30.12.08

L'ultima dell'anno

 








Gerusalemme: il Monte degli Ulivi e la Valle di Giòsafat.

 

 

Senza il Gruppo Emmanuele non avrei mai visitato la Terra Santa: Israele. Se lo sapesse, papa Benedetto potrebbe accusare un colpo fatale. Lo vedremmo aggirarsi smarrito nei sacri palazzi, con lo sguardo sbilanciato e roteante di chi avverte sgretolarsi il suo mondo cristallino. Degli omosessuali credenti e, per di più, in pellegrinaggio:  il concretarsi, per lui, d'un mondo rovesciato, forse dell'Apocalisse prossima ventura. E io, al loro fianco, ancor più inspiegabile! Ma lo lascerei volentieri ai suoi impolverati fantasmi di eugenica spirituale. Gesù era il rifiutato e tra i suoi avi contava prostitute, trafficoni, in altre parole tipi sghembi. Il mito della "purezza" non è cristiano nella sua origine. Ma l'angolo di Dio è anche l'angolo più pagano.


  Presso il Muro della Spianata del Tempio, conosciuto come Muro del Pianto.


 

Assieme ai miei amici ho ripercorso, durante i mesi estivi, le tappe del cammino terreno di Cristo. I pellegrini sono rispettati dai tempi delle Crociate, ma in ogni sasso intriso, Hanif Kureishi avrebbe scritto sodomizzato" dalla religione, traspira non l'aura mistica del cielo, ma quella più carnale e smodata d'un doloroso e irrefrenabile odio. Per gli israeliani di religione ebraica, non eravamo che dei goìm: invisibili, eppure controllati - e non amati. I palestinesi, nel calore essudato e placato da inebrianti spremute di melograno, riempivano l'aria immota della loro allegra e vitale comunicativa, partenopei sotto un cielo orientale. Ma le loro abitazioni sono inghiottite in un pietrame aguzzo, senza nessuna speranza, dove l'umanità langue e il suicidio per Dio resta l'unica speranza di sentirsi vivi e non granuli d'anonima rena.
E la strana e ridotta schiera dei cristiani d'Israele, taciti, etiopi, biondi e mori, solitari, dove la sobrietà s'inerpicava nella tristezza dell'impotenza senza fine, come mi confidò Robert, orefice a Betlemme: "Qui si respira una tensione inestinguibile, e noi siamo soli e dimenticati. L'Europa non pensa a noi". Stranieri più di altri, nomadi dello spirito. Tutto come oggi, come allora.


       Una miserrima abitazione al confine coi Territori occupati: intorno, il nulla.

Il Muro impropriamente detto del Pianto - dove non si piange, si medita, dove dicono che gli uomini cullino la Bibbia come un fantolino e prorompano di lodi improvvise e sovrane; lo dicono, perché io, donna, ero relegata con le mie congeneri in un altro lato, il più angusto e ristretto, e qualcosa forse ci accomunava, reiette come siamo in ogni contrada - il Muro del Pianto (Muro della Spianata del Tempio) mi attirava inesorabilmente, ha spinto le mie mani dentro quelle rughe a forma di fessura, e non ho potuto che ricordare il salmo... che non nomino, perché non devo, non posso, non voglio. Se si tratta d'un dialogo con Dio, dev'essere unico e indivisibile: come durante l'agonia, quando tutto il resto viene cancellato.



"E' un Dio che è morto", del resto: proprio lì, nella sua culla. Vi muore ogni volta che si uccide e si crea una religione, vi muore quando un bisogno umano si sostituisce a lui, e suscita altre vittime.
Vi muore in questi giorni, e per quella madre che ha perso sei figlie, e che disperata accusa "Morisse un bimbo israeliano il mondo proverebbe un sussulto di sde-gno, ma per noi non accade nulla" nessuna parola potrà mai cancellare la potenza veridica e accusatoria di quelle parole. Non si tratta del bambino di gesso (D. Maria Turoldo) dei nostri statici presepi, decorati con neve di cotone, nemmeno immaginata, se non come impalpabile manna, negli stretti uadi della reale e aspra terra del redentore inosservato. Vi muore attraverso una croce, un cratere di razzi, un filo spinato, accanto agli inestinguibili sensi di colpa degli europei, alle fole sulla democrazia esportabile, ai tatticismi vani e inconsistenti. Vi muore per attestare al mondo che lì, in quel fazzoletto sperduto di polvere, in ogni angolo, è tuttavia presente, ma sta a noi, e solo a noi, farlo risorgere. Perché questo è il compito di Dio, e di qui passa, volente o nolente, la nostra dannata redenzione.






    Dopo i bombardamenti a Gaza: immagini che i mezzi di comunicazione non pubblicano.














 



 








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