13.5.12

Mentre continua a non versare la quota di tributi dovuta, il Governo ignora ancora l'IsolaPiano sud, beffa per la SardegnaI 2,3 miliardi andranno a Sicilia, Calabria, Campania e Puglia


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Mentre continua a non versare la quota di tributi dovuta, il Governo ignora ancora l'Isola

Piano sud, beffa per la Sardegna

I 2,3 miliardi andranno a Sicilia, Calabria, Campania e Puglia

La Sardegna beffata dal governo Monti. Nel piano per il Sud - che stanzia 2,3 miliardi di investimenti - l'Isola non c'è. Soldi solo per Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

Ancora una beffa per la Sardegna. Inascoltata sul Patto di stabilità, in credito sul versante delle Entrate e con la Finanziaria impugnata dal Governo Monti, ora viene scippata dei miliardi per il Sud destinati a crescita e sociale. Dalla rimodulazione dei fondi europei (2,3 miliardi, che andranno a Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) l'Esecutivo ha infatti escluso l'Isola. Il governatore Ugo Cappellacci e l'assessore Simona De Francisci protestano: «È l'ennesima penalizzazione».
LA RICHIESTA SUL SOCIALE È soprattutto l'esclusione dai fondi per l'inclusione sociale (850 milioni sul totale di 2,3 miliardi) a preoccupare il presidente della Regione e il responsabile della Sanità. Immediato l'appello al Governo Monti: «Occorre che l'Esecutivo adotti per la Sardegna un piano sul sociale che consenta anche alla nostra Regione di poter contare su finanziamenti per l'assistenza e di poter spendere i propri fondi in deroga al Patto di Stabilità». Per Cappellacci e De Francisci «è positivo che il Governo abbia rimodulato fondi comunitari bloccati a favore di interventi per il sociale. Interventi, tra l'altro, che la nostra Regione sta attuando da tempo grazie a progetti innovativi. A questo punto però, anche i sardi, e in particolare le fasce più deboli della popolazione, aspettano la stessa attenzione dal Consiglio dei ministri: è necessario un Programma almeno triennale in grado di consentirci di spendere tutti i fondi che rischiano di rimanere fermi a causa del Patto di stabilità». E ancora: «Il fatto di essere una Regione Obiettivo Competitività», concludono presidente e assessore, «non deve penalizzare una realtà come la Sardegna, considerata la crisi che stiamo attraversando, né essere un requisito per cui il Governo non mostri lo stesso riguardo riservato ad altre Regioni del Meridione d'Italia».
LAVORO Antonio Satta, segretario nazionale dell'Unione popolare cristiana (Upc), rivolge invece la sua riflessione alla seconda tranche della partita dei fondi europei: il miliardo e mezzo circa destinato alla crescita e, in particolare, alla promozione delle iniziative imprenditoriali innovative. Satta considera il Piano per il Sud del Governo Monti sbagliato concettualmente: «Avrebbe dovuto privilegiare le aree deindustrializzate della Sardegna, per permetterne il rilancio», dice l'ex deputato gallurese. «Non servono interventi a pioggia, ma azioni mirate. La Sardegna sta pagando un grave tributo alla crisi, in fatto di perdita di posti di lavoro e di reddito disponibile».
PDL E PD Tra i consiglieri regionali, invece, regna lo stupore. Tanto che il capogruppo del Pdl Mario Diana sembra insinuare qualche dubbio sul fatto che, in viale Trento, qualcuno possa essersi perso qualche passaggio istituzionale: «Pare impossibile pensare che il Governo sia arrivato a questa rimodulazione senza averne parlato nella conferenza Stato-Regioni», tuona. «Monti ha parlato chiaramente di un accordo raggiunto con le Regioni: per caso non corrisponde al vero?». Se Mario Diana è dubbioso, Giampaolo Diana, capogruppo del Pd, sferra bordate alla Giunta regionale e accusa il Governo nazionale di snobbare le esigenze dell'Isola: «A Roma cambia l'Esecutivo ma l'attenzione per la Sardegna continua a essere del tutto non rispondente alle attese dei sardi. L'unica costante che registriamo in questi tre anni è comunque l'assenza della Giunta regionale, e del presidente in particolare, che invece di brillare per la sua solita assenza avrebbe dovuto reagire immediatamente dal punto di vista politico. In situazioni come questa è già grave arrivare tardi. Se avessimo avuto una Giunta attenta e autorevole, capace di farsi sentire a Roma, forse non sarebbe andata a finire così».
IL SINDACATO Mario Medde, segretario della Cisl sarda, invoca invece l'indignazione dei sardi: «Non è più tempo di incontri politici, perché mentre si attende la loro convocazione il Governo Monti prende decisioni sulla nostra testa, da solo, tagliandoci fuori da tutto», dice il rappresentante di Bonanni nell'Isola. «Serve una forte mobilitazione di tutte le forze sociali, politiche ed economiche, da rafforzare con una grande manifestazione a Cagliari per reagire a quello che per il sindacato è un attentato all'autonomia della Sardegna e ai diritti dei sardi».
Lo. Pi.

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