16.5.12

tremate le antiche streghe non torneranno



--------------- l'unico commento che riesco a esprimere leggendo tale news da la nuova sardegna del 16\5\2012 che trovate sotto . Ma poi concordo con un commento all'articolo che dice : << l'ignoranza non ha confini temporali >> . Per il resto lascio la parola  ai commenti   sotto  l'articolo


«Era una strega», negata l’intitolazione di una via a Julia Carta

La prefettura di Sassari ha risposto no alla richiesta del Comune di Siligo di intestare una strada del paese a una “majalza” vissuta a Siligo tra il 1596 e il 1606, processata due volte dall’Inquisizione per stregoneria, ma scampata al rogo



di Vanni Lai
SILIGO. “Via Julia Carta. Strega”. Si può immaginare una targa così? Certo, niente a che vedere con il Vicolo d’oro di Praga, la via degli alchimisti, che cercavano di tramutare il ferro in oro per l’imperatore Rodolfo II d'Asburgo. Ma dalle nostre parti una via in memoria di una strega non è cosa da poco. Negli ultimi mesi, per due volte, il comune di Siligo ha fatto richiesta alla Prefettura di Sassari di intitolare la strada a Julia Carta, “majalza” vissuta tra 500 e 600. La risposta, dietro il parere “vincolante” della Deputazione di storia patria, l’istituto che si occupa di queste materie, è stata negativa. Chi era Julia Carta? Originaria di Mores ma residente a Siligo, fu processata due volte dal tribunale dell’Inquisizione tra il 1596 e il 1606. Denunciata dal parroco di Siligo Baltassar Serra y Manca, fu imprigionata a Sassari. Recidiva, continuò a esercitare come “hechizera”, cioè strega. Evitò il rogo anche nel secondo processo e di lei non si seppe più nulla dopo il 1614. «La prima risposta data dalla Prefettura è arrivata a fine 2011 _ dichiara il sindaco Giuseppina Ledda _. Certi di un abbaglio, abbiamo spedito una scheda con dati più esaustivi ma c’è stato un nuovo diniego». Nel frattempo Siligo ha avuto l’autorizzazione per altre vie. «Le richieste per via Antonino Casu, carabiniere ucciso dalle Brigate rosse, per piazza Maria Carta, per la via Antonio Segni sono state accolte. Nella risposta Julia Carta è stata definita truffatrice _ continua il sindaco _. Forse c’è un pregiudizio alla base, partito dal termine “strega”. Non c’è stato dialogo, solo un chiaro “no”. A noi dispiace che ancora oggi i comuni non possano decidere di intitolare le vie a personaggi importanti. Chiederemo una relazione più approfondita alla Deputazione». Il caso è stato lanciato su Facebook: «Nel 2012 Julia Carta è stata processata ancora una volta ingiustamente» scrive il sindaco sulla bacheca di “Donne in carrelas”, gruppo che vuole dare visibilità alle donne nella toponomastica delle città. Il presidente della Deputazione di storia patria della Sardegna è Luisa d’Arienzo. «Julia Carta è un personaggio che ancora oggi potrebbe dare indicazioni sbagliate, rappresentare un cattivo esempio _ dichiara D’Arienzo _. Non è opportuno dare il nome a una via a chi rappresenta un giro oscuro, a una donna che è stata perseguitata anche per questo, e che non è una martire. Non ci è sembrato un personaggio che avesse un valore morale, per queste motivazioni la risposta è stata negativa». L’autore dello studio più importante sulla strega Carta è Tomasino Pinna, docente di Storia delle religioni della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Sassari. Pinna racconta i fatti nel suo libro “Storia di una strega. L’Inquisizione in Sardegna. Il processo di Julia Carta”. «Si tratta di uno studio storico-scientifico del 2000, un lavoro di anni _ dice Pinna _, che si basa su documenti raccolti a Madrid». Sul caso di Siligo Pinna è chiaro. «La via può essere intitolata _ sostiene _. Se si basa sulle argomentazioni date e sul mio studio, la giustificazione della Deputazione non regge».

  • Rita Nonnis
    La storia di Julia Carta pubblicata oggi su La Nuova è venuta alla ribalta grazie al gruppo Donne in Carrelas [ a cui vi invito ad iscrivervii e a partecipare] mostra, casomai ce ne fosse bisogno, che i pregiudizi sulle donne sono duri a morire. Questa donna è la testimonianza che anche in Sardegna c'è stata una caccia alle streghe ed ha una valenza simbolica importante ricordare questi veri e propri crimini contro le donne che si sono perpetrati per anni.
    Bisogna anche riconoscere che il giornalista de La Nuova è stato davvero bravo a ricostruire tutte le fasi della vicenda ricercando e intervistando gli attori della storia.
    Nella speranza che alla fine Julia Carta venga riconosciuta come simbolo delle persecuzioni dei Tribunali d'Inquisizione in Sardegna.

  • Milena Meloni · Ardea
    merita una via anche in città del vaticano, per il solo fatto di essere stata processata dalla "SANTA INQUISIZIONE"
    • Libero Rutto · Senza denti presso Sul divano con male al ginocchioo !!!
      io sono di siligo e mi dispiace assai per due motivi 1) ho un progetto musicale il cui nome è in onore di julia carta 2) (la cosa che mi fa più incazzare) l'inquisizione non è mai finita ma è vivissima in altre forme

      • Francesco Masala
        Aggiornami sulla storia di questa signora *_*
      • Claudia Fenu
        dai Francesco che il mese scorso c'è stata una bellissima conferenza su Julia Carta nata a mores ma trasferitasi a siligo dove aveva sposato un vedovo che aveva un figlio...erano stati felici e contenti finchè lei non ha avuto la malaugurata idea di dire a qualche bigottona del paese che non sempre è necessario andare dal prete a confessarsi perchè quello era un gran pettegolo e si finiva col passare in pubblica piazza per cornuti e puttane grazie a lui...quindi aveva suggerito delle tecniche per la confessione fai-da-te e il prete ovviamente non l'aveva presa proprio bene....anche perchè essendo una guaritrice(era la più brava da sassari a tempio)..in più ovvviamente faceva anche altro..ma vabbè il prete finchè non si è messa a dar consigli in campo religioso l'aveva lasciata stare ^_^



    1 commento:

    Rita Nonnis ha detto...

    Grazie Giuseppe, ti invito a sostenere e diffondere l'iniziativa del gruppo Donne in carrelas. La misoginia ambientale che vede le donne rappresentate meno del 5 % della Toponomastica in tutti i comuni d'Italia è lo specchio della marginalizzazione della donna nella società. Quella che alimenta i pregiudizi e la violenza, da secoli