Leggendo sia l'intervista citata sotto ( che trovate qui in un mio precedente post ) e alcune recensioni su questo libro mi sono venute delle curiosità che ho rivolto all'autore . Ecco le sue risposte
1) Il tuo ultimo libro
"Pensiero riflesso. La filosofia come la vedo io" ( in vendita
su Amazon) è da intendersi un libro egocentrico,
dedicato a se stesso come i Dialoghi con Leuco' di Cesare Pavese o Lettere
a Lucillo di Seneca? O è un libro corale, socratico
come sembra di capire da quanto
dici in una recente intervista:
<< Il libro di un filosofo sulla filosofia. Al giorno d'oggi,
un'impresa rischiosa, persino azzardata... «Beh, a 34 anni posso pure permettermi di scrivere un libro
senza dover pensare necessariamente al tipo di pubblico che lo leggerà. Sono
stanco d’inseguire qualcuno. Volevo raccontare la filosofia così come l’ho
percepita io. Credo che dietro questa splendida disciplina ognuno di noi può
facilmente trovare un terreno fertile per raccogliere validi spunti riflessivi.
Quando ho deciso di scrivere questo libro non mi sono posto il problema di chi
lo avrebbe successivamente pubblicato. È da un pezzo che non mi pongo più
simili domande. Non l’ho nemmeno proposto alle case editrici tradizionali >>
«I libri non si devono spiegare ma leggere, motivo per cui non posso
definire in alcun modo il mio ultimo lavoro. In quel passaggio da te citato,
non mi riferivo al tema trattato nel libro, bensì all’attuale condizione in cui
versa l’editoria italiana. Io sostengo che non c’è molto spazio per gli
scrittori indipendenti che non tentano di ammorbare il lettore, e di
conseguenza il mercato, con le solite paccottiglie di pornografia splatter
spacciata per erotismo raffinato. Nel senso che: o questo spazio te lo prendi
senza alcuna concessione, oppure diventi servo del sistema vigente! Il mio
libro racconta la filosofia con un linguaggio narrativo, poco accademico. Il
testo si rivolge a chiunque desidera accostarsi ai temi della nostra esistenza
senza pregiudizio o antichi retaggi culturali. Non ho un pubblico di
riferimento, semplicemente perché non mi occupo di foraggiare i gusti della
massa. Per intenderci non scrivo un tanto al chilo o su commissione. Io sono un filosofo e guardo
al mondo e all’essere umano nella sua completezza. Inoltre ogni autore ha il
sacrosanto diritto di scrivere ciò che vuole senza dover pensare alla tipologia
di lettore che si accosterà all'opera. Proprio per questo non propongo più alle
case editrici tradizionali i miei lavori. Tale
discorso vale soltanto in Italia, in quanto ho la fortuna di aver
incontrato un editore americano che ha tradotto la mia opera in inglese e l’ha
distribuita in Usa, Canada e Inghilterra senza chiedermi un centesimo. Dunque perché
sprecare del tempo con case editrici che non desiderano accostarsi a qualcosa
di non omologato? Grazie ai diversi attestati di stima che ricevo
quotidianamente dai lettori e dai giornalisti, mi sento lusingato per aver
effettuato la scelta più giusta. Tengo molto
a questo mio lavoro e i risultati mi fanno ben sperare» .
2) Tu
giustamente parli di
contaminazioni tra la filosofia
e le arti ed il mondo circostante
(
http://solferino28.corriere.it/2012/09/26/perche-ha-senso-iscriversi-a-filosofia-anche-per-trovare-lavoro
) Infatti è evidente che
nei secoli, ed in particolare a partire dal primo decennio del XX secolo,
la filosofia si contamina con altri mezzi di comunicazione. E quindi
anche in cartoni animati, vedi gli studi sui Simpsons ( http://goo.gl/kLFIYf ) su South Park (
www.amazon.it/South-Park-filosofia-R-Arp/dp/8876383581 )
e i fumetti,
come la prima
e la seconda serie
di Orfani della Bonelli o " la filosofia di Paperino " di Guido Giorello - Tito Faraci ( soggetto e sceneggiatura) - Silvia Ziche ( disegni ) in topolino n 3054 Speciale Paperino . Ma come hai detto tu
anche con i
cantanti e nello sport. Ma non c'è
il rischio che : <<
(....) Un artigiano di scoop
forzati scrisse che Weimer già si scorgeva \e fra biscotti sponsorizzati videro un anchorman che
piangeva.(...) >> Guccini “Nostra signora dell'ipocrisia” (www.testitradotti.it/canzoni/francesco-guccini/nostra-signora-dellipocrisia).
«Il sapere è diventato ormai prerogativa di determinate caste. Per ogni
argomento o dibattito televisivo si convocano in studio solamente docenti
universitari, giornalisti che scrivono per i settimanali e quotidiani più
importanti del paese, e così via. Poi ci sono i nomi famosi che mettono
soltanto la firma tanto a scriverlo, nella maggior parte dei casi, ci
pensa un ghostwriter, oppure uno
scribacchino che si presta al gioco incassando una bella somma.
Ma ritornando a noi i discorsi filosofici non sono qualcosa di morto. La
Filosofia è vita. Se si guarda bene la filosofia si cela dietro ad ogni cosa. Occorre
soltanto osservare con molta attenzione, senza i soliti paraocchi che questa
società tenta di metterci per deviare l’attenzione su altro. A mio avviso
l’ipocrisia sta nel mascherare determinate verità per poi camuffarle da scoop e
propinarle al volgo. Se esiste un messaggio sincero e vero poco importa
che a svelarlo sia uno scrittore o un
cantautore o un fumettista. Conta il risultato
finale. Comunque in “Pensiero Riflesso” mi occupo anche di sport e di certi fenomeni di violenza che
si verificano negli stadi. Nel testo, ad esempio, racconto di essere un
sopravvissuto della strage di Heysel e molto altro».
3) Ritornando al discorso di prima, in che modo
e come vedi la
filosofia nello sport che
vada oltre il classico motto di Pierre de Coubertin l'importante non è vincere è partecipare o il film http://it.wikipedia.org/wiki/Running_-_Il_vincitore?
«Come dicevo esiste una filosofia dello sport che non si discosta molto
dall’etica del rispetto del proprio avversario. In “Pensiero Riflesso” porto
come esempio pratico Alessandro Del Piero. La mia riflessione si concentra
soprattutto sullo sport che seguo personalmente, il calcio. Anche in questo
caso rimando inevitabilmente alla lettura del testo perché un tema così
delicato non può essere liquidato in due parole. Altrimenti si corre il rischio
di apparire superficiali e populisti. Quindi vi consiglio la lettura
dell’apposito capitolo».
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