29.12.08

Fools in love

E poi nessuno risponde.
No, forse non si può cominciare così. Partiamo dal principio.
Sei stravaccato sul tuo divano. Sì, hai capito bene, stravaccato. Non sistemato elegantemente come un lord o come potrebbe stare Queen Elizabeth nei suoi palazzi in Inghilterra quando decide di farsi una siesta, no. Sei messo tutto storto, hai addosso ancora le scarpe, per non parlare del resto del vestiario che ormai ha ben poco di presentabile tutto stropicciato com'è ora. Sì, insomma sei rimasto folgorato da quell'ultimo stralcio di quell'inutile telefilm romantico alla tv e non hai saputo resistere, neanche il tempo di metterti in pantofole, di mettere su le robe per la casa, ti sei trovato buttato sul divano adagiato come deve sentirsi una busta nel bidone della spazzatura. Ma il divano è la tua culla per quando le cose vanno male e il tuo trampolino per quando invece vanno così bene da aver una pazza voglia di saltar giù dai palazzi. La realtà è che sei solo in casa, sei single come si dice ora, come dicono tutti neanche ti stessero facendo un complimento. Che poi mentre lo dicono sorridono e non si capisce perché dovrebbero. Cosa vi sorridete? Pigliate per il culo? "Ah sei single? Beato te!" Beato me? Ma cosa ci perdi allora a lasciare il tuo tipo e andartene a stare da sola? Mah... valli a capire, maledetti ipocriti. Gente troppo abituata a lamentarsi di tutto, persino del sapore dell'aria che respira, per accorgersi di tutto quello che hanno, di quello che rubano agli altri quando gli passano accanto, quando solo fanno un diniego, quando soltanto accennano un gesto che tradisca insoddisfazione. Sei solo e allora? Non c'è mica bisogno che ci siano tipi che stiano necessariamente lì a ricordartelo. A quello ci pensi già da solo per metà della giornata. Insomma sei lì sul tuo maledetto divano, simbolo di tutto quello che manca nella tua vita, qualcuno con cui esultare, piangere, incazzarti, litigare e poi far pace, qualcuno addirittura da amare. E invece te la prendi con lui che poverino è, per definizione, inanimato e invece gli tocca stare lì ad ascoltare tutte le tue paturnie, i tuoi problemi, veri o presunti. Quindi sul divano. Senza una coperta, solo cuscini, l'arredamento prevede così. Gettato con nelle pupille il riflesso delle immagini della tv. Fotogrammi di un amore vero solo sulla pellicola, solo sullo schermo eppure così simile a quelli che vedi per strada, a quelli delle vite degli altri, quelli che non sono single. Nei tuoi occhi al buio si vedono rimbalzare tutte le inquadrature e nelle orecchie ti risuonano le parole, ne assapori il suono, ne senti il gusto, quasi sogni a "orecchie aperte". Se solo accadesse a te, per una volta, a te. È un attimo. Afferri in mano il telefono. Tanto lo sai a memoria, l'unica cosa che non ti è servito far sforzi per ricordare. Misteri della mente. Componi il suo numero ripetendo ogni numero come se facesse parte di una particolare litania. Un rito che bisogna compiere mentre sei in ginocchio sul divano con un cuscino infilato tra una coscia e la chiappa, che se cominci a pensare come ci è finito ti vengono i brividi. Hai in mano il telefono e meccanicamente lo hai portato all'orecchio e sincronizzi il tuo ritmico respirare al tu tu del segnale del telefono. È libero. E poi. E poi nessuno risponde.

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