Il mulino, antico e moderno al tempo stesso, nato in Calabria grazie a Facebook Il mulino, antico e moderno al tempo stesso, Con il crowdfunding raccolto mezzo milione di euro. L'obiettivo: macinare grani antichi con un mulino a pietra. E già si punta a un franchising nazionale, con una prima succursale in procinto di aprire in Val d'Orcia.

leggi anche  




da repubblica del 10 aprile 2017

Il mulino, antico e moderno al tempo stesso, nato in Calabria grazie a Facebook
Con il crowdfunding raccolto mezzo milione di euro. L'obiettivo: macinare grani antichi con un mulino a pietra. E già si punta a un franchising nazionale, con una prima succursale in procinto di aprire in Val d'Orcia. 

                                di CHIARA SPAGNOLO

§
Il pane appena sfornato (foto tratte dalla pagina Facebook  del mulino ) 

Il sogno di Stefano Caccavari era macinare grani antichi in un mulino a pietra: niente rulli né calore, per non scaldare il grano e produrre farine pure come quelle di cento anni fa. Per realizzarlo ha cominciato cercando soci tramite un post su Facebook e mettendo a disposizione un terreno di famiglia a San Floro, alle porte di Catanzaro. In quarantotto ore il crowdfunding ha fruttato 72.000 euro, in tre mesi mezzo milione, sufficiente per trasformare il sogno in realtà. O meglio, realizzarne la prima parte, perché poi l’entusiasmo ha chiamato altre idee e, dalla nascita del mulino alla creazione di un marchio vero e proprio, il passo è stato breve.

I protagonisti del progetto

La storia di Stefano - studente ventisettenne di economia aziendale a un passo dalla laurea - incrocia tradizione e visione strategica del futuro, solide basi di un’attività agricola che la famiglia porta avanti nelle proprietà di San Floro da trecento anni, e uso spregiudicato delle tecnologie più moderne. A partire dai social network per promuovere l’impresa. Su Facebook è iniziato tutto il 14 febbraio 2016 e, di post in post, in tre mesi è stata raccolta la cifra necessaria, in quattro mesi è stato costruito il mulino, interamente di legno e con tecniche edilizie biocompatibili, senza neppure un centesimo di fondi pubblici.
A mettere soldi e passione 101 soci, molti calabresi ma anche stranieri, con donazioni da 10.000 euro arrivate persino dalla Svizzera e dagli Stati Uniti. Fino al taglio del nastro, avvenuto il 31 gennaio scorso, e le macine che hanno preso a muoversi. Per la fase di start up sono stati utilizzati 200 quintali di grano Senatore Cappelli coltivato dalla famiglia Caccavari nei terreni di San Floro - dove esiste anche un orto sociale con 150 soci - e altrettanti di qualità Verna, provenienti da due aziende agricole di Camigliatello Silano (Cosenza), le cui farine sono già in distribuzione. Mentre per l’anno prossimo si prevede di macinare quantità molto più consistenti, grazie al grano che venti aziende calabresi stanno coltivando, con i semi messi a disposizione da Mulinum.
L'interno della struttura

“Trentamila euro sono stati spesi per acquistare semi di grano antico dal Consorzio abilitato - spiega Stefano - a giugno inizierà il raccolto e poi la macina”. La pietra è l’elemento da cui inizia questa storia coraggiosa, ma anche il punto del non ritorno, ciò che fa la differenza tra i prodotti Mulinum e quelli industriali. “La pietra macina in purezza - racconta - in un processo lento e a freddo, che non scalda il grano e non ne brucia le vitamine. Al contrario, i mulini a cilindri, venti volte più veloci, utilizzano rulli elettrici che producono calore. Le farine nate così sono più raffinate e meno nutritive. Non è un caso che i prodotti industriali abbiano una lunga conservazione mentre quelli nati dal mulino a pietra durino al massimo tre mesi”.
E se il ritorno alla tradizione è funzionale al recupero di prodotti alimentari più sani, la scelta di fare questo esperimento in Calabria è la scommessa di chi non vuole lasciare la propria terra. Stefano infatti è riuscito a riportare a casa altri giovani costretti a emigrare per cercare lavoro, come Santo e Simone, che hanno lasciato il ristorante di Londra in cui erano impiegati stabilmente come cuochi per diventare pizzaioli al Mulinum. Oppure Gualtiero, che si era sistemato in un forno a Roma e ha colto al volo la possibilità di tornare ai ritmi lenti e all’aria buona della sua regione. In totale sono cinque i dipendenti del Mulinum, la piccola impresa meridionale (a cui collaborano anche Massimiliano Caruso e Gianluca Perrella) che raccoglie consensi da tutti coloro che ci hanno a che fare, siano aziende o consumatori.
Dopo aver iniziato con le farine è stato naturale passare alla produzione di pane, pizza e dolci, la cui vendita on line oggi non riesce a soddisfare la domanda. I cento chili di pane “brunetto” sfornati quotidianamente vengono spediti in tutta Italia e l’idea di un franchising comincia a serpeggiare sempre più spesso sulle colline di San Floro, dove si valutano progetti giunti da tutta Italia, a partire dalla prima succursale della Mulinum Spa, che dovrebbe aprire in Val d’Orcia, e per la quale è stato lanciato un altro crowfunding che ha consentito di raccogliere in pochi giorni il 70% dei fondi necessari. La caccia agli investitori per i mulini da costruire nelle altre regioni è partita.

Commenti

Post popolari in questo blog

MA CHE C’ENTRANO QUESTI CODARDI CON NOI?

"Meglio in cella che testimone senza scorta" Ex pentito della banda di Is Mirrionis ruba un furgone e si autodenuncia in questura

la canzone preghiera dei cugini di campagna racconta di Jole ed Ettore, i fidanzatini sassaresi lei morì di leucemia, lui si uccise