Cristina oggi si interroga su una sua compagna di classe delle medie
Grazie a Cristina Nori
“Ho una storia che porto nel cuore da molti anni, non un tormento ma un dubbio che ogni tanto torna a farmi pensare. Credo che ripensare alle cose del passato invece di seppellirle sia segno che, crescendo, non siamo diventati di pietra, quindi ho deciso di condividerla. Si tratta di una mia compagna di scuola"."Conoscevo Mirella (non è il suo nome, ovviamente) dai tempi delle elementari, quando eravamo compagne di scuola e doposcuola. Alle medie poi ci ritrovammo in classe insieme. Mirella era molto bella e il suo aspetto era già adolescenziale quando era ancora una bambina. Vado al dunque, mi perdonerà il linguaggio crudo. Aveva comportamenti ipersessualizzati già dalle elementari. Usava termini come chia**re e parlava dei ragazzi che baciava, che già fumavano. In prima media portava abiti da ragazza sedicenne ed era già stata con i fighi della scuola e anche con qualche teppistello. Nei due anni successivi la sua nomea di ragazza facile si consolidò: non studiava perché non aveva tempo, usciva tutti i pomeriggi con gente più grande di lei"."Non faceva sport, non andava all'oratorio: passava il suo tempo in giro con i ragazzi, che erano il suo unico argomento. La mia migliore amica, una ragazzina sensibile e amante della musica come me, la definiva una "tr**a, nonostante una famiglia d'oro. Io la compativo. Avevamo tredici anni".Adesso ne ho quaranta, e ripenso a un ricordo che non ho cancellato. Mirella disegnava benissimo e i suoi disegni erano grida. Nudi, braccia incatenate, donne prigioniere di bolle. Non ho la presunzione di dire che fossero richieste di aiuto, ma dovevano avere un significato; all'epoca non esisteva Internet, da cui potevi copiare immagini di ogni tipo: quei soggetti erano suoi. Mirella non era la semplice bella ragazzina col fidanzato, che magari della scuola se ne fregava un po': era una bambina cresciuta troppo in fretta, che non ci permise mai di guardare quello che succedeva all'interno di quella sua ‘famiglia d'oro’, o intorno ad essa"."Dopo la terza media, finse di iscriversi a un istituto professionale ma lasciò prima di concludere il primo anno e andò in fabbrica. Non so se potessi fare qualcosa per lei all'epoca, ma di sicuro posso farlo adesso. Posso forse dare un piccolo contributo al dibattito che finalmente si è aperto sulla considerazione delle donne e sull'educazione dei giovani. Nessuno a dodici anni può definire tr**a una bambina della stessa età e siamo noi genitori a doverlo insegnare ai figli, maschi e femmine.I comportamenti ipersessualizzati devono essere un campanello di allarme per tutti, insegnanti, parenti, vicini di casa, ma queste segnalazioni devono trovare ascolto e comprensione dagli enti competenti, non un muro o un invito a farsi gli affari propri"."Io spero che Mirella abbia trovato persone che si siano prese cura di lei lungo la sua strada. Non l'ho mai più incontrata, ma voglio conservare di lei il ricordo della ragazzina che disegnava benissimo. Se mi imbatterò in un'altra Mirella nel corso della mia vita, ho pensato tante volte e ora m’impegno, proverò a chiedere, ascoltare. A non farmi gli affari miei".
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