17.4.17

eroi , alternative agli smartphone e alla tecnologia , la morte fa parte della vita dichiarazioni di un ragazzo prima di morire di leucemia ed altre storie

come il proverbio \ dettpo : << ti devo dare due notizie , inizio da prima da quella bella o da quella cattiva ' >> ho scelto d'iniziare , a prescindere dal titolo da quella buona

N.B
Ora  sia  della prima   che della seconda   storia      Le  avrei   riportate  tutte  ma  bisogna  sapere  scegliere    ed  io ho fatto  . comunque  ecco  gli url     delle   gallerie fotografiche in questione

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/04/14/foto/ischia_la_romantica_sfida_della_libraia_bimbi_giocate_con_gli_aerei_di_carta_-162996317/


Ischia, la romantica sfida della libraia: “Bimbi, giocate con gli aerei di carta”

Poesia e voli, rigorosamente di carta. Nel grazioso angolo di via Marina, a Forio, sull’isola d’Ischia, va in scena una gara di aerei di carta. La poesia di un gioco senza tempo, che qui si rinnova grazie all’iniziativa di una libraia, Barbara Pierini, che con la sua “Libereria” chiama a raccolta i bimbi dell’isola. La locandina fa il giro dei social, i genitori ci credono: contro la tirannia degli smartphone, abbracciando la primavera di Ischia. La libraia, che è anche arbitro, precisa sorridendo: “Chi non soffia sulla punta ha poche speranze di vittoria”. Iscrizione rigorosamente gratuita, per partecipare bisogna essere bambini. Qualche adulto ci prova, la libraia annuisce. I fogli si piegano, la fantasia corre. Poi è una questione di tecnica. E di fantasia. Tre i parametri valutati: la distanza percorsa, la permanenza in volo dell’areo di carta e la qualità delle piroette. Qualche aereo finisce sulle aiuole fiorite, la parabola di qualchedun' altro termina sui balconi colorati che affacciano sul vicolo. Sorrisi, applausi, la carta che si scopre rediviva nell’era degli smartphone e della tecnologia. “Qui non c’è spazio per i videogame”, sorride la libraia. Alle premiazioni, foto di rito e appuntamento alla prossima. Vincono tutti, naturalmente. (testo pasquale raicaldo - foto licia punzo)


http://www.repubblica.it/esteri/2017/04/16/foto/autobomba_ad_aleppo_la_disperazione_del_fotografo_eroe_in_ginocchio_dopo_l_attacco_suicida-163150676/1/?ref=fbpr#1

  Autobomba ad Aleppo, la disperazione del fotografo eroe: in ginocchio dopo l'attacco suicida

E' a terra, in lacrime, con la macchina fotografica in mano. Una fotocamera che doveva documentare l'arrivo ad Aleppo di civili in fuga da Foua e Kefraya, due villaggi siriani controllati da ribelli islamisti e gruppi terroristi. Abd Alkader Habak, nel giorno dell'attacco suicida che ha causato la morte di almeno 126 persone, si è ritrovato invece a salvare vite. Poco dopo l'esplosione, con altri colleghi presenti sul posto, ha messo da parte la fotocamera e ha provato a trascinare via dalle fiamme bambini e adulti. Il suo coraggio e il suo dolore, testimoniati dagli scatti di altre persone presenti sul posto, sono diventati immediatamente un simbolo della strage di Rashideen del 14 aprile, condivisi migliaia di volte su Twitter e Facebook. Nello scatto originale, accanto ad Abd Alkader Habak, c'è il corpo di un bambino ucciso dalla bomba (che abbiamo deciso di non mostrare, ndr). Sul suo profilo Twitter il fotografo, dopo l'attentato, ha scritto: "Quello che io e i miei colleghi abbiamo fatto dovrebbe ispirare l'umanità e tutti coloro che hanno contribuito a uccidere i bambini di Khan Sheikhan".

concludo  due    storie  la prima  triste   ma   piena di vita  e  di speranza  \   accettazione della  morte    la  seconda  allegra e spensierata     una  vita  on the road

  
Prima di morire pubblica il suo ultimo saluto su Instagram. Le parole di questo ragazzo vi commuoveranno


