Iniziamo , come quando dobbiamo dare due notizie e chiediamo al nostro interlocutore vuoi prima quella buona o quella cattiva ? , da quella buona la storia di Luca Claudio
Luca Claudio, sindaco di Abano Terme
Ad Abano Terme, in provincia di Padova, l'attuale primocittadino Luca Claudio a processo per evasione fiscale: in qualità di ex legale rappresentante dell’hotel Caesar aveva omesso di versare entro i termini previsti ritenute relative a stipendi pagati nel 2006 per 253.218 euro.
La gestione dell’hotel Caesar porta ancora guai al sindaco di Abano, Luca Claudio. Ieri in tribunale c’erano due processi che lo riguardavano, sostanzialmente identici. Il primo è stato rinviato al prossimo 2 luglio e vede Claudio, in qualità di legale rappresentante dell’hotel Caesar Terme srl di Montegrotto, accusato di aver omesso di versare entro i termini previsti ritenute alla fonte relative a stipendi pagati nell’anno di imposta 2006 per 253.218 euro. Reato accertato il primo ottobre 2007. Claudio si era opposto a un decreto penale di condanna di 5.130 euro e l’Agenzia delle Entrate figurava come parte offesa. Il rinvio a luglio non è causale: in quella data il reato sarà prescritto.
L’altra imputazione è identica, ma riguarda gli emolumenti pagati nell’anno di imposta 2007 ed è stata accertata nel maggio 2008. Leggermente diverso l’importo, 260.920 mila euro e cambia pure la denominazione della società: “Fallimento Hotel Caesar terme srl Unip”. La situazione era precipitata e l’Hotel Caesar, un quattro stelle, chiuse i battenti mentre l’Enpam (ente proprietario dell'immobile) sfrattò per morosità la società gestita da Claudio. Il 4 dicembre 2008 il tribunale dichiara il fallimento della società Caesar, già fortemente indebitata quando Luca Claudio aveva accettato la sfida di diventarne amministratore. Questo secondo processo è stato rinviato al 5 novembre per la discussione, la prescrizione qui arriverà il prossimo anno.
«Già molte sentenze in Italia stanno dando ragione al mio comportamento di allora» sottolinea Luca Claudio «Se un imprenditore non ha i soldi per pagare le tassazioni a scapito degli stipendi dei propri dipendenti, può non pagarle. Purtroppo forse la sto pagando perché sono stato il primo a farlo. Ma sono fiducioso nella giustizia e nella interpretazione contemporanea di questi fatti».
Nel maggio 2012 il primo cittadino era stato condannato a quattro mesi di reclusione (con la sospensione condizionale della pena) per aver evaso le imposte sul reddito e l'Iva, non versando 169.892 euro (stipendi 2005, contestazione del 2006). La difesa di Claudio fu la medesima anche allora: «Avevo accettato di diventare amministratore dell'Hotel Caesar perché da sindaco (all'epoca dei fatti era primo cittadino a Montegrotto, ndr) volevo valorizzare il territorio. Non c’erano più soldi in cassa e, a quel punto, ho deciso di pagare gli stipendi dei lavoratori piuttosto che le tasse».
L a secionda
Sconta due volte la stessa pena. Il pm: "Un bonus al prossimo reato"Otto mesi di ingiusta detenzione compensati in modo insolito
di Marinella Rossi
Milano, 21 marzo 2015 - La stessa pena scontata due volte. Un bis. E nessuna scusa va al doppiamente carcerato. Solo una frase anodina, suono irreale: «Il condannato ha sofferto un periodo di carcerazione in eccesso pari a (ma il quanto viene lasciato in bianco, ndr), periodo eventualmente fungibile per altro procedimento». Un procedimento che però allo stato non pare esserci: così da interpretare che l’allora pm dell’Ufficio esecuzioni della Procura di Milano, Nunzia Gatto (titolare del fascicolo), nel riparare all’errore si sia portata avanti, dando per scontato che l’interessato, marocchino di 27 anni, avrà certo modo di delinquere ancora, e allora gli verrebbe scontato il pre e ingiusto sofferto.
Il conteggio della pena patita due volte per lo stesso reato, in realtà, lo aveva ben fatto, ma senza essere ascoltato, Aminje Cheraouaqi, ragazzo di Settat, e lo ha rifatto ora il suo avvocato Debora Piazza, che ha appena avanzato istanza di riparazione per 208 giorni di ingiusta detenzione. Otto mesi e 20 giorni, per furto e resistenza, ma moltiplicati per due, per lo stesso furto e la stessa resistenza: un anno e mezzo, alla fine, trascorsi in galera, senza che nessuno si sia dato pena di verificare. Come? Collegare il nome di Aminje - probabilmente (ma è solo ipotesi perché nessuno sa dare conto dell’errore, ndr) trascritto con una lettera diversa nel database dell’ufficio esecuzioni - al numero di procedimento che avrebbe evidenziato la pena già scontata.
