedono mentre ritraggo il paesaggio. Altri mi vengono a dire che i genitori, o loro stessi, sono nati dentro una certa porta o una finestra che ho dipinto. In un’epoca dove tutti con gli smartphone scattano centinaia di foto, colpisce che un acquerello, nel suo essere lento, imperfetto e bisognoso di fatica e concentrazione, sappia ancora suscitare immedesimazione. E io felice di essere la viandante di queste emozioni». 

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