Il calcio delle mamme violente

le  donne   che  prima  erano più  calme  e fonte  di saggezza   adesso stanno diventando  stroinze    come l'uomo  e   questa  la parità ?

Il calcio delle mamme violente

Mariella Careddu
Al triplice fischio finale, il risultato non importava più a nessuno. Perché ci sono partite e partite. E in una gara qualunque di un campo di periferia, a volte, verrebbe da dire «Chissenefrega di come è finita» se per novanta minuti ci si è sentiti assediati. Non tifosi qualunque. Ma mamme e fidanzate dei giocatori in campo che si lasciano prendere da un tifo scalmanato che sfiora la rissa. È successo due domeniche fa a Tertenia, ma a fare due chiacchiere con chi i campi li frequenta sovente, succede un po' dappertutto. Perché messo da parte il pallone, quel che conta è difendere i propri uomini. Ciò che sorprende è che la cosa non sorprende nessuno. Non i giocatori che la finiscono a botte negli spogliatoi per completare quel che le loro donne avevano cominciato. Non le tristi protagoniste di una domenica passata a strillare e minacciare le vicine di panca. Loro, che nell'impeto di una sfuriata hanno tenuto a freno le mani (ma non la lingua), sembrano pronte ad appuntarsi sul petto la medaglia di "tifose perfette". E allora, se la violenza (anche verbale) qualche volta è rosa, che colore avranno le scarpe in ricordo delle donne vittime di altre donne? Quello nero dei tacchetti indossati dai giocatori usati a pretesto di un litigio rabbioso o quello rosso della vergogna?

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