30.5.12

Gioca che (non) ti passaIl doppio (deleterio) ruolo dello Stato nell'azzardo



arbore  l'aveva predetto  



  prima con i quiz  e  poi con le slot  machine  

unione sarda Edizione di martedì 29 maggio 2012

Ultimamente spuntano come funghi agenzie ippiche e sale bingo dove giocare d'azzardo, mentre sui giornali e in tv proliferano le pubblicità che promuovono queste attività come un metodo garantito per la realizzazione dei propri sogni. Senza soffermarsi sui dati statistici (la probabilità di fare 6 al Superenalotto è una su circa 630 milioni), o preoccuparsi delle ragioni per cui in Italia stanno aumentando drammaticamente i giocatori compulsivi, o sottolineare quanto siano strette le relazioni tra gioco d'azzardo e malavita, bisogna riflettere sull'operato schizofrenico dello Stato a riguardo.

Ultimamente spuntano come funghi agenzie ippiche e sale bingo dove giocare d'azzardo, mentre sui giornali e in tv proliferano le pubblicità che promuovono queste attività come un metodo garantito per la realizzazione dei propri sogni. Senza soffermarsi sui dati statistici (la probabilità di fare 6 al Superenalotto è una su circa 630 milioni), o preoccuparsi delle ragioni per cui in Italia stanno aumentando drammaticamente i giocatori compulsivi, o sottolineare quanto siano strette le relazioni tra gioco d'azzardo e malavita, bisogna riflettere sull'operato schizofrenico dello Stato a riguardo.
Forse aveva ragione Cavour, quando definì il lotto “una tassa sugli stupidi”, visto che chi sceglie di rimpinguare le casse statali scommettendo su un banco che vince quasi sempre lo fa deliberatamente, ma lo Stato è moralmente responsabile della situazione, quando promuove e sostiene l'azzardo fingendo di non vederne le conseguenze nefaste sulla società. Il Tar ha addirittura punito pesantemente un Comune del Veneto che aveva tentato di arginare il problema dell'uso delle slot machine da parte dei ragazzi che saltavano la scuola per giocare, stabilendo che le macchinette potessero essere attivate solo dalle 15 alle 22. I giudici, incredibilmente, hanno dato ragione all'azienda che, a causa dell'ordinanza del sindaco, avrebbe subito un danno consistente alla sua attività commerciale. Di contro, il ministro Andrea Riccardi ha dichiarato di voler regolamentare la pubblicità del gioco come è stato fatto molti anni fa per il fumo, ma, come per le sigarette, lo Stato utilizza due pesi e due misure. Da una parte, detiene il monopolio sui giochi e ci guadagna, mentre dall'altra cerca di riparare ai danni sulla collettività solo con un blando e inutile avvertimento: gioca senza esagerare.
Cinzia Figus

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