Chi ha conosciuto Pablo Ráez di Marbella, sa che era una persona speciale, piena di vita e di sogni. Il ragazzo, spagnolo, il 26 marzo del 2015, ad appena 18 anni, ha scoperto di avere una malattia terribile: la leucemia. Era un giovane atleta e questa scoperta gli ha sconvolto letteralmente la vita. Per evitare il peggio, ha dovuto sottoporsi a cicli di chemioterapia e a un paio di trapianti di midollo osseo.Ormai passava più tempo in ospedale che a casa o a scuola. Per lui la speranza si riaccese quando l’ultimo trapianto di midollo osseo si rivelò di successo: il cancro era in remissione. Forse avrebbe potuto riprendere in mano la sua vita e progettare un futuro con la sua ragazza, Andrea. Ma anche questa speranza, nei mesi si è rivelata vana.
Solo dieci mesi dopo, la leucemia è tornata. Il midollo osseo del suo papà non aveva funzionato. Trovare un donatore era molto difficile. Pablo non voleva arrendersi, così con la poca forza che gli rimaneva, lanciò una campagna sui social media – #retounmillón – con lo scopo di raccogliere in tutta la Spagna un milione di donatori. Il suo obiettivo era quello di informare la gente sull’importanza di donare. Ecco quali sono state le sue parole: “Sarebbe triste morire solo perché non ho trovato il midollo compatibile. Chiunque potrebbe aumentare le mie possibilità di sopravvivere”.
Ha condiviso ogni giorno la sua quotidianità con la rete, per sensibilizzare il maggior numero di persone a quest’atto di solidarietà. Grazie a questa campagna, il numero dei donatori di midollo osseo in Spagna è cresciuto del 1.000%. Ormai era stato soprannominato, il “gladiatore”. I suoi follower su Instagram, più di mezzo milione, lo sostenevano tutti i giorni. Nell’ottobre del 2016, erano arrivate delle buone notizie: c’era un donatore compatibile.
 Solo dieci mesi dopo, la leucemia è tornata. Il midollo osseo del suo papà non aveva funzionato. Trovare un donatore era molto difficile. Pablo non voleva arrendersi, così con la poca forza che gli rimaneva, lanciò una campagna sui social media – #retounmillón – con lo scopo di raccogliere in tutta la Spagna un milione di donatori. Il suo obiettivo era quello di informare la gente sull’importanza di donare. Ecco quali sono state le sue parole: “Sarebbe triste morire solo perché non ho trovato il midollo compatibile. Chiunque potrebbe aumentare le mie possibilità di sopravvivere”.xHa condiviso ogni giorno la sua quotidianità con la rete, per sensibilizzare il maggior numero di persone a quest’atto di solidarietà. Grazie a questa campagna, il numero dei donatori di midollo osseo in Spagna è cresciuto del 1.000%. Ormai era stato soprannominato, il “gladiatore”. I suoi follower su Instagram, più di mezzo milione, lo sostenevano tutti i giorni. Nell’ottobre del 2016, erano arrivate delle buone notizie: c’era un donatore compati
Ecco cosa scrive sui social in questo momento assai positivo della sua vita: “Mi hanno chiesto dove trovassi la forza, la voglia di vivere e come riuscissi comunque a sorridere nonostante la situazione tragica. Ma io non ho paura della morte, mi sento libero. Quando smetti di aver paura sei libero, ed è allora che trovi la forza”.

Purtroppo, non è andato come sperava. Il destino aveva in serbo altro per lui. Dopo il secondo trapianto inutile, le speranze erano ridotte al minimo. Ma ha, fino all’ultimo giorno, trovato il coraggio per affrontare le sfide e non buttarsi giù. Lo scorso 25 febbraio 2017, a soli 20 anni, Pablo si è spento. Ecco cosa ha scritto su Instagram qualche giorno prima di morire:
“Ho pensato a qualcosa che vorrei condividere con voi. Viviamo in una società dove si lavora, si guadagna denaro e tutto è regolato dal tempo. Quindi viviamo per il tempo. Viviamo schiavi di un sistema basato sulla burocrazia. Il pianeta si sta deteriorando poco a poco e siamo noi che lo stiamo distruggendo: i poli si stanno sciogliendo, continuiamo a costruire con noncuranza, causiamo le guerre, uccidiamo altra gente e facciamo di tutto per portare questo mondo verso la fine. Lo facciamo per i soldi.
Non siamo felici di quello che abbiamo, vorremmo sempre di più. Dovremmo vivere più semplicemente, e in un sistema che si prenda cura delle persone e del nostro pianeta meraviglioso. Dovremmo essere più felici e accorgerci di quello che stiamo facendo per questo mondo. Dovremmo capire cosa è veramente importante. C’è bisogno di più amore, più sorrisi, abbracci e pace. Proviamo ad essere la migliore versione di noi stessi. Proviamo ad essere riconoscenti alla vita perché ci dona ogni giorno il lusso di svegliarci. Siamole riconoscenti”.
Il 28 febbraio, Pablo avrebbe dovuto ricevere una medaglia al valore dalla città di Marbella. Purtroppo, non è riuscito in tempo a riceverla. Ecco come concludeva il commovente post: “La morte fa parte della vita, ecco perché non dovrebbe essere temuta ma abbracciata”.

Andrea, la fidanzata, della quale Pablo aveva chiesto la mano qualche mese fa, ha ripubblicato questo scatto che i due avevano fatto qualche mese prima. Lei è rimasta sempre al suo fianco, durante questo travagliato cammino. Pablo aveva dedicato alla sua amata ragazza delle parole molto belle:
“Ti amo Andrea e non amo solo te, ma anche la vita e vivere al massimo. Non importa quello che mi succederà, sarà comunque un dono della vita. Grazie alla vita e a te, Andrea”.
Anche se è stata molto breve la sua vita, nessuno si dimenticherà di lui e di quello che ha lasciato al mondo intero.



Milano, mollo tutto e vado a vivere in camper: Pier e Amelia da 5 anni nomadi felici


Pierluigi Galliano e Amelia Barbotti sono marito e moglie. Cinque anni fa hanno deciso di licenziarsi, di vendere casa, mobili, auto per girare il mondo in camper. Hanno lasciato Milano e l'Italia per andare all'avventura. Lui lavorava come cameraman a Mediaset, lei come impiegata in un'azienda di rubinetteria. "Non mettiamo mai piede in un ristorante, gestiamo con oculatezza i risparmi di 50 anni di lavoro in due, non frequentiamo le aree di sosta a pagamento". Pentiti? "Nemmeno per sogno: siamo nomadi felici"

Video di Francesco Gilioli




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