10.12.08

Senza titolo 1088

IL MIO LAVORO, IL MIO NOME, LA MIA STORIA


 



I miei giorni continuavano a scorrere come un fiume in piena senza argini: veloci, dirompenti, rapaci e senza una linea guida capace di inventarmi di nuovo o concedermi una strada alternativa da seguire senza intoppi e senza le finte illusioni che da sempre mi accompagnavano. Mi stavo lasciando vivere senza cercare di catturare ciò che volevo davvero; prendevo ciò che la vita mi elemosinava mentre i giorni scorrevano e, quel dannato lunedì, si avvicinava sempre di più. Forse Paolo, lo psicologo stronzo, sarebbe tornato, o forse sarebbe sparito per sempre dalla mia vita; volevo vederlo ma avevo paura di incrociare di nuovo i suoi occhi neri: neri come il carbone nero, aggressivi e scrutatori come una mano gelida che mi aveva violentato l’anima da dentro; io, invece, da brava puttana quale ero, lo avevo lasciato fare e, per un attimo, avevo raggiunto il mio orgasmo, solo fissandolo in viso per un secondo eterno; un piacere che era diverso da quello che mi regalava il sesso, un piacere nuovo, mai provato prima d‘ora.


Con il suo volto chiaro e deciso e con la sua voce calda e sincera aveva avuto prima il potere di dare pace ai miei sensi e, subito dopo, di sconvolgerli completamente.


Avevo fretta di vivere perché sentivo che non stavo più vivendo ma passeggiando sopra i miei giorni; volevo rivederlo ma avevo paura; e dentro di me qualcosa si stava muovendo finalmente, il mio corpo stava mutando, la mia anima era stata seviziata, il mio cuore e la mia testa si maledivano a vicenda e io, ero spettatrice del mio più grande sfacelo: l’espiazione da me stessa.


L’amore; i baci; il sesso; le carezze lunghe una notte intera; le mani che sfioravano mani sempre nuove; il vuoto del mio cuore. Perché tutto ciò? Perché non sapevo che farne della mia vita? Perché non riuscivo ad avere ciò che volevo?


Ma io, fondamentalmente, cosa desideravo davvero?


 


Il telefono che squillò era una campana veloce che trillava l’orecchio.


Era Marta.


“Ciao Maria. Finalmente ti trovo! Che fine avevi fatto? Con Paolo?”


“….anche io sono felice di sentirti! Con Paolo non so se ci sarà una seconda seduta.”


“Lo hai trattato male come al tuo solito? Sei una grandissima stronza lo sai?!”


“No, non è quello, è che è un grandissimo ciarlatano. Non sa fare il suo lavoro.”


“La verità è che tu sei intrattabile!”


“Può darsi….. Ma dove sei ora?”


“Sono a Rimini con un cliente. Un riccone che mi sta pagando la vacanza. Ti sento evasiva, hai qualche problema?!”


“Il solito, sono confusa e non vedo nulla di buono nel mio futuro!”


“Non dire queste cazzate amore mio. Sei una gran bella prostituta anche te, se ti impegni puoi arrivare a guadagnare quello che guadagno io…ahaha. Certo forse non sarai mai alla mia altezza, poiché io le tue crisi non le vivo….. la mia è una missione che porterò a termine da vincente.”


“Ma lo capisci o no che è proprio questo quello che non voglio, e tu continui a remarmi contro…”


“Senti Maria, tu hai bisogno di un consiglio da amica o vuoi sentire solo quello che ti fa piacere a te? Sei in crisi? Bene, io ti dico di uscirne tornando a fare quello che sai fare meglio, ovvero la puttana. Ma non capisci che per gente come noi non c’è nulla in questo mondo, non siamo fatte per l’amore e non siamo fatte per fare qualche altro lavoro che non sia scopare!....E sinceramente la donna delle pulizie non mi aggrada….


Maria, io ti ho accolta come una figlia perché in te rivedevo me stessa e la mia voglia di essere la migliore nel mio campo, quindi per favore, non deludermi cercando qualcosa che non puoi trovare…… perché non esiste!”


“D’accordo Marta, forse hai ragione tu, forse questa mia ansia è dovuta alla mancanza di qualcosa di stabile.!”


“Ma qualcosa di stabile lo hai: il tuo lavoro, il tuo nome e la tua storia…pensaci! Ora scappo, un bacio Marì!”


 


Luja


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