8.1.22

A tutti quelli che in queste ore straparlano di ingiustizia e di prigionia. Se volete capire (davvero) cos’è un martire, una vittima, un perseguitato, una prigione, provate a chiedere a Mehdi Ali. E poi, se ancora ce la fate, vergognatevi.

Questo ragazzo si chiama Mehdi Ali, anni fa è emigrato in Australia dall’Iran per fuggire dalle discriminazioni alla sua etnia araba Ahwazi.
Ha appena compiuto 24 anni, di cui gli ultimi 9 trascorsi al Park Hotel di Melbourne: nove anni di attesa, botte e torture, aspettando un visto che non è mai arrivato. Lui sì, imprigionato davvero, senza poter né entrare in Australia né tornare in un Paese che lo perseguita per le sue origini. Quando ha visto arrivare Djokovic, quando ha assistito allo stuolo di telecamere fuori dall’albergo, quando ha sentito i genitori del tennista delirare che “loro figlio è imprigionato a Melbourne”, Alì ha risposto così, con una dignità incredibile: “Dicono che è in prigione perché passerà qui dentro nove ore o magari nove giorni, ma alcuni di noi sono qui da nove anni”. Quindi mi unisco ad Andrea Scanzi : << Abbiate la decenza di usare parole tragiche come “prigioniero” quando vanno usate, buffoni. Il soggetto novax che da giorni gioca a distruggersi la carriera ( e i genitori non sono da meno )

con comportamenti e frasi ignobili, se volesse, potrebbe tornare alle sue ville anche in questo momento. Viaggiando in prima classe, come del resto si è meritato grazie a un talento straordinario.
Ma far passare un novax esaltato e viziato per prigioniero e martire, anche no.>>

passo e chiudo

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