E inutili i lamenti del ladruncolo, che tutti i suoi precedenti conti (reati contro il patrimonio) aveva regolato: abbandonato da un primo avvocato alla solitudine, Aminje mandava lettere all’ufficio matricola del carcere, in cui scriveva che aveva passato in galera gli 8 mesi e 20 giorni, confermati dalla Corte d’appello di Milano il 3 marzo 2010 e divenuti irrevocabili il 18 aprile 2010. Ma in risposta? «Lui scriveva che doveva uscire - spiega il suo legale Piazza - e loro rispondevano, eh, tutti dicono che devono uscire...». Infatti il 4 aprile 2013 il pm Gatto aveva emesso un nuovo ordine di esecuzione relativo alla sentenza definitiva del 2010, e disponeva che la pena di Aminje «decorreva dal 14 novembre 2013 al 3 agosto 2014». Ma il 6 giugno 2014 è la Direzione della Casa circondariale di Biella a trasmettere una nota all’Ufficio esecuzione penale per dire che «il 5 giugno ha fatto ingresso in questo istituto il detenuto specificato in oggetto, in espiazione» della condanna del 3 marzo 2010.
E, «da una verifica degli atti matricolari risulterebbe che Cherouaqi Aminje è stato detenuto dal 10.6.2009 all’1.3.2010 nell’ambito del procedimento penale 24647/09». Lo stesso procedimento. «A parere di questo ufficio, nonostante alcune discrepanze presenti nell’ordine di esecuzione, verosimilmente il titolo attualmente in esecuzione parrebbe riconducibile alla suddetta carcerazione». La nota apre gli occhi al pm che ricalcola la pena: «Accertato che il condannato ha effettivamente espiato la pena dal 10.6.2009 all’1.3.2010» si dispone «l’immediata scarcerazione...». Con la postilla dell’abbuono dell’ingiustamente sofferto, in caso di altra condanna. «Ma a me altre condanne non risultano» dice l’avvocato Piazza, che, nell’avanzare una richiesta di risarcimento di 49.052 euro per i 208 giorni di galera indebita, si chiede: «Sarebbe mai potuto accadere se al posto di un Aminje ci fosse stato uno di noi ? ».
marinella.rossi@ilgiorno.netP.s
Ora criticatemi , esprimete pure i vostri dubbi : << ma come tu sei paladino della legalità e poi metti sullo stesso piano due illegalità ., elogi l'illegalità >> ? , ma sappiate che nessuno dei vostri dubbi corrisponde al vero .
Infatti : non intendo mettere sullo stesso piano i due tipi di 'illegalità, ma far capire che esistono due tipi di illegalità . E che bisogna distinguere chi ( La prima ) la commette per sopravvivere , in stato di necessità da chi ( la seconda ) la commette per abuso dele sue funzioni o , ma non è questo il caso , vuole commetterla
E, «da una verifica degli atti matricolari risulterebbe che Cherouaqi Aminje è stato detenuto dal 10.6.2009 all’1.3.2010 nell’ambito del procedimento penale 24647/09». Lo stesso procedimento. «A parere di questo ufficio, nonostante alcune discrepanze presenti nell’ordine di esecuzione, verosimilmente il titolo attualmente in esecuzione parrebbe riconducibile alla suddetta carcerazione». La nota apre gli occhi al pm che ricalcola la pena: «Accertato che il condannato ha effettivamente espiato la pena dal 10.6.2009 all’1.3.2010» si dispone «l’immediata scarcerazione...». Con la postilla dell’abbuono dell’ingiustamente sofferto, in caso di altra condanna. «Ma a me altre condanne non risultano» dice l’avvocato Piazza, che, nell’avanzare una richiesta di risarcimento di 49.052 euro per i 208 giorni di galera indebita, si chiede: «Sarebbe mai potuto accadere se al posto di un Aminje ci fosse stato uno di noi ? ».
marinella.rossi@ilgiorno.netP.s
Ora criticatemi , esprimete pure i vostri dubbi : << ma come tu sei paladino della legalità e poi metti sullo stesso piano due illegalità ., elogi l'illegalità >> ? , ma sappiate che nessuno dei vostri dubbi corrisponde al vero .
Infatti : non intendo mettere sullo stesso piano i due tipi di 'illegalità, ma far capire che esistono due tipi di illegalità . E che bisogna distinguere chi ( La prima ) la commette per sopravvivere , in stato di necessità da chi ( la seconda ) la commette per abuso dele sue funzioni o , ma non è questo il caso , vuole commetterla
1 commento:
In Italia circola il detto che "LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI".
Ma quando mai!
Da quello che si vede a tutt' oggi se hai soldi da spendere in avvocati da colpevole diventi innocente, altrimenti puoi anche marcire in galera, nell' indifferenza generale, con buona pace di tutti.
Posta un